Da un giornale in rete:
Un mondo senza cronisti mi farebbe molta piú paura
A mio avviso molta, in questo caso, non è aggettivo ma avverbio.
«(...) mi farebbe molto piú paura»
«Molta piú paura»
Moderatore: Cruscanti
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«Molta piú paura»
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Come al solito, s’un piano squisitamente grammaticale, il nostro Fausto ha ragione, o meglio, avrebbe: in un mondo senza cronisti mi farebbe molta piú paura quel molta dovrebbe essere un avverbio che modifica l’aggettivo invariabile piú (= «maggiore», che a sua volta modifica il sostantivo paura). Ergo dovrebbe essere invariabile: molto.
Per dirla con le parole di un ex presidente dell’Accademia della Crusca, in molta piú paura si ha quindi un caso di «attrazione».
Mentre, però, con troppo (come nel citato troppo scarse disponibilità ~ ?troppe scarse disponibilità) o anche con lo stesso molto, seguito però da un aggettivo declinabile (e.g., molto maggiore efficacia ~ ?molta maggiore efficacia), la «variante logica» sembra prevalere decisamente su quella dovuta ad attrazione, nel caso di molto seguito dall’invariabile piú (molto piú efficacia/paura ~ molta piú efficacia/paura), le due varianti appaiono altrettanto accettabili, forse addirittura con una prevalenza nell’uso della seconda. Questo sembra trovare conferma nell’ampio uso che fanno del secondo costrutto nomi illustri della nostra letteratura otto-novecentesca (Foscolo, Leopardi, Manzoni, Balbo, Fogazzaro etc.).
Per dirla con le parole di un ex presidente dell’Accademia della Crusca, in molta piú paura si ha quindi un caso di «attrazione».
Mentre, però, con troppo (come nel citato troppo scarse disponibilità ~ ?troppe scarse disponibilità) o anche con lo stesso molto, seguito però da un aggettivo declinabile (e.g., molto maggiore efficacia ~ ?molta maggiore efficacia), la «variante logica» sembra prevalere decisamente su quella dovuta ad attrazione, nel caso di molto seguito dall’invariabile piú (molto piú efficacia/paura ~ molta piú efficacia/paura), le due varianti appaiono altrettanto accettabili, forse addirittura con una prevalenza nell’uso della seconda. Questo sembra trovare conferma nell’ampio uso che fanno del secondo costrutto nomi illustri della nostra letteratura otto-novecentesca (Foscolo, Leopardi, Manzoni, Balbo, Fogazzaro etc.).
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