«Pacific Trash Vortex»
Moderatore: Cruscanti
«Pacific Trash Vortex»
Un tempo questa pagina si chiamava «Isola di plastica del Pacifico» poi è stata «ritradotta» perché secondo questa fonte quella specie d'isola «si chiama Pacific Trash Vortex» (controllare l'occhiello sopra il titolo della pagina).
- Millermann
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Che assurdità! Addirittura con le iniziali maiuscole, come se si trattasse del nome ufficiale d'una "vera" isola! 
Si tratta, invece, di una delle tante descrizioni (alcune piuttosto colorite) di quest'immensa massa di "spazzatura" galleggiante, che ogni paese fa nella propria lingua. Almeno tradurla in italiano, quindi!
Tra l'altro, credo che la definizione inglese piú accreditata sia GPGP (great Pacific garbage patch) o «grande chiazza d'immondizia del Pacifico».
Io conserverei la sigla, traducendo «Grande Pattumiera Galleggiante del Pacifico».

Si tratta, invece, di una delle tante descrizioni (alcune piuttosto colorite) di quest'immensa massa di "spazzatura" galleggiante, che ogni paese fa nella propria lingua. Almeno tradurla in italiano, quindi!
Tra l'altro, credo che la definizione inglese piú accreditata sia GPGP (great Pacific garbage patch) o «grande chiazza d'immondizia del Pacifico».
Io conserverei la sigla, traducendo «Grande Pattumiera Galleggiante del Pacifico».

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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- Millermann
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Non è l'unica possibile accezione di pattumiera! Dal Treccani: «in usi fig., con tono spreg., luogo sporchissimo, nel quale vengono scaricati i rifiuti».Carnby ha scritto:Grande Pattumiera mi dà l'impressione che nel mezzo dell'oceano ci sia un contenitore di rifiuti di immani proporzioni, con la pedana (anch'essa enorme...) per aprire il coperchio.

Anche gran pattume va bene, ovviamente. L'avevo scartato pensando che fosse improprio accostare l'attributo grande a un nome non numerabile come pattume. Non si dovrebbe dire «gran quantità di pattume»?

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- Ferdinand Bardamu
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Però codesto è un uso figurato, mentre il nostro designato è pattume in senso proprio.Millermann ha scritto:Non è l'unica possibile accezione di pattumiera! Dal Treccani: «in usi fig., con tono spreg., luogo sporchissimo, nel quale vengono scaricati i rifiuti».Carnby ha scritto:Grande Pattumiera mi dà l'impressione che nel mezzo dell'oceano ci sia un contenitore di rifiuti di immani proporzioni, con la pedana (anch'essa enorme...) per aprire il coperchio.
Non è una preoccupazione infondata: pattume è un nome di massa e non indica una quantità precisa d’immondizia. Allora forse bisogna abbandonare l’idea di ricalcare la sigla inglese. Cosí, su due piedi, creerei qualcosa come Isola Pattumiera (del Pacifico), con pattumiera usato come aggettivo derivato da pattume.Millermann ha scritto:Anche gran pattume va bene, ovviamente. L'avevo scartato pensando che fosse improprio accostare l'attributo grande a un nome non numerabile come pattume. Non si dovrebbe dire «gran quantità di pattume»?
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No! Leggasi Pippippì.sempervirens ha scritto:[...]con acronimo in PPP, leggasi Pipipì

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Ha ragione! Il raddoppiamento. In rete specialmente su Youtube ci sono documentari che parlano di diverse isole galleggianti, non solo quella del Pacifico. E allora Isola di plastica del Pacifico/dell'Atlantico/del Mediterraneo/ecc., è tutto sommato espressione adatta a seconda degli oceani o mari che siano.
A proposito, esiste il verbo deplastificare.
A proposito, esiste il verbo deplastificare.

Io nella mia lingua ci credo.
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Sì, le cose stanno più o meno come le ha descritte Lei. Farei un distinguo però, per quello che può valere: Il "tanto amato lessico inglese" lo correggerei in paninglese, o meglio ancora americano. Per come la vedo io, la stragrande maggioranza di ciò che viene definito "lessico inglese" in verità sono espressioni e parole nate principalmente negli Stati Uniti. Il discorso sembra che non c'incastri poi tanto ma se facciamo un confronto con l'italiano (che in verità è una parte ristretta del lessico di tutte le regione della penisola italiana), e il cosiddetto inglese (che è invece americano, canadese, indiano, australiano, ecc.) secondo me si pecca di superficialità e ci si rende complici della diffusione di informazioni inesatte.Carnby ha scritto:Bisogna che le fonti autorevoli (o presunte tali) come l'articolo di «Repubblica» comincino a usare parole italiane, eventualmente in alternativa al tanto amato lessico inglese, così da poter dire che il traducente esiste.
Io nella mia lingua ci credo.
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