«Kevin»
Moderatore: Cruscanti
«Kevin»
Uno dei nomi stranieri di maggior successo degli ultimi anni (non solo in Italia) è Kevin. Il nome deriva dall’irlandese Caoimhín, irlandese medio Caoimhghín, antico Cóemgein, adattato in latino come Coemgenus. Mi domando quale possa essere una resa italiana della latinizzatione: Cengeno?
- Lorenzo Federici
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Re: «Kevin»
Premetto d'essere soltanto un mezzo appassionato, quindi potrei benissimo sbagliarmi. Invito chiunque a farmelo notare se dovesse succedere.
Allora, innanzitutto la pronuncia di Cóemgen in irlandese antico, secondo il Vichizionario, è /ˈkoːi̯ṽˌɣʲen/. Da quanto so, gli adattamenti latini tendevano a mantenere le quantità vocaliche originali.
Come pronuncia latina, mi aspetterei Coengenus /ˈkoe̯nɡenus/, parola sdrucciola. La o forma un dittongo con la e, mentre la m doveva probabilmente rappresentare il suono nasale, quindi /ẽː/ per /i̯ṽ/, però:
Detto questo, ecco le due possibili pronunce del nome (sempre che la seconda sia valida), prima classica e poi ecclesiastica, e i loro derivati in italiano, prima d'origine popolare e poi dotta:
Coengenus /ˈkoe̯ngenus/ /tʃɛndʒenus/ → Céngeno /ˈtʃendʒeno/, Cèngeno /ˈtʃɛndʒeno/ (vocale incerta, vocale aperta)
Cōemgenus /koːˈẽːgenus/ /koˈɛndʒenus/ → Coégeno /koˈedʒeno/, Coènɡeno /koˈɛndʒeno/ (la n ritorna; vocale incerta, vocale aperta)
Comunque, se fosse stato un nome più comune in passato oggi mi sarei aspettato d'avere una coppia come Cengeno-Chevino, un po' come Giovanni-Ivano.
Se dovessero esserci errori in tutta l'analisi qui sopra, vi prego di farmelo notare.
Allora, innanzitutto la pronuncia di Cóemgen in irlandese antico, secondo il Vichizionario, è /ˈkoːi̯ṽˌɣʲen/. Da quanto so, gli adattamenti latini tendevano a mantenere le quantità vocaliche originali.
Come pronuncia latina, mi aspetterei Coengenus /ˈkoe̯nɡenus/, parola sdrucciola. La o forma un dittongo con la e, mentre la m doveva probabilmente rappresentare il suono nasale, quindi /ẽː/ per /i̯ṽ/, però:
E di fatto, poco sotto viene affermato:La Vichipedia inglese ha scritto:Before word-final m:
- monstrum /ˈmon.strum/ > [ˈmõː.strũː].
Before nasal consonants followed by a fricative:
- dentem /ˈden.tem/ > [ˈdɛn.tẽː]
- censor /ˈken.sor/ > [ˈkẽː.sɔr] (in early inscriptions, often written as cesor)
- consul /ˈkon.sul/ > [ˈkõː.sʊl] (often written as cosol and abbreviated as cos)
- inferōs /ˈin.fe.roːs/ > [ˈĩː.fæ.roːs] (written as iferos)
Volendo ipotizzare che la pronuncia fosse comunque Cōemgenus /koːˈẽːgenus/, dove Vm sta per [Ṽː], le sillabe passerebbero da tre a quattro e la o sarebbe lunga come nel nome originale. Non è possibile secondo quanto affermato sopra, visto che anche tra due parole -m g- diventerebbe comunque [-ŋg-].La Vichipedia inglese ha scritto:When a final -m occurred before a plosive or nasal in the next word, however, it was pronounced as a nasal at the place of articulation of the following consonant. For instance, tan dūrum [tan ˈduː.rũː] was written for tam dūrum in inscriptions, and cum nōbīs [kʊn ˈnoː.biːs] was a double entendre, possibly for cunnō bis [ˈkʊnnoː bɪs].
Detto questo, ecco le due possibili pronunce del nome (sempre che la seconda sia valida), prima classica e poi ecclesiastica, e i loro derivati in italiano, prima d'origine popolare e poi dotta:
Coengenus /ˈkoe̯ngenus/ /tʃɛndʒenus/ → Céngeno /ˈtʃendʒeno/, Cèngeno /ˈtʃɛndʒeno/ (vocale incerta, vocale aperta)
Cōemgenus /koːˈẽːgenus/ /koˈɛndʒenus/ → Coégeno /koˈedʒeno/, Coènɡeno /koˈɛndʒeno/ (la n ritorna; vocale incerta, vocale aperta)
Comunque, se fosse stato un nome più comune in passato oggi mi sarei aspettato d'avere una coppia come Cengeno-Chevino, un po' come Giovanni-Ivano.
Se dovessero esserci errori in tutta l'analisi qui sopra, vi prego di farmelo notare.
