Mi tolga però un paio di curiosità: lei ha sempre detto be, ce e ve in dialetto, o è un suo modo idiolettale, magari dovuto a un recupero consapevole (quindi non spontaneo) della lingua piú pura? E chi le sta intorno, anche i giovani, usa queste forme invece di adottare quelle italiane?Sixie ha scritto:Sì, io, come altri, parlo ancora una lingua antiq. e reg..
«Gèi»
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La seconda che ha detto, caro Ferdinand.
Sì, ho dovuto prendere una laurea in LS per poter tornare alla purezza della lingua e no, nessuno dei giovani (e meno giovani) usa queste forme, almeno nell'ambiente scolastico. Ma, per fortuna, non c'è solo la scuola: qualche veciòto con cui scambiare forme "antiquate e regionali" lo si trova, ancora.

Sì, ho dovuto prendere una laurea in LS per poter tornare alla purezza della lingua e no, nessuno dei giovani (e meno giovani) usa queste forme, almeno nell'ambiente scolastico. Ma, per fortuna, non c'è solo la scuola: qualche veciòto con cui scambiare forme "antiquate e regionali" lo si trova, ancora.
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Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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Io /vi/ non l'ho mai usato, ma ho un problema: quando leggo dei codici sottovoce o semi-sottovoce (mentalmente) uso /vu/ per entrambi.Millermann ha scritto: Però ho l'impressione che molti, oggi, pronuncino /vu/ la doppia vu e /vi/ la vu: lo si fa praticamente sempre, nelle sigle «www» e «WWF»!
Più precisamente una continua. Fricative, nasali, laterali e vibranti hanno tutte la forma e--e (tranne v).Millermann ha scritto:Perché è una fricativa, immagino. Giusto?
In latino «vero» si diceva solo u; non credo che vau (di origine semitica) sia stato usato prima del Medioevo o più tardi ancora.Millermann ha scritto:Però in latino il nome della lettera V (vau) è differente da quello delle altre fricative, essendo questa usata anche per indicare il suono vocalico /u/.
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Come ho sempre detto io. E proprio ieri ho rivisto Gorky Park: all'epoca (1983) il doppiaggio corrente era proprio cappagi[b]bì.Carnby ha scritto:Non c'entra l'inglese, ma va segnalata anche l'erronea pronuncia cheghebé per KGB, invece del corretto cappagibbì (all'italiana).
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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La forma grafica della nostra lettera i lunga ma pronunciata all'inglese è sempre gèi? Oppure qualcuno ha avuto l'idea di cominciare a scrivere jéi?
Faccio questa domanda perché mi immagino che uno che pronuncia la lettera cappa con la pronuncia kéi, con la grafia kéi anziché chéi, abbia le stesse probabilità di trascrivere la lettera J con jéi.
Faccio questa domanda perché mi immagino che uno che pronuncia la lettera cappa con la pronuncia kéi, con la grafia kéi anziché chéi, abbia le stesse probabilità di trascrivere la lettera J con jéi.
Io nella mia lingua ci credo.
Penso che chi ha incominciato a usare géi per j non si sia neppure posto il problema. Però ho trovato hacca per acca, kappa per cappa, qu per cu, ix per ics, ypsilon per ipsilon. Forse abbiamo trovato un'altra regola fantasma: il nome di una lettera deve contenere la lettera stessa al suo interno.sempervirens ha scritto:La forma grafica della nostra lettera i lunga ma pronunciata all'inglese è sempre gèi? Oppure qualcuno ha avuto l'idea di cominciare a scrivere jéi?
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Scherza?
Se lo immagina che problemi potrebbe dare il leggere ed il comprendere doppia wu invece dell'attuale 'doppia vu'? A parte la lettura e la pronuncia che varia da persona a persona ma la grafia darebbe da pensare. Doppia wu = ww.
Da non esperto direi che l'idea della regola fantasma sia subito da scartare in partenza.

Da non esperto direi che l'idea della regola fantasma sia subito da scartare in partenza.
Io nella mia lingua ci credo.
Questo dimostra che la Crusca deve tornare quello per cui è nata: prescrivere (e non descrivere) l’uso e proscrivere il cattivo uso.GFR ha scritto:Insegnano la lettera gei alle elementari (italiane)
Ho visto che per gli “addetti ai lavori” la “gei” è una questione vecchia.
http://forum.accademiadellacrusca.it/fo ... shtml.html
Per quanto riguarda l’Accademia della Crusca, mi pare che sia un’autorità culturale e si comporti di conseguenza. Troppo blandamente per lei? Non so, (inoltre siamo fuori del tema qui trattato).
http://forum.accademiadellacrusca.it/fo ... shtml.html
Per quanto riguarda l’Accademia della Crusca, mi pare che sia un’autorità culturale e si comporti di conseguenza. Troppo blandamente per lei? Non so, (inoltre siamo fuori del tema qui trattato).
Non proprio: quello è il foro dell'Accademia, chiuso ormai da molti anni, e si tratta di pareri di utenti del foro stesso, non di consulenze di membri dell’Accademia.GFR ha scritto:Ho visto che per gli “addetti ai lavori” la “gei” è una questione vecchia.
Per molti anni l’Accademia non ha praticamente emesso nessuna proposta sostitutiva di forestierismi, col risultato che l’anglomania in Italia si è trovata la porta spalancata. Ha ragione, non è questo il momento di fare polemiche inutili; dato però che si parla e si scrive pur sempre di proposte di sostituzioni di forestierismi, il fatto che l’Accademia non abbia speso neppure una parola sul fatto che una lettera usata un tempo nella lingua italiana (e ancor oggi, seppur in modo sporadico, soprattutto in nomi propri e toponimi) abbia oggi un nome non italiano, è una cosa che quantomeno fa riflettere.GFR ha scritto:Per quanto riguarda l’Accademia della Crusca, mi pare che sia un’autorità culturale e si comporti di conseguenza. Troppo blandamente per lei?
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