Infarinato ha scritto: dom, 07 mar 2021 13:40
Ce ne faremo una ragione.
Non comprendo questa risposta piccata. Esponevo soltanto un dubbio.
Infarinato ha scritto: dom, 07 mar 2021 13:40
«[C]om’è stato notato» da chi, di grazia?
Da Marco1971, il quale, a fronte di una mia obiezione, ha rilevato che "il complemento introdotto dal
di dev’essere pronominalizzato se taciuto".
Infarinato ha scritto: dom, 07 mar 2021 13:40
Nòne:
a riguardo di!
La voce
Riguardo del Tommaseo-Bellini riporta,
sub 13, "
A riguardo, o
Al riguardo di". Non c'è il
di dopo
A riguardo, malgrado gli autori si peritino di menzionarlo sempre, in caso di forme differenti. Si tratta di un'omissione accidentale?
Infarinato ha scritto: dom, 07 mar 2021 13:40
Ecco, appunto: non c’entra nulla. Eppoi
avere a che fare non è «palesemente errat[o]»: è (in origine) un settentrionalismo che ha finito con l’imporsi in italiano moderno.
Anche qui non comprendo la sua risposta piccata e, francamente, un po' scortese. Da quel che ho potuto leggere negli anni, la forma
avere a che fare s'è diffusa nel corso del secolo XIX, nell'Italia settentrionale, ed è sorta, a quanto sembra, da una commistione tra
avere a fare e
avere che fare (quest'ultima è la forma che uso abitualmente). Al riguardo c'è anche un breve scritto della Crusca, pubblicato nel 2015 in risposta a un quesito:
https://accademiadellacrusca.it/it/cons ... 20dell'uso (l'autore, però, mi sembra voglia giustificarne l'imposizione solo sulla base dell'uso, non considerando le obiezioni). Mi taccio comunque sull'argomento, non essendo attinente alla discussione.