Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 08 nov 2019 23:22
Mi chiedo: considerando gli obbiettivi di quello che si fa chiamare
partito pirata, obbiettivi in parte coincidenti con quelli — perdonate la semplificazione brutale — dell’
hacker «buono», non sarebbe giusto (continuare a) chiamarli
pirati informatici?
Eh... sì e no. Non saprei, in realtà.

Io non appartengo a quel mondo, e francamente lo conosco davvero poco, quindi non so come potrebbero vederla i diretti interessati.
Giudicando però da lontano, dal punto di vista linguistico, noto che se risolviamo chiamando tutti
pirati ricadiamo nel solito problema della "specializzazione semantica" che rende tanto seducenti i forestierismi.
Mi piacerebbe, in verità, (e credo sarebbe utile per slegarci appunto dalle difficoltà ideologiche e morali, che
pirata inevitabilmente si porta dietro) un termine che mettesse in luce — più che l'aspetto ideologico "piratesco" di una certa cultura, o di certe persone — ciò che l'
hacker fa concretamente: infilarsi nei sistemi, manipolare codici con intelligenza, capire le forze e le debolezze di una "architettura" immateriale... Un calco, e/o qualcosa più nello stile (concettuale, non estetico) di
smanettone, che — vedo — era stato proposto come traducente.
Un altro elemento interessante è la situazione in cui il termine esce dall'àmbito informatico, come per esempio nel caso di
life hack, locuzione che recentemente nella Rete anglofona mi capita d'incontrare spesso. (Manca purtroppo una voce della Vichipedia in italiano; se a qualcuno serve, me lo chieda e farò una rapida traduzione dall'inglese).
L'unica "consolazione" è che,
a parte qualche caso minoritario, in generale
hacker e
cracker sembrano dare molti problemi di traduzione anche alle lingue sorelle.
