Il passato remoto è obsoleto nella lingua parlata?
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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La letteratura per bambini (ma aggiungerei anche certi programmi televisivi per l’infanzia, come L’albero azzurro, in specie quando lo guardavo io nei primi anni Novanta) mi pare mostri una lingua semplice sintatticamente ma elegante e rispettosa della norma.
In generale, si può dire che nei media (televisione, radio e giornali) il passato remoto vive ancora. Nella lingua colloquiale e famigliare il quadro è variegato.
In generale, si può dire che nei media (televisione, radio e giornali) il passato remoto vive ancora. Nella lingua colloquiale e famigliare il quadro è variegato.
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Concordo.Millermann ha scritto:Mi permetta, su questo, una piccola divagazione. Mi capita, talvolta, di seguire con una certa attenzione programmi televisivi destinati ai bambini in età prescolare (forse attratto dall'eccellente qualità dell'animazione e del doppiaggio) e, mi creda, resto spesso sbalordito dal livello del linguaggio adoperato…
Cito, a tal proposito, una vignetta di un fumettista romano: https://www.wired.it/play/fumetti/2016/ ... o-zodiaco/
Diciamo che per un interesse personale, relativo all'uso del perfetto semplice e composto nell'italiano contemporaneo, potrei affermare che l'uso di entrambi i tempi nel parlato è ancora diffuso in buona parte della Puglia, Campania, Molise, Abruzzo, estremo sud delle Marche. Anche nel Lazio meridionale, il passato remoto è ancora presente, la stessa cosa si potrebbe affermare per la città di Roma, in cui l'uso del passato remoto è ancora vivo nell'oralità, in particolare in certe fasce della popolazione. Naturalmente, come avevo affermato in un mio precedente messaggio, il passato remoto è udibile anche a Bologna, città del Nord.Millermann ha scritto:Io assumo che, nel parlato, si faccia comunemente uso del passato remoto in Toscana (in modo coerente con le regole della lingua normale) e nell'italiano regionale di Sicilia, Calabria meridionale e parte del Salento (anche in modo "abnorme", a causa del fatto che nei corrispondenti dialetti non esiste un tempo storico composto paragonabile al passato prossimo).
Dubito invece che, al di fuori di queste zone, si usi il passato remoto nella lingua d'ogni giorno, se non nelle occasioni ufficiali prima citate, come a scuola.
A differenza di quello che normalmente si crede, la maggior parte dei siciliani, per una sorta d'ipercorrettismo, tendono invece ad usare quasi sempre il passato composto, quando parlano in italiano, soprattutto con persone non isolane. Al contrario, un napoletano e un barese potrebbero tranquillamente dire: la settimana scorsa andai, per esempio.
Ovviamente, la distinzione fra i due perfetti è ancora viva in Toscana, ma con forti differenze fra le varie zone della regione e fra città e campagna.
Vorrei precisare che il mio non è certamente uno studio scientifico e si basa essenzialmente su un'attenta osservazione del fenomeno, per lo più per interesse personale, e sulla lettura di alcuni articoli in merito.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Non so a quali interventi lei si riferisca. Non credo tuttavia di avere sconsigliato di usare il passato remoto. La questione delle altre lingue non pertiene a questa discussione.olaszinho ha scritto:Spero che non sia un problema scrivere un altro messaggio sullo stesso tema, ma mi sono dimenticato di scrivere qualcosa d'importante a proposito dell'uso passato remoto. Leggendo vari interventi di Marco1971, ho notato che in uno del 2006 consigliava d'usare il passato remoto ogni qualvolta fosse necessario; in un altro più recente, del 2017, sconsigliava l'uso di tale tempo per tutti coloro che non posseggono la distinzione fra passato remoto e passato prossimo nella loro varietà d'italiano. Debbo dedurne che il passato remoto sia da evitare nel parlato? Sul fatto che non si possa usare correttamente, equivarrebbe ad affermare che un italiano del Nord non potrà mai parlare inglese o spagnolo correttamente e in modo naturale, perché non riuscirà ad afferrare tutte le sfumature nell'uso del Simple Past o del Pretérito indefinido; sinceramente mi sembra esagerato e non proprio condivisibile.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Professor Marco, il suo primo intervento è quello riportato sopra; l'altro è questo.Marco1971 ha scritto:E quanto al passato remoto, lo usi senza remore quando va o andrebbe usato!
Colgo l'occasione per ringraziare tutti i cruscanti che hanno partecipato a questa discussione.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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Ricordo di aver udito forme di passato remoto anche nell'Alto Maceratese, soprattutto da parte di persone di una certa età. Il Passato Remoto è sicuramente assente in tutta la provincia di Ancona, e nel Pesarese, sebbene, forse, in alcuni dialetti si sia conservato fino a pochi anni fa, vista la presenza del passato remoto in alcuni dialetti romagnoli.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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