Ultima modifica di Lorenzo Federici in data lun, 24 ott 2022 21:36, modificato 5 volte in totale.
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Re: [FT] Vocali del latino classico
Fuori tema
Al volo, solo su questo punto [fuori fòro], perché non può passare impunito (non ho ora il tempo di commentare sul resto):
Queste sono questioni complesse, che richiedono anni di studio e di ricerca sulle fonti antiche senza tralasciare nessuno dei passaggi della linguistica diacronica (con de Saussure: prospettiva prospettica e prospettiva retrospettiva, a sua volta suddivisibile in ricostruzione interna e ricostruzione comparativa): non ci si può fidare dell’ultimo arrivato che pubblica in Rete (per quanto ben intenzionato e sicuramente non incompetente).
Su [e o] e [ɪ ʊ (ʏ)], la tesi di Calabrese (accolta da Ranieri) è tutt’altro che universalmente accettata (si vedano alcune obiezioni qui). Per il momento è piú economico ed è quindi meglio attenersi allo schema classico accettato dalla maggior parte degli studiosi, ovvero [a aː ɛ eː ɪ iː ɔ oː ʊ uː (ʏ yː)].Lorenzo Federici ha scritto: lun, 05 set 2022 12:07 Avrei da ridire sulle vocali considerate classiche. Le vocali erano dieci (o dodici) sì, ma probabilmente avevano cinque (o sei) qualità distinte: a ā e ē i ī o ō u ū (y ȳ). Sì pronunciano [a aː ɛ ɛː i iː ɔ ɔː u uː (y yː)], non [a aː ɛ eː ɪ iː ɔ oː ʊ uː (ʏ yː)]. [ɪ ʊ (ʏ)] sono vocali germaniche, [e o] si sono sviluppate in seguito, [æ] non riesco a spiegarmelo. Qui viene spiegato meglio.
Queste sono questioni complesse, che richiedono anni di studio e di ricerca sulle fonti antiche senza tralasciare nessuno dei passaggi della linguistica diacronica (con de Saussure: prospettiva prospettica e prospettiva retrospettiva, a sua volta suddivisibile in ricostruzione interna e ricostruzione comparativa): non ci si può fidare dell’ultimo arrivato che pubblica in Rete (per quanto ben intenzionato e sicuramente non incompetente).
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Re: [FT] Vocali del latino classico
Fuori tema
Nonostante la tesi di Calabrese mi sembri comunque quella più probabile, ho tolto tutti i riferimenti a entrambi i sistemi, quindi lasciando soltanto trascrizioni fonemiche per non dover avere la massima precisione. Appena può, mi faccia sapere se il resto va bene o se è tutto un'assurdità.
Ultima modifica di Lorenzo Federici in data lun, 05 set 2022 15:18, modificato 1 volta in totale.
Re: «Kevin»
Vorrei solo far notare come [ɪ, ʊ] non sono «vocali germaniche» essendo vocoidi presenti anche in dialetti romanzi e anche in portoghese (almeno secondo le ricostruzioni di Canepari) e (marginalmente) in francese. Tornando in tema, per quanto riguarda l’argomento del filone, Kevin in siciliano sarebbe pronunciato [ˈkɛˑvɪnnɪ].
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Re: [FT] Vocali del latino classico
Fuori tema
E poi mi scusi, ma certe affermazioni non si possono sentire: la tesi di Calabrese le sembra «piú probabile» in base a che? Al suo dottorato in filologica classica o a quello in filologia romanza? O forse agli anni di ricerca in fonologia latina e protoromanza, o magari ai suoi studi di fonologia diacronica romanza?Lorenzo Federici ha scritto: lun, 05 set 2022 13:24 Nonostante la tesi di Calabrese mi sembra sembri comunque quella più probabile, ho tolto tutti i riferimenti a entrambi i sistemi, quindi lasciando soltanto trascrizioni fonemiche per non dover avere la massima precisione. Appena puoi può, fammi mi faccia sapere…

Per carità: qui siamo in un fòro [sulla lingua italiana, vale ricordarlo] aperto a tutti, e tutti possono intervenire indipendentemente dal loro grado d’istruzione e dal loro [eventuale] status accademico. Ma il punto è un altro: molti possono presentare —in Rete o anche in un singolo articolo scientifico— degli argomenti coerenti e apparentemente validissimi a sostegno di qualsiasi tesi (beh, in àmbito scientifico, non proprio «qualsiasi», ché quelle totalmente infondate non passano il vaglio dei revisori). Il problema è se si hanno le competenze per capire se per caso non ci siano argomenti altrettanto validi a sostegno della tesi opposta, magari suffragati da una mole di dati mille volte piú grande…

Re: «Kevin»
Fuori tema
Un consiglio/parere al nuovo arrivato. Ho visto che in più occasioni, in diversi filoni, ha modificato i propri interventi, per correggere degli errori o imprecisioni di contenuto, una volta che erano già intervenute successivamente altre persone nello stesso filone. A parer mio, questo tipo di correzioni —fatte dopo il proseguire della discussione— dovrebbe limitarsi a errori di battitura, sviste ortografiche, minimi sbagli formali che non cambiano comunque il significato di ciò che si è detto. Alterare invece la sostanza degli interventi rende difficile se non impossibile seguire poi il flusso della discussione, scombinando la cronologia e la consequenzialità degli interventi e facendo sparire informazioni che possono essere comunque utili per il lettore (per esempio me, che non ho letto lo scambio prima della "revisione"). Capita a tutti di sbagliare, e, dato che questo è uno «spazio di discussione», discutendo è inevitabile che ci capiti di scrivere cose che poi, dopo gli scambi e il confronto, appaiono anche a noi stessi sbagliate, imprecise, migliorabili: ma (almeno secondo meLorenzo Federici ha scritto: lun, 05 set 2022 13:24 [...] ho tolto tutti i riferimenti a entrambi i sistemi [...]

