Un caso curioso in cui mi sono imbattuto.
In una traduzione poetica, nelle mie costanti contorsioni per trovare la rima , vorrei usare un'enclisi pronominale anticheggiante: rinnegò + lo = rinnegollo /-ɔ̍-/ 'lo rinnegò' (per far rima con collo).
Nel testo originale (inglese) l'oggetto di quest'azione è Dio, i cui pronomi vengono costantemente scritti colla maiuscola reverenziale (qui betrayed Him). Non sono ancora sicuro sul mantenere tale maiuscola nella traduzione; tuttavia, se lo facessi, come dovrei scrivere il rinnegollo suddetto? Con una maiuscola preceduta da una minuscola, rinnegolLo, o invece con due maiuscole, rinnegoLLo?
Avete mai incontrato un caso simile, trattato in una grammatica o nell'uso concreto in qualche testo antico?
Maiuscola reverenziale e raddoppiamento fonosintattico
Moderatore: Cruscanti
Re: Maiuscola reverenziale e raddoppiamento fonosintattico
Direi rinnegolLo; non so col raddoppiamento sintattico, ma nei testi liturgici non è difficile imbattersi in forme come adorarTi o ringraziarTi.
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Re: Maiuscola reverenziale e raddoppiamento fonosintattico
Sí, direi che questo sarebbe anche in linea con le trascrizioni del raddoppiamento fonosintattico davanti ai nomi propri impiegate in filologia, segnatamente dal Castellani: e.g., che lLucia.
Re: Maiuscola reverenziale e raddoppiamento fonosintattico
Grazie a entrambi per il parere.
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