«Po’», «qual è»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Roberto Saviano, in un cinguettío, ha scritto qual'è, con l'apostrofo. Messo di fronte all'errore, si è giustificato dicendo che cosí facevano Pirandello e Landolfi e cosí seguiterà a fare anche lui. È un peccato veniale, d'accordo, ma una simile giustificazione, oltre a essere opportunistica, furbesca, palesa l'ignoranza delle regole ortografiche sincronicamente valide. Il professor Giuseppe Antonelli spiega benissimo, in questo filmato, perché Saviano non convince.
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La prima cosa che non convince di Saviano è il paragone che ha voluto implicitamente fare, e poi mi taccio...Ferdinand Bardamu ha scritto:Il professor Giuseppe Antonelli spiega benissimo, in questo filmato, perché Saviano non convince.
- Ferdinand Bardamu
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Riporto quanto scrive Come parlare e scrivere meglio, a cura di Aldo Gabrielli.u merlu rucà ha scritto:Mi meraviglio che il Pascoli non lo sapesse.
A mio avviso hanno ragione entrambi gli autori: in poesia si usa un numero maggiore di troncamenti che in prosa, quindi può starci anche la forma senza apostrofo; nell'italiano comune, però, povero si elide davanti a vocale e non si tronca davanti a consonante, quindi si deve usare l'apostrofo.Aldo Gabrielli ha scritto:Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’... Il verso del Carducci, nella poesia Davanti San Guido, che tutti abbiamo studiato a scuola, ci ritorna alla memoria; ma oggi andiamo a ricercarlo nella nostra vecchia antologia scolastica per vedere se tra quel pover e quell’uom c’è segnato l'apostrofo. No, non c’è: infatti povero ha la sua brava r in penultima posizione, preceduta da vocale, seguita da o; questa o cade, anche per ragioni di metrica, trattandosi di una poesia; si hanno dunque tutti i requisiti per il troncamento, non per l’elisione. Perciò niente apostrofo.
Ma, ahimè, un altro scrittore altrettanto grande, anzi il massimo “modello” del bello scrivere, da tutti riconosciuto ormai da più di un secolo, Alessandro Manzoni, più volte nel romanzo, parlando di don Abbondio o di qualche altro personaggio, scrive pover’uomo, con tanto di apostrofo.
Chi ha ragione? Il Carducci o il Manzoni? Gli appassionati di linguistica, anche i competenti, hanno discusso. Quelli che sono favorevoli all'apostrofo (come il Manzoni) hanno ragionato cosi: si può forse dire: pover bimbo, pover cane, pover me? No, si dice sempre: povero bimbo, povero cane, povero me; dunque quella caduta della o finale avviene esclusivamente davanti a una vocale, appunto come in pover’uomo (e lo stesso sarebbe in pover’animale, pover’orso, pover’imbecille, eccetera). Concludono che qui eccezionalmente si tratta di un’elisione e non di un troncamento. L'apostrofo, perciò, ci sta benissimo. Sarebbe pressappoco come la faccenda di come e di insieme: quest'ultimo si può facilmente troncare, facendone un insiem senza apostrofo, ma come non diventa mai “com”, se non per elisione davanti a vocale (com’altri, com’è, eccetera).
Quelli che la pensano diversamente obiettano: non è mica vero, si può benissimo fare il troncamento di povero, come si fa di misero (miser fanciullo!), di dissero (tutti disser la verità), di tenero (tener virgulto), di diedero, di caddero, di fecero (dieder, cadder, fecer). Non sarebbe per nulla errato dire e scrivere, oltre al pover uomo, anche pover bimbo, pover cane, eccetera.
Chi ha ragione? Ci sembra che la forma pover’uomo sia prevalente, sia perché quell'apostrofo cade quasi istintivamente sia perché siamo portati a onorare le eccezioni (par quasi che ci teniamo a far sapere che le conosciamo...). Voi potete regolarvi come vi par meglio; in ogni caso, disponendo di due testimoni cosi autorevoli come il Carducci e il Manzoni, nessuno vi potrà mettere sotto accusa di lesa grammatica.
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Qualcuno sa in quale scritto di Migliorini si trova l'originale di questa citazione?Migliorini ha scritto:Che si scriva un uomo e non un’uomo, un enorme peso e invece un’enorme ingiustizia è una distinzione non fondata sulla fonetica ma su una schematizzazione dei grammatici. Distinzione artificiale è perciò quella fra troncamento e elisione, ma una volta che questa distinzione si accetti come la pratica esige che si faccia, ne discende come un corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è, qual è..
È probabile che sia nella sua grammatica, che non possiedo ma che lessi molti anni fa in biblioteca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Sandro1991
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Alcuni miei amici, quando si trovano in facoltà a fare le esercitazioni, mi dicono: sono a esercitazione (modellato su sono a lezione), forma che credo errata. Nel rispondere, per iscritto, ho avuto un dubbio: buon'esercitazione? o senz'apostofo? dato che si tratta di una formula di augurio. Non so nemmeno se sia un augurio contemplato dalle regole grammaticali. (Chiaramente, è modellato su buona lezione.)
- SinoItaliano
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- SinoItaliano
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Teoricamente sì.Ivan92 ha scritto:Traggo dall'avello questo filone per chiedervi: si può scrivere brutt'uomo?
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