«Ché» col valore di «perché»

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Lorenzo Federici
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«Ché» col valore di «perché»

Intervento di Lorenzo Federici »

Sto preparando una locandina per un concerto scolastico e il titolo è «Canta... che ti passa».

Oltre ai tre puntini (il titolo m'è stato indicato così, ma posso provare a far cambiare idea se reputate che sia meglio senza) che personalmente non avrei messo o avrei sostituito con una virgola, il mio dubbio è se quel che vada scritto «con l'accento perché pronunciata con tono vibrato» (Treccani), inteso come «canta affinché ti passi» —che però vorrebbe il congiuntivo— o «canta perché ti passa» —anche qui, credo che serva il congiuntivo— o ancora «canta poiché ti passa», o se sia un altro tipo di che e vada dunque scritto senza.
Fuori tema
In generale la definizione data dal Vocabolario Treccani non m'ha mai convinto più di tanto, io quel ché lo uso ogni giorno e non lo pronuncio decisamente «con tono vibrato» né niente di strano, o comunque di certo non è tanto diverso da tante frasi che al più trascriverei con ? o !, non con accenti sulle lettere stesse, penso che sia l'unica parola che si comporta così in italiano se la distinzione è puramente prosodica... e così chiaramente non è.
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Millermann
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Millermann »

Devo dire che il ché accentato m'ha fatto lambiccare fin da bambino! Non riuscivo proprio a capire in cosa differisse dal che «normale», e soprattutto come si dovesse leggere! 

Perché da piccolo avevo una curiosità spiccata, ed ero convinto che se le due paroline si scrivevano in modo diverso, non era possibile leggerle allo stesso modo. Nessuno mi sapeva dare una risposta diversa dal semplice «significa perché», e cosí, pensa e ripensa, m'inventai, per il ché, una pronuncia forzatamente pregeminante e geminante, tipo /kke*/ (anzi, /kkɛ*/, ché qui la e è piuttosto aperta). :lol:

Neanche quando, crescendo, ho avuto la possibilità di consultare altri libri e dizionari sono riuscito a trovare risposta a questo dubbio. Poi –penserete– ho scoperto Cruscate, e finalmente... No! Neppure Cruscate è stato in grado di aiutarmi (almeno finora). :P

Del ché s'è già parlato in un paio di filoni, questo e questo, e, leggendoli, mi sono chiarito un po' le idee sul suo uso, ma non sulla pronuncia! L'indicazione del Treccani, «pronunciato con tono vibrato», che significa esattamente? Come si fa questo tono «vibrato»? C'è qualcuno in grado di spiegarmelo, di produrre un esempio di qualche altra frase nota che si pronunci solitamente con questo tono?

Scusate, ma questo filone mi ha fatto ritornare in mente questa curiosità, e stavolta vorrei riuscire finalmente a soddisfarla!

Tornando ora alla sua domanda: non penso che una frase come canta che ti passa sia di registro abbastanza alto per poter usare il ché accentato. Quanto ai puntini di sospensione, immagino siano una scelta stilistica accettabile, in grado di caratterizzare il concerto scolastico. Però, vista la loro presenza, io ci vedrei bene anche un bel punto esclamativo. ;)
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G. M.
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di G. M. »

Il DOP dice:
di norma con acc. scritto (ché) se usata col valore causale di «perché, giacché» (uso solo lett. in frasi interrogative, altrimenti comune): padre mio, ché non m’aiuti? [pàdre mìo, ké nnom m ai̯ùti?] (Dante); l’inchinavano anche quelli che da questi eran detti signori; ché, in que’ contorni, non ce n’era uno che potesse, a mille miglia, competer con lui [l iṅkinàvano aṅke ku̯élli ke dda kku̯ésti ęran détti sin’n’óri; ké, iṅ ku̯é kontórni, non če n èra ùno ke ppotésse, a mmìlle mìl’l’a, kompèter kon lùi] (Manzoni); alzatevi, ché non voglio farvi del male… [alzàtevi, ke nnon vòl’l’o fàrvi del màle…] (id.); o, meno spesso, col valore finale di «perché, affinché»: La lampada velai, ché il lume gli occhi Non le ferisca [la làmpada velài, ke il lùme l’l’ òkki non le ferìska] (A. Negri) — tuttavia, più spesso senz’accento scritto, pur col valore di «perché», quando quel valore non sia chiarissimo (potendosi avere tante volte un che polivalente), o quando nel parlato la particella sia del tutto atona, o quando non ci sia nessuno stacco (logico e fonico) dalle parole che la precedono e la seguono: canta che ti passa; sbrìgati che è tardi (qui anche ch’è…); copriti bene che fa freddo (qui anche ché fa…)
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Lorenzo Federici
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Lorenzo Federici »

Millermann ha scritto: ven, 31 mag 2024 10:54 Nessuno mi sapeva dare una risposta diversa dal semplice «significa perché», e cosí, pensa e ripensa, m'inventai, per il ché, una pronuncia forzatamente pregeminante e geminante, tipo /kke*/ (anzi, /kkɛ*/, ché qui la e è piuttosto aperta). :lol:
Forse non ci crederà, ma anch'io, dovendo marcare che si tratta di ché e non di che, spesso mi ritrovo a usare proprio la pronuncia pregeminata. A questo punto, mi chiedo se non ci sia una qualche logica dietro.
Millermann ha scritto: ven, 31 mag 2024 10:54 Quanto ai puntini di sospensione, immagino siano una scelta stilistica accettabile, in grado di caratterizzare il concerto scolastico. Però, vista la loro presenza, io ci vedrei bene anche un bel punto esclamativo. ;)
E non è l'unico. In realtà —m'hanno fatto notare giusto stamattina— il punto esclamativo nel titolo avrei dovuto metterlo, ma probabilmente non ci ho fatto caso tra una cosa e l'altra.
G. M. ha scritto: ven, 31 mag 2024 12:17 Il DOP dice:
[...] più spesso senz'accento scritto, pur col valore di «perché», quando quel valore non sia chiarissimo (potendosi avere tante volte un che polivalente), o quando nel parlato la particella sia del tutto atona, o quando non ci sia nessuno stacco (logico e fonico) dalle parole che la precedono e la seguono: canta che ti passa; sbrìgati che è tardi (qui anche ch'è…); copriti bene che fa freddo (qui anche ché fa…)
Eccola là, tra le pagine del DOP: proprio l'espressione che serve a me! Mi sembra di capire che quindi è consigliabile evitarlo nella maggior parte dei casi in cui si trascrive il parlato e limