Aggettivi falsi alterati?
Moderatore: Cruscanti
Aggettivi falsi alterati?
Esistono aggettivi falsi alterati? Grazie.
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Salve, Vinci, e complimenti per la stringatezza! 
Sí, certo che ne esistono!
Pensi soltanto a quanti aggettivi terminano in -ino, senza essere dei diminutivi (ad esempio aquilino, argentino, asinino...)
Alcuni, poi, non hanno alcuna relazione coi sostantivi di cui sembrano alterati. Qualche esempio:
Creta ~ cretino
Ponte ~ pontino
Anodo ~ anòdino
Capitolo ~ capitolino
Se invece si riferisce ad aggettivi che siano falsi alterati di altri aggettivi, ce ne sono ugualmente:
Equo ~ equino
Carnico ~ carnicino
Fiorente ~ fiorentino
(Mi sono limitato a una ricerca sommaria, sicuramente ve ne saranno di piú interessanti!)

Sí, certo che ne esistono!
Pensi soltanto a quanti aggettivi terminano in -ino, senza essere dei diminutivi (ad esempio aquilino, argentino, asinino...)
Alcuni, poi, non hanno alcuna relazione coi sostantivi di cui sembrano alterati. Qualche esempio:
Creta ~ cretino
Ponte ~ pontino
Anodo ~ anòdino
Capitolo ~ capitolino
Se invece si riferisce ad aggettivi che siano falsi alterati di altri aggettivi, ce ne sono ugualmente:
Equo ~ equino
Carnico ~ carnicino
Fiorente ~ fiorentino
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In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
- Infarinato
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Ah, d’accordo… ma, se è cosí, la domanda non ha nulla [a] che vedere con la morfologia, sibbene con l’enigmistica!Millermann ha scritto:Sí, certo che ne esistono!

-
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- Ferdinand Bardamu
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Concordo con Infarinato: non è una domanda di linguistica, perché nessun parlante nativo scambierebbe, ad esempio, latino per il diminutivo di lato. L’unico esempio vagamente attinente, che ci permetterebbe di riportare il filone nell’àmbito dello studio della lingua, è la pronuncia di provetto con /e/ al posto di /ɛ/, certamente dovuta all’accostamento al suffisso vezzeggiativo -etto (o meglio, al sostantivo provetta). Ma anche in tal caso l’analogia con i vezzeggiativi si ferma alla pronuncia.
L’adattamento di parole straniere, fatto sulla scorta dell’analogia, ha dato vita a quelli che potrebbero essere interpretati falsi vezzeggiativi o diminutivi, come bolina o vedetta. Tuttavia, nemmeno ciò ha che fare con l’argomento.
L’adattamento di parole straniere, fatto sulla scorta dell’analogia, ha dato vita a quelli che potrebbero essere interpretati falsi vezzeggiativi o diminutivi, come bolina o vedetta. Tuttavia, nemmeno ciò ha che fare con l’argomento.
- Millermann
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Chiedo scusa, non capisco questo "accanirsi" sul fatto che la domanda di Vinci non sarebbe una domanda attinente alla linguistica. 
I falsi alterati sono notoriamente un argomento di cui le grammatiche si occupano, benché nessun parlante nativo confonda fattore con fattorino.
E dato che, oltre ai nomi, esistono anche gli aggettivi alterati, mi sembra comprensibile chiedersi se vi siano casi di aggettivi «falsi alterati», che le grammatiche non citano mai. Per me si tratta semplicemente d'una (lecita) «curiosità» linguistica.

I falsi alterati sono notoriamente un argomento di cui le grammatiche si occupano, benché nessun parlante nativo confonda fattore con fattorino.
E dato che, oltre ai nomi, esistono anche gli aggettivi alterati, mi sembra comprensibile chiedersi se vi siano casi di aggettivi «falsi alterati», che le grammatiche non citano mai. Per me si tratta semplicemente d'una (lecita) «curiosità» linguistica.

