«Burkini»
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«Burkini»
In una notizia fresca fresca relativa a disposizioni in materia di sicurezza a Nizza leggo nell'articolo la parola burkini. Incuriosito faccio brevi ricerche e m'accorgo che c'è anche la grafia burqìni. Poco oltre vengo a sapere che tale parola (burqini o burkini?) è un composto di burqa e bikini, e che è un marchio registrato. E a me poco ne cale. Io però taglierei corto, visto che il noto e succinto indumento balneare bikini (bichini) c'entra poco o niente con l'islamico costume. In chi ci vede due pezzi deve anche vedere che questi si sovrappongono e che lasciano esposta nient'altro che l'epidermide di viso, mani e piedi. E poi a burkini verrebbe la voglia di italianizzarlo, quando non si parla di marchio registrato, con le forme singolare e plurale burchino e burchini. Dunque nel mio piccolo invece di burkini mi propongo burchino.
Ultima modifica di sempervirens in data dom, 14 ago 2016 1:20, modificato 1 volta in totale.
Io nella mia lingua ci credo.
- Ferdinand Bardamu
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Essendo burchini una parola macedonia basata su bichini, direi che basta il semplice adattamento grafico. Come bichini, non è però declinabile e rimane uguale al singolare e al plurale: un burchini, due burchini.
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Sì, mi ero immaginato che mi sarebbe stato detto qualcosa del genere. E allora pazienza! Però che strano! Abbiamo trovato per il genere femminile anche la forma plurale, banana/banane, gheiscia/gheisce, ecc., e per il maschile c'è invece una certa controtendenza. Cachi non può diventare caco, samurai non può essere il plurale di samurao e così via. Mah, che dire, prendiamone atto, anche se nel parlato non garantisco di non farmi scappare di bocca un burchino anziché il corretto un burchini. 

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Per i forestierismi adattati possiamo pure ammettere un’eccezione. Ricordo, tanto per fare un altro esempio, tranvai per tramway.
L’adattamento integrale, anche morfologico, sarebbe molto marcato sia diafasicamente sia diastraticamente. Da una rapida ricerca in Rete, ho visto che bikino si trova, non a caso, solo in esperanto, lingua artificiale che normalizza tutte le forme irregolari.
L’adattamento integrale, anche morfologico, sarebbe molto marcato sia diafasicamente sia diastraticamente. Da una rapida ricerca in Rete, ho visto che bikino si trova, non a caso, solo in esperanto, lingua artificiale che normalizza tutte le forme irregolari.
- Animo Grato
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Credo che dipenda dal fatto che, a dispetto dell'origine esotica, un nome femminile singolare con desinenza in -a si mimetizza talmente bene nel lessico italiano che è automatico trattarlo come uno di casa.sempervirens ha scritto:Però che strano! Abbiamo trovato per il genere femminile anche la forma plurale, banana/banane, gheiscia/gheisce, ecc., e per il maschile c'è invece una certa controtendenza. Cachi non può diventare caco, samurai non può essere il plurale di samurao e così via.
Per un maschile singolare terminante in -i, invece, il percorso è più tortuoso: si dovrebbe partire dall'[ovvia] invariabilità della forma plurale, convertirla/percepirla come un plurale regolare e da questo inferire una forma singolare ortodossa in -o.
Ciò detto, popolarmente (e personalmente) il singolare caco esiste eccome.

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Però, onestamente, non è il massimo.Animo Grato ha scritto:Ciò detto, popolarmente (e personalmente) il singolare caco esiste eccome.

Io continuo a usare la voce vernacola pomo per il frutto in questione.
Per quanto riguarda burkini e simili, direi che burchini va benissimo come adattamento; credo però che nel linguaggio giornalistico sia «accettabile» anche burqini da burqa e bikini, evitando burkini (tanto burchini non lo scriverebbero comunque), che ha lo svantaggio di adottare il grafema esotico k (a rigore è esotico anche burqini dato che q in buon italiano dovrebbe essere sempre seguito a u, ma in questo contesto sarei di manica larga).
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Anche nella mia parlata popolare esiste caco, però (non so se vale anche per lui) solo per il frutto.Carnby ha scritto:Però, onestamente, non è il massimo.Animo Grato ha scritto:Ciò detto, popolarmente (e personalmente) il singolare caco esiste eccome.
Probabilmente nasce per analogia con altri termini italiani (gioco - giochi, poco - pochi etc).
A me invece sembra più esotico burqini. Trovo più immediato interpretare k, non digerisco molto bene la mancanza della u.Carnby ha scritto:evitando burkini (tanto burchini non lo scriverebbero comunque), che ha lo svantaggio di adottare il grafema esotico k (a rigore è esotico anche burqini dato che q in buon italiano dovrebbe essere sempre seguito a u, ma in questo contesto sarei di manica larga).
Mi sembra che un tempo la Crusca consigliasse Iraq ~ iracheno.valerio_vanni ha scritto:A me invece sembra più esotico burqini. Trovo più immediato interpretare k, non digerisco molto bene la mancanza della u.
- Animo Grato
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Be', bur[qa] e [bi]kini possono dare come risultato burkini.Carnby ha scritto:[C]redo però che nel linguaggio giornalistico sia «accettabile» anche burqini da burqa e bikini, evitando burkini [...], che ha lo svantaggio di adottare il grafema esotico k (a rigore è esotico anche burqini dato che q in buon italiano dovrebbe essere sempre seguito a u, ma in questo contesto sarei di manica larga).

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Re:
Sottoscrivo pienamente.Ferdinand Bardamu ha scritto: sab, 13 ago 2016 9:54 Essendo burchini una parola macedonia basata su bichini, direi che basta il semplice adattamento grafico. Come bichini, non è però declinabile e rimane uguale al singolare e al plurale: un burchini, due burchini.
E, in scia — non sto perciò ad aprire un apposito filone —, direi di adattare anche burqa/burka in burca. Il dubbio è: invariabile, come a me sembra preferibile, o col plurale in -chi, come invece propone il nostro G.M. nel suo Dizionarietto?
- Ferdinand Bardamu
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[FT] plurale di «burka/burca»
Io, spontaneamente, lo farei invariabile.
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