«Ghoul» («ghūl», «gul»)

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
G. M.
Interventi: 2987
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

«Ghoul» («ghūl», «gul»)

Intervento di G. M. »

Dalla Treccani (1932):
GHŪL. Essere demonico femminile di natura maligna, appartenente al numero dei Ginn malvagi e che secondo le credenze degli Arabi abitava luoghi deserti, seduceva con metamorfosi i viaggiatori che si avventurassero nelle solitudini, si concedeva loro, li sviava e li divorava. La menzione della G. occorre spessissimo nell'antica poesia degli Arabi ed essa è descritta come un orrido mostro dai denti aguzzi. La sua facoltà di trasformazione è divenuta proverbiale. Scienza naturale araba e teologia hanno teorizzato sulla sua natura, come su quella dei Ginn; al-Giāḥiz e al-Qazwīnī, ne parlano nei loro libri e alcuni teologi mu‛taziliti ne hanno negato l'esistenza. ad-Damirī (v.) s'intrattiene a lungo sui detti del Profeta circa la G., sui quali è questione (secondo una celebre tradizione il Profeta consigliava di recitare l'appello alla preghiera per mettere in fuga il mostro); nel Corano non ne occorre la menzione diretta. La credenza nella G. è scesa dall'antichità araba fino ai nostri giorni, ed è viva tra gli Arabi, e anche in varî popoli musulmani; credenze e racconti di orchi e di orchesse sono riferiti alle Ghūl. E G. ha preso anche il senso di cannibale, così spesso anche nella Mille e una notte, e nei racconti popolari. Anche oggi, in Egitto p. es., si crede tra il volgo che la G. frequenti luoghi deserti e cimiteri, si nutra di cadaveri e divori gli uomini. Sinonimo di Ghūl è Si‛lāh; il plurale è Aghwāl e Ghīlān.

Bibl.: J. Wellhausen, Reste arabischen Heidentums, 2ª ed., Berlino 1897; Th. Nöldeke, in Hastings, Encycl. of Religion a. Ethics, I, 670; Macdonald, in Encykl. de l'Islam, II, 175-76.
L'adattamento inglese è ghoul*, e in questa forma il termine è stato ripreso e popolarizzato nel fantastico moderno di matrice anglosassone per indicare un morto vivente o un essere necrofago di qualche tipo; si trovano ghoul in un sacco di fumetti, romanzi, giochi di ruolo, ambientazioni di successo, da Dungeons & Dragons a World of Warcraft, da Warhammer a Harry Potter, e chiunque bazzichi questo mondo ha col termine piena familiarità (ricordo anche il manga Tokyo Ghoul). I traduttori italiani lasciano il termine nella sua forma inglese, e lo trattano al maschile: «il ghoul». Anche in questo caso, come per il roc di oggi, prima di rendermi conto dell'itanglese
G. M. ha scritto: dom, 27 nov 2022 14:43non trovavo nulla di strano né rilevante nel fatto che l'onomastica fosse così inglese: per forza, essendo cresciuto —come tutti gl'italiani— in una "bolla" in cui quella era (e tuttora è) la piena normalità.
Oggi mi sembra assurdo che un essere del folclore arabo sia noto agl'italiani (al di fuori degli studi folcloristici) praticamente solo con un nome inglese. :|

Ricopio direttamente le mie opinioni dal mio libro sugli anglicismi:
G. M., «Coccotelli, computieri e cani caldi», pp. 217–218 ha scritto:[...] Dall’inglese (dove non esistono i generi grammaticali), i traduttori di solito lo traslano direttamente, assegnandogli il genere maschile («un ghoul»); ma in arabo è femminile.
Trattandosi d’un elemento peculiare del folclore mediorientale, in italiano ha poco senso indicarlo con un nome inglese.
La soluzione è facile. Non serve che creiamo un nuovo adattamento, basta cercare nei libri del passato. In casi come questi, trattandosi d’un concetto antico, è probabile che se ne sia già scritto in italiano. Per esempio, in una vecchia edizione delle Mille e una notte:
Io fui spaventevolmente sorpreso quando vidi mia moglie con quella gula. […] dissotterrarono un morto stato seppellito nello stesso giorno, e la gula ne tagliò de’ pezzi di carne a più riprese […].251
La traduzione è stata fatta non direttamente dall’arabo, ma dal francese. L’adattamento risulta comunque ottimo: gula è femminile come il termine originale arabo e ne mantiene (foneticamente) l’allungamento vocalico.
Il plurale di gula è un regolare gule, e il termine femminile si riferisce a tali creature indipendentemente dal sesso: «La maestà vostra non ignora che le gule dell’uno e dell’altro sesso sono demonî erranti nella campagna»252.
Il termine francese è analogo: goule, anch’esso femminile, registrato nel Dizionario accademico253.

—————
  1. Le Mille e una notte. Novelle arabe, Tipografia del fu Migliaccio, Napoli 1856, p. 529. Il nome del traduttore italiano non è indicato.
  2. Ibidem. L’uso del corsivo non è per segnalare la parola come forestierismo non adattato (cap. IX) ma per marcarne la prima apparizione al singolare e al plurale, in quanto termine raro (ne viene data la spiegazione in nota). Più avanti nel testo gula è scritto normalmente in tondo.
  3. Dictionnaire de l’Académie française, IX edizione (attuale), versione in linea (www.dictionnaire-academie.fr), consultata il 21.2.2020.
Per precisione qui.

[*Pronuncia /ɡuːl/; in italiano a voce mi pare d'averlo soprattutto sentito (e pronunciato io stesso) come /ɡɔ̍ul/, /ɡo̍ul/: esempio; cercando ora nei doppiaggi trovo /ɡu̍l/: esempio.]
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 6 ospiti