- Lorenzo Federici
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Re: [FT] Vocali del latino classico
Fuori tema
Effettivamente più volte ho cercato di rimediare ai miei sbagli dopo averli effettivamente fatti. Mi sembrava più logico modificare l'intervento (specie in questo caso, essendo il primo del filone, ma anche negli altri) per eventuali lettori occasionali che magari si fermano al primo messaggio, piuttosto che intasare la discussione di interventi.
Mi scuso ancora per il mancato uso del Lei, che avendo sempre vissuto in un paesino (con tutto quello che ne consegue) non mi viene spontaneo, mi viene automatico dare del tu e non è raro che pur ricontrollando il messaggio mi sfugga, e mi tocca anche riconoscere la mia ignoranza/noncuranza sia nell'essermi sempre basato più sul «se [ɪ] non esiste nelle lingue romanze europee (cosa non vera perché di fatto esiste in alcune varietà del siciliano come fatto notare sopra) allora non esisteva nemmeno in latino» e sul video di Ranieri che sugli studi effettivi sia in generale in alcuni interventi passati.
Mi scuso ancora per il mancato uso del Lei, che avendo sempre vissuto in un paesino (con tutto quello che ne consegue) non mi viene spontaneo, mi viene automatico dare del tu e non è raro che pur ricontrollando il messaggio mi sfugga, e mi tocca anche riconoscere la mia ignoranza/noncuranza sia nell'essermi sempre basato più sul «se [ɪ] non esiste nelle lingue romanze europee (cosa non vera perché di fatto esiste in alcune varietà del siciliano come fatto notare sopra) allora non esisteva nemmeno in latino» e sul video di Ranieri che sugli studi effettivi sia in generale in alcuni interventi passati.
- Lorenzo Federici
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Re: «Kevin»
Torno qui a distanza di due anni per proporre un altro adattamento. Visto il significato del nome, caro nato o cara persona, si potrebbe cercare di calcarlo con basi greche o latine.
Nel primo caso, la prima parte del nome corrisponde a φίλος (phílos), che significa amante o amore ma anche caro, e la seconda parte corrisponde a -γενής (-genḗs), che spesso si confonde con l'equivalente latino; si confronti indigenus e il suo equivalente greco ἐνδογενής (endogenḗs) che diventa endogeno e non endogene. Essendo un nome proprio, però, manterrei l'uscita in -e, così come in Diogene da Διογένης (Diogénēs). Il risultato è quindi Φιλογένης (Philogénēs), che in latino diventerebbe Philogenēs e in italiano Filogene.
Nel secondo caso il risultato è anche migliore. Cārus è l'equivalente di cóem, anche se la radice è diversa, mentre genus corrisponde a gein e γένος (génos) ed è anche identico alla seconda parte della latinizzazione (-gen + -us) di Cóemgen. Avremmo quindi Cārigenus, che in italiano sarebbe Carigeno, un buon ibrido tra latinizzazione (Coemgenus) e significato (caro nato).
Nel primo caso, la prima parte del nome corrisponde a φίλος (phílos), che significa amante o amore ma anche caro, e la seconda parte corrisponde a -γενής (-genḗs), che spesso si confonde con l'equivalente latino; si confronti indigenus e il suo equivalente greco ἐνδογενής (endogenḗs) che diventa endogeno e non endogene. Essendo un nome proprio, però, manterrei l'uscita in -e, così come in Diogene da Διογένης (Diogénēs). Il risultato è quindi Φιλογένης (Philogénēs), che in latino diventerebbe Philogenēs e in italiano Filogene.
Nel secondo caso il risultato è anche migliore. Cārus è l'equivalente di cóem, anche se la radice è diversa, mentre genus corrisponde a gein e γένος (génos) ed è anche identico alla seconda parte della latinizzazione (-gen + -us) di Cóemgen. Avremmo quindi Cārigenus, che in italiano sarebbe Carigeno, un buon ibrido tra latinizzazione (Coemgenus) e significato (caro nato).
Fuori tema
Apparentemente, il nome Filogene, seppur raro, è esistito e si trova in Cicerone.
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