Congiuntivo o condizionale?

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Vinci
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Congiuntivo o condizionale?

Intervento di Vinci »

Buon pomeriggio! Non so qual è la forma più corretta tra le due seguenti frasi:
- Penso che ci vorrebbe una vacanza
- Penso che ci voglia una vacanza
Grazie
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Non c'è una frase più corretta; sono corrette entrambe, ma la prima è la trasformazione in oggettiva di "Ci vorrebbe una vacanza!", la seconda di "Ci vuole una vacanza!".
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Millermann
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Intervento di Millermann »

A proposito di oggettive, nell' Enciclopedia dell'Italiano Treccani c'è un'affermazione che mi lascia perplesso:
Enciclopedia dell'Italiano Treccani, s.v. frasi oggettive ha scritto:La scelta del modo serve anche a presentare il contenuto della subordinata come certo o reale (indicativo) (23; sull’accettabilità dell’indicativo dopo i verba putandi si veda oltre), ipotetico o non reale (congiuntivo) (24), possibile o eventuale (condizionale) (25):

(23) Mario è convinto che tu sei un ottimo cuoco
(24) Mario è convinto che tu sia un ottimo cuoco
(25) Mario è convinto che tu saresti un ottimo cuoco

In italiano contemporaneo, però, nelle oggettive che ricorrono dopo i verbi di opinione la scelta dell’indicativo (26 a.) invece del congiuntivo (26 b.) segnala che siamo in un registro più colloquiale

(26) a. mi pare che avete fame
b. mi pare che abbiate fame
Ora, io non riesco a vedere nulla di "ipotetico o non reale" nella (24): mi sembra solo piú formale della (23), come la (26 b.) lo è rispetto alla (26 a.).
Soltanto la (25) mi sembra ipotetica, potendo essere l'apodosi di un periodo ipotetico della possibilità.
Voi che ne pensate? Che cosa mi sfugge dell'affermazione citata? Forse il fatto che la (24) si potrebbe continuare con «ma non è vero»? :?
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

È tutta una questione… di presentazione. L’Enciclopedia dell’Italiano dice, giustamente, che, nell’esempio, la scelta del modo presenta un certo contenuto come certo, ipotetico o possibile, indipendentemente dal contenuto della reggente. È chiaro che il modo seleziona un punto di vista, piú o meno oggettivo, rispetto a un certo contenuto.

Mi pare che questa scelta sia possibile, normalmente e senza cambio di registro, con i predicati nominali esprimenti certezza, come essere convinti, essere certi, essere sicuri, ecc.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi pare che questa scelta sia possibile, normalmente e senza cambio di registro, con i predicati nominali esprimenti certezza, come essere convinti, essere certi, essere sicuri, ecc.
Anzi, con questi ultimi l’opzione normale/tradizionale è proprio quella dell’indicativo: si vedano questo vecchio intervento di Marco e quello immediatamente precedente.

Quanto alla (26a), direi, invece, che non è semplicemente «colloquiale», ma appartiene a un registro di lingua decisamente basso.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ti ringrazio. E ti chiedo: la possibilità di usare il congiuntivo in dipendenza da predicati come essere convinto e simili può essere legata alla persona del verbo della reggente? In altre parole, se è Mario, e sono non io, a essere convinto, attraverso il congiuntivo non potremmo esprimere un dubbio sulla validità di quella convinzione, che non appartiene al parlante?

Queste mie domande non intaccano la sicurezza che ciò che dice Marco nei rimandi che hai fornito è sacrosanto: la logica e la tradizione concorrono a confermare che l’indicativo è la scelta migliore.
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:[L]a possibilità di usare il congiuntivo in dipendenza da predicati come essere convinto e simili può essere legata alla persona del verbo della reggente? In altre parole, se è Mario, e sono non io, a essere convinto, attraverso il congiuntivo non potremmo esprimere un dubbio sulla validità di quella convinzione, che non appartiene al parlante?
Sí, ed è un po’ quello che sottintendeva Marco nel suo secondo intervento… :)
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