Sí, la sua interpretazione è in linea con la definizione tradizionale di dittongo e iato (fra l’altro richiamata in questo stesso filone poco sopra: veda gli esempi, che sono chiarificatori!), la quale non è «in disaccordo con me», sibbene con la realtà fonetica, come le già ha spiegato molto bene Valerio e come credo di aver chiarito definitivamente in un mio vecchio intervento, citato millanta volte in questo fòro (e anche in tesi di dottorato!Marco Treviglio ha scritto:Sono «tradizionale», dunque?


Sul resto concordo ovviamente con quanto detto da Valerio negli ultimi interventi. Voglio solo soffermarmi su questo punto…
A parte il fatto che, com’è stato piú volte menzionato anche in questa piazza, il concetto di sillaba è uno dei piú difficili da definirsi in maniera foneticamente rigorosa, quando sono in concorrenza, è eventualmente l’accento a determinare la scansione sillabica, non viceversa.Ivan92 ha scritto:«L'iato è una successione eterosillabica di due vocali pure di cui, se la seconda vocale non è accentata, l'iato è atono e l'andamento è neutro. In maestà abbiamo un esempio d'iato atono: ma-es-tà».