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
- Ferdinand Bardamu
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Caro Millermann, nessun accanimento, ci mancherebbe altro. È che i falsi alterati di norma sono sostantivi, e poi, cito dalla Grammatica italiana del Treccani, «sono parole che presentano i suffissi tipici dell’alterazione, ma hanno un significato proprio, del tutto autonomo e diverso da quello di un alterato». Per di piú in queste parole «l’originario rapporto di alterazione […] si è ormai perso»: inizialmente, dunque, erano sentiti come vezzeggiativi, diminutivi, accrescitivi, ecc. rispetto alla base. Niente a che vedere con un rapporto come quello tra fiorente e fiorentino o tra equo ed equino, rapporto che si pone solamente all’interno di un gioco enigmistico.
C’è da dire, però, che la domanda posta da Vinci è tutt’altro che chiara…
C’è da dire, però, che la domanda posta da Vinci è tutt’altro che chiara…
- Millermann
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Interessante! Noto solamente ora che il Treccani "unifica" le definizioni di falsi alterati e di alterati lessicalizzati, escludendo (se ho ben capito) i casi «in cui le due parole hanno un’origine completamente diversa» (come bullo ~ bullone).
Che cosa sono, dunque, parole come burrone, mattone, salvietta?
Credevo fossere questi i «falsi» alterati (mentre fattorino sarebbe un alterato «lessicalizzato».
Tale distinzione è presente, ad esempio, qui, ed è a essa che mi sono riferito nel trovare esempi come equo ~ equino!
Se i falsi alterati sono gli alterati lessicalizzati, allora gli unici esempi plausibili di aggettivi con tale caratteristica potrebbero essere quelli come i primi che ho citato... Non resta che chiedere alla nostra Vinci di specificare meglio ciò che voleva sapere!
Che cosa sono, dunque, parole come burrone, mattone, salvietta?

Tale distinzione è presente, ad esempio, qui, ed è a essa che mi sono riferito nel trovare esempi come equo ~ equino!

Se i falsi alterati sono gli alterati lessicalizzati, allora gli unici esempi plausibili di aggettivi con tale caratteristica potrebbero essere quelli come i primi che ho citato... Non resta che chiedere alla nostra Vinci di specificare meglio ciò che voleva sapere!

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- Ferdinand Bardamu
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Nella Grammatica del Serianni (Luca Serianni, Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi, Milano: «Garzanti», XV. 66), si legge:
- È importante distinguere tra alterati vivi (sempre riconducibili alla base di partenza ad opera dei parlanti […]), lessicalizzati e apparenti. Dei secondi fanno parte quelle forme che, pur essendo in origine degli alterati, hanno assunto successivamente un significato del tutto autonomo rispetto alla base: per esempio rosone, propriamente accrescitivo di rosa, si è specializzato in accezione artistica («il rosone delle chiese romaniche»). Gli alterati apparenti invece sono formati mediante un suffisso che non ha valore alterativo ma genericamente relazionale: le manette non sono ‘piccole mani’, bensì degli ‘strumenti per [costringere] le mani’, il gallinaccio non è una ‘gallina brutta e cattiva’ ma – popolarmente – una ‘specie di gallina, il tacchino’.
- Millermann
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Caro Ferdinand, la ringrazio della risposta e relativa ricerca. Mi è sovvenuto che, poco tempo fa, abbiamo parlato di un argomento che si potrebbe quasi definire complementare a questo: la retroformazione delle parole.
In quel filone si citavano benza e barza, retroformate, appunto, a partire da benzina e barzelletta. Non sarebbero dunque, anche questi, dei «falsi alterati», e quelle delle «false basi»?
Mi spiego meglio: finora s'è chiarito che, secondo quanto asserito da Serianni, vi sono «alterati lessicalizzati» (che, pur essendo in origine degli alterati, hanno assunto successivamente un significato autonomo rispetto alla base) e «alterati apparenti» (formati mediante un suffisso che non ha valore alterativo ma genericamente relazionale).
Abbiamo poi citato il caso delle parole che «accidentalmente presentano una forma che fa pensare a una derivazione per alterazione» (come mattino e mattone, che non hanno alcun rapporto, né etimologico né semantico, con matto).
Per inciso, la mia antica grammatica del liceo (Sirri Rubes) diceva che «Falsi alterati sono quei nomi che all'apparenza sembrano alterati, ma che in realtà non lo sono perché hanno origine e significato affatto diverso [sic] dai nomi ai quali somigliano».
Ora siamo di fronte a un caso ancora diverso: parole che sembrano degli alterati di... una base inesistente, tanto che viene creata ad hoc per retroformazione!
E ve n'è ancora un altro tipo, se proprio vogliamo: «falsi» alterati che, pur avendo etimo diverso o sconosciuto, mostrano un legame semantico con la «falsa» base, tale da suggerire (che si tratti di paretimologia o no) un'ipotetica derivazione da essa: penso al pinguino (dal «corpo rivestito di uno spesso strato di grasso sottocutaneo») e al significato di pingue ( «che ha abbondanza o eccesso di tessuto adiposo») o alla stessa benzina, comunemente associata a Benz, l'inventore dell'automobile.
Che tipo di (falsi) alterati potremmo inventarci, per questi casi particolari? Gli «alterati virtuali»?
È un peccato che né il Serianni né altri linguisti (se davvero è cosí) li abbiano presi in considerazione! Dovremmo, dunque, considerarli come compresi all'interno dell'«ampia e vaga categoria dei falsi alterati», come l'ha definita lei, o escluderli da essa, relegandoli a semplici curiosità?
In quel filone si citavano benza e barza, retroformate, appunto, a partire da benzina e barzelletta. Non sarebbero dunque, anche questi, dei «falsi alterati», e quelle delle «false basi»?
Mi spiego meglio: finora s'è chiarito che, secondo quanto asserito da Serianni, vi sono «alterati lessicalizzati» (che, pur essendo in origine degli alterati, hanno assunto successivamente un significato autonomo rispetto alla base) e «alterati apparenti» (formati mediante un suffisso che non ha valore alterativo ma genericamente relazionale).
Abbiamo poi citato il caso delle parole che «accidentalmente presentano una forma che fa pensare a una derivazione per alterazione» (come mattino e mattone, che non hanno alcun rapporto, né etimologico né semantico, con matto).
Per inciso, la mia antica grammatica del liceo (Sirri Rubes) diceva che «Falsi alterati sono quei nomi che all'apparenza sembrano alterati, ma che in realtà non lo sono perché hanno origine e significato affatto diverso [sic] dai nomi ai quali somigliano».
Ora siamo di fronte a un caso ancora diverso: parole che sembrano degli alterati di... una base inesistente, tanto che viene creata ad hoc per retroformazione!
E ve n'è ancora un altro tipo, se proprio vogliamo: «falsi» alterati che, pur avendo etimo diverso o sconosciuto, mostrano un legame semantico con la «falsa» base, tale da suggerire (che si tratti di paretimologia o no) un'ipotetica derivazione da essa: penso al pinguino (dal «corpo rivestito di uno spesso strato di grasso sottocutaneo») e al significato di pingue ( «che ha abbondanza o eccesso di tessuto adiposo») o alla stessa benzina, comunemente associata a Benz, l'inventore dell'automobile.
Che tipo di (falsi) alterati potremmo inventarci, per questi casi particolari? Gli «alterati virtuali»?

È un peccato che né il Serianni né altri linguisti (se davvero è cosí) li abbiano presi in considerazione! Dovremmo, dunque, considerarli come compresi all'interno dell'«ampia e vaga categoria dei falsi alterati», come l'ha definita lei, o escluderli da essa, relegandoli a semplici curiosità?

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Secondo me no, non danno l'idea di basi.Millermann ha scritto:Caro Ferdinand, la ringrazio della risposta e relativa ricerca. Mi è sovvenuto che, poco tempo fa, abbiamo parlato di un argomento che si potrebbe quasi definire complementare a questo: la retroformazione delle parole.
In quel filone si citavano benza e barza, retroformate, appunto, a partire da benzina e barzelletta. Non sarebbero dunque, anche questi, dei «falsi alterati», e quelle delle «false basi»?
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Barza e benza sono parole create scherzosamente e intenzionalmente, all’interno del un gergo giovanile. Non sono falsi alterati nel senso che abbiamo visto sopra, bensí rianalisi di sostantivi.
Qualche dubbio mi viene riguardo a barzelletta, che potrebbe essere in effetti un falso alterato; ma vedo che le note etimologiche dei dizionari dicono che l’etimo è incerto (sarebbe interessante leggere cosa dicono in proposito i dizionari etimologici).
Qualche dubbio mi viene riguardo a barzelletta, che potrebbe essere in effetti un falso alterato; ma vedo che le note etimologiche dei dizionari dicono che l’etimo è incerto (sarebbe interessante leggere cosa dicono in proposito i dizionari etimologici).
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- Interventi: 1413
- Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
- Località: Marradi (FI)
Una semplice abbreviazione rientra nel concetto di rianalisi?Ferdinand Bardamu ha scritto:Barza e benza sono parole create scherzosamente e intenzionalmente, all’interno del un gergo giovanile. Non sono falsi alterati nel senso che abbiamo visto sopra, bensí rianalisi di sostantivi.
Secondo me no.
- Ferdinand Bardamu
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