Le amalgame
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Le amalgame
Tutti i vocabolari si accapigliano per stabilire il genere di questo sostantivo: chi lo dà tassativamente maschile, chi ammette anche il femminile avvertendo, però, che è di uso non comune. Quindi: l'amalgama, gli amalgami; l'amalgama, le amalgame.
Da parte mia non mi sento di tacciare di ignoranza (come usano alcuni soloni della lingua) coloro che preferiscono la forma femminile, pur sapendo che non è molto comune. Una rapida occhiata a Googlelibri mi ha sorpreso. La forma femminile plurale prevale su quella, piú comune, maschile: 1.270 occorrenze contro 412.
In proposito si legga anche la "nota d'uso" cliccando qui.
Da parte mia non mi sento di tacciare di ignoranza (come usano alcuni soloni della lingua) coloro che preferiscono la forma femminile, pur sapendo che non è molto comune. Una rapida occhiata a Googlelibri mi ha sorpreso. La forma femminile plurale prevale su quella, piú comune, maschile: 1.270 occorrenze contro 412.
In proposito si legga anche la "nota d'uso" cliccando qui.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Re: Le amalgame
Il DOP dice «meno bene» per il femminile…
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Questo sostantivo è proprio il "cenerentolo" della lingua. Alcuni vocabolari lo classificano fra gli "ermafroditi" (può essere tanto maschile quanto femminile). Guardate, inoltre, cosa scrive il "Dizionario degli errori e delle difficoltà".
Trovo interessante, a questo proposito, quanto scrive Aldo Gabrielli nel suo "Si dice o non si dice?".amàlgama
sostantivo maschile
ATTENZIONE Si scrive' un amalgama e non un'amalgama. plurale maschile: gli amàlgame.
Amalgama è da almeno tre secoli nel nostro lessico, e sul suo significato siamo tutti d’accordo: mescolanza, impasto oppure lega di un metallo col mercurio. Ma per molti rimane incerto il sesso di amalgama, e non ci aiutano gli esempi di scrittori autorevoli: per alcuni è femminile, per altri è maschile. Né ci aiuta dare un’occhiata a quello che succede in Europa: per i francesi è maschio, per gli spagnoli è femmina.
Andiamo all’origine del vocabolo. Amalgama deriva da un latino medievale degli alchimisti amàlgama, di genere neutro, probabile deformazione araba (al-malgan) del greco málagma, mistura, impasto, che discende a sua volta dal verbo malásso, rammollisco (per l’aspetto molle della lega). Secondo altri, invece, il neutro latino sarebbe l’alterazione del sinonimo algama, dall’arabo al-gamâa, che significa “riunione”. L’oscillazione del genere è dovuta evidentemente alla terminazione -a del vocabolo, propria dei femminili in italiano. Ma l’italiano non manca di nomi in -a di genere maschile: il papa, l’auriga, il profeta, il collega, l’eremita eccetera. Di qui la confusione. Decidiamoci: l’origine del vocabolo è di genere neutro; si sa che il neutro latino sfocia normalmente nel maschile italiano. Facciamolo maschile, e basta alchimie: “un perfetto amalgama”.
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Sí, cortese Animo Grato, proprio cosí, purtroppo.Animo Grato ha scritto:Gli amalgame?!






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Re: Le amalgame
Riapro questo filone per segnalare un intervento del prof. Salvatore Claudio Sgroi in cui mette in evidenza la non "erroneità" del femminile amalgama.
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Re: Le amalgame
E perché vorremmo eliminare tale drift? Eliminiamo oscillazione e driftiamo. E già che ci siamo, eliminiamo pure giusta. Ma, a pensarci bene, adottiamo l’esperanto, e cosí saremo adrifti e avremo realizzato un cambiamento linguistico.I parlanti, se lo vorranno, potranno decidere di eliminare tale oscillazione ("drift") a favore di un solo genere, realizzando così un cambiamento linguistico (giusto le indicazioni di L. Renzi 2012 […]) […].
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Le amalgame
Ripensandoci, la conclusione dell’articolo segnalato qui sopra da Fausto Raso è di un’allucinante ingenuità: pensare che i parlanti possano decidere di eliminare dalla lingua alcunché rappresenta già un salto nella fantascienza; ma ancor piú fantascientifico è il pensare che il Supremo Traguardo sia di «realizzare un cambiamento linguistico».
La storia ci insegna che i cambiamenti avvengono molto lentamente e che non sono mai frutto di una decisione dei parlanti (come se tutti i parlanti si radunassero e concertassero fra loro: ecco d’ora innanzi eleggiamo il femminile per amalgama); semmai, in rari casi, procedono dalla decisione di qualche autorità; i mutamenti hanno luogo in modo perlopiú surrettizio e inconscio. E da ultimo non dimentichiamo una cosa fondamentale: il parlante medio non si sognerebbe mai di contraddire quanto legge in un vocabolario (che crede sacrosanta verità) e non potrebbe quindi, se non involontariamente, aver qualche parte nella messa in atto di un qualsivoglia cambiamento.
L’auspicare, poi, che una parola ambigenere diventi o solo femminile o solo maschile deve risultare da un ragionamento che mi sfugge: lungi dall’essere una tara, una doppia possibilità rappresenta una ricchezza della lingua, a cui attingere nelle circostanze espressive piú diverse. Invece, si vorrebbe sacrificare l’ambivalenza in nome di non si sa quale sacro nume…
La storia ci insegna che i cambiamenti avvengono molto lentamente e che non sono mai frutto di una decisione dei parlanti (come se tutti i parlanti si radunassero e concertassero fra loro: ecco d’ora innanzi eleggiamo il femminile per amalgama); semmai, in rari casi, procedono dalla decisione di qualche autorità; i mutamenti hanno luogo in modo perlopiú surrettizio e inconscio. E da ultimo non dimentichiamo una cosa fondamentale: il parlante medio non si sognerebbe mai di contraddire quanto legge in un vocabolario (che crede sacrosanta verità) e non potrebbe quindi, se non involontariamente, aver qualche parte nella messa in atto di un qualsivoglia cambiamento.
L’auspicare, poi, che una parola ambigenere diventi o solo femminile o solo maschile deve risultare da un ragionamento che mi sfugge: lungi dall’essere una tara, una doppia possibilità rappresenta una ricchezza della lingua, a cui attingere nelle circostanze espressive piú diverse. Invece, si vorrebbe sacrificare l’ambivalenza in nome di non si sa quale sacro nume…
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Re: Le amalgame
Ma il significato di drift (fra i tanti) è tendenza o, nel campo tecnico, deriva. E né l'uno né l'altro hanno attinenza con il significato di oscillazione che si ricava dal contesto. È una terminologia di [alcuni] linguisti?Marco1971 ha scritto: dom, 21 lug 2019 12:26E perché vorremmo eliminare tale drift? Eliminiamo oscillazione e driftiamo. E già che ci siamo, eliminiamo pure giusta. Ma, a pensarci bene, adottiamo l’esperanto, e cosí saremo adrifti e avremo realizzato un cambiamento linguistico.I parlanti, se lo vorranno, potranno decidere di eliminare tale oscillazione ("drift") a favore di un solo genere, realizzando così un cambiamento linguistico (giusto le indicazioni di L. Renzi 2012 […]) […].
Re: Le amalgame
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Le amalgame
E quindi drift è proprio tendenza nel senso di modifica graduale, non oscillazione nel senso di esistenza e uso di due termini alternativi. O mi sfugge qualcosa? O il termine italiano nel campo linguistico per questo caso è proprio oscillazione?
Re: Le amalgame
Sí, infatti, e siamo alle solite: non c’era bisogno di chiosare erroneamente oscillazione, ma è stato fatto credendo di figurare, col risultato di sfigurare presso chi ben sa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Le amalgame
Nelle parole con doppio genere, spesso la scelta è dettata dal significato. Penso a termini comuni, come asse, o a casi in cui la scelta è meno immediata, come componente.
Potrebbe essere, forse, un'idea interessante quella di provare a estendere tale possibilità al caso di amalgama.
Ad esempio, riflettendoci, mi sentirei d'usare (e di consigliare) il femminile nel significato proprio di lega metallica (1 e 2 del Treccani:
Che ne pensate?
Potrebbe essere, forse, un'idea interessante quella di provare a estendere tale possibilità al caso di amalgama.

Ad esempio, riflettendoci, mi sentirei d'usare (e di consigliare) il femminile nel significato proprio di lega metallica (1 e 2 del Treccani:
...e il maschile nel significato estensivo/figurato di mescolanza, unione:1. Minerale, lega di argento e mercurio cristallizzata nel sistema monometrico.
2. Lega metallica formata con il mercurio da diversi metalli, solida, pastosa o liquida a temperatura ordinaria a seconda del tenore in mercurio.
Uno dei motivi (oltre all'«orecchio») per cui questa scelta mi pare preferibile a quella opposta è che il maschile sarebbe cosí meno specifico del femminile: un'amalgama (lega) sarebbe comunque un amalgama (miscuglio), riducendo la possibilità di commettere errori per chi decidesse di continuare a usare il maschile.3. a. estens. Mescolanza, impasto: a. di colori.
b. fig. Unione o miscuglio di cose diverse.

Che ne pensate?
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Chi c’è in linea
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