Da me si chiamano anche galetine.Sixie ha scritto:Esatto! I bagigi o, meno ricercato, bajiji![]()
I bagìgi hanno al loro interno, dopo aver aperto la sgussa, due semi che presentano una pèle rossastra; si toglie anche quella , si aprono a metà e compare, se si è fortunati, el frate.
«Buccia» o «guscio»?
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- Ferdinand Bardamu
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Cara Sixsie, che bel suono antico bajiji, mi ricorda anche la parodia che in gita scolastica facevamo della nota canzone, in onore di Jijio, un assistente di nome Luigi:
"Tutti mi chiamano Jijio, ma io Jijio non sono..."
(il moderatore mi concederà questa piccola digressione)
"Tutti mi chiamano Jijio, ma io Jijio non sono..."
(il moderatore mi concederà questa piccola digressione)
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
Quelle tostate, anche perché la coltivazione di arachidi non è molto diffusa dalle nostre parti.sempervirens ha scritto:Allude alle noccioline americane? Per intendersi, quelle già tostate?
- Millermann
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Il Treccani ammette come sinonimi di guscio anche buccia o scorza e, nel caso dei legumi, baccello. Non vale, invece, il contrario.
Dalle mie parti le arachidi si chiamano semplicemente «noccioline»; per i gusci della frutta secca e dei legumi si usa «scorza» (anche in dialetto), mentre il guscio dell'uovo è detto «crúocchiula», cosí come quello della chiocciola. Penso che derivi dal latino cochlea (chiocciola, appunto), magari con un'influenza onomatopeica del tipo "crocchiolare".
Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)
Dalle mie parti le arachidi si chiamano semplicemente «noccioline»; per i gusci della frutta secca e dei legumi si usa «scorza» (anche in dialetto), mentre il guscio dell'uovo è detto «crúocchiula», cosí come quello della chiocciola. Penso che derivi dal latino cochlea (chiocciola, appunto), magari con un'influenza onomatopeica del tipo "crocchiolare".

Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
- Ferdinand Bardamu
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Uhm, non so da altre parti, ma da me la chiocciola si chiama bogón; le chioccioline sono le bogonèle. La lumaca (altrimenti detta limaccia o lumacone: insomma, il gasteropode senza conchiglia) è la luméga.Millermann ha scritto:Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)
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Era ciò che sospettavo. In Giappone il sostantivo che le denomina è ràccasei 落花生, stranamente simile al nostro arachidi.Carnby ha scritto:Quelle tostate, anche perché la coltivazione di arachidi non è molto diffusa dalle nostre parti.sempervirens ha scritto:Allude alle noccioline americane? Per intendersi, quelle già tostate?
A proposito, un altro nome in italiano dell'arachide è spagnoletta.
Io nella mia lingua ci credo.
La coclea presenta uno sviluppo elicoidale come il guscio della chiocciola o bogon o bòvoli-bovoleti a Venezia;Millermann ha scritto: mentre il guscio dell'uovo è detto «crúocchiula», cosí come quello della chiocciola. Penso che derivi dal latino cochlea (chiocciola, appunto), magari con un'influenza onomatopeica del tipo "crocchiolare".![]()
Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)
s-cioxi a Treviso;
corniòi a Vicenza;
bogon- bogoni a Verona e Rovigo;
càpari a... non lo so.

Il simpatico gasteropode viene definito b(u)òvolo o bògolo ( bogolon) proprio a motivo della forma a spirale del guscio. Un bòvolo è anche un vortice che si crea sulla superficie dell'acqua o, per analogia, nell'aria.
Creature meravigliose, i bogoni, misteriose e arcane: "Bisognava avere pazienza e blandire e minacciare a lungo prima di ottenere il piccolo miracolo", scrive Luigi Meneghello in un suo testo intitolato proprio Maredè,maredè.... Maredè, maredè... poi continua con una delle numerose filastrocche per far uscire i corni del padrone di casa:
"Caparo caparetto,
meti fora i to corneti,
uno par mi, uno par ti,
do par la vecia che xe morta l'altro dì"
"Fora, fora,
tira fora i corneti,
senò te metto nei vasetti".
Nel veronese:
"Bogon bogonèa,
tira fora i corni,
se no te meto in padèa,
co to mama e to sorèa".

We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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In alcune zone spagnoletta significa ‘rocchetto di filo’.sempervirens ha scritto:A proposito, un altro nome in italiano dell'arachide è spagnoletta.
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Da me quello è lo spagnoletto (il gergo sartoriale mi viene da nonna e prozie veneziane).
Bovolo come spirale estesa in verticale si trova ad esempio nella ben nota "scala del bovolo" o "palazzo Contarini del Bovolo", da drio de campo Manin.
Per le conchiglie commestibili, invece, sentivo fare differenza fra i garusoli e i garagoi, credo fossero quelli del gruppo della Nassa rispetto ai muricidi, o viceversa... non mi piacevano, quindi non era importante per me ricordare la distinzione...
Il secondo termine si richiama comunque al termine spagnolo, come sopra citato.
Bovolo come spirale estesa in verticale si trova ad esempio nella ben nota "scala del bovolo" o "palazzo Contarini del Bovolo", da drio de campo Manin.
Per le conchiglie commestibili, invece, sentivo fare differenza fra i garusoli e i garagoi, credo fossero quelli del gruppo della Nassa rispetto ai muricidi, o viceversa... non mi piacevano, quindi non era importante per me ricordare la distinzione...
Il secondo termine si richiama comunque al termine spagnolo, come sopra citato.
Spagnolette, bagìgi e gallette hanno tutti la stessa forma, più o meno: di un piccolo corpo cilindrico quale potrebbe essere il rocchetto da filo o il bozzolo da seta (la galetina di Ferdinand).
Ho chiesto conferma a dei colleghi venetofoni su scorza, guscio e buccia ed è uscito quanto segue:
I garùxoli, citati da Domna Charola, vengono chiamati anche bùli – Bullo è cognome diffusissimo a Chioggia – e non piacciono nemmeno a me. Sia di terra, sia di mare.
Ho chiesto conferma a dei colleghi venetofoni su scorza, guscio e buccia ed è uscito quanto segue:
- scortsa per agrumi, zucca, anguria e melone;
- sgùssa per noci, arachidi, fagioli, piselli;
- pèle per mele, pere, banane.
I garùxoli, citati da Domna Charola, vengono chiamati anche bùli – Bullo è cognome diffusissimo a Chioggia – e non piacciono nemmeno a me. Sia di terra, sia di mare.
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Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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- Ferdinand Bardamu
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Non solo, in generale per tutti gli ortaggi e le frutta rivestiti di una buccia che assomigli, per l’appunto, a una pelle (sing. péƚa): ’na peƚa de pomidòro, de pearón (=peperone), ecc.Sixie ha scritto:… pèle per mele, pere, banane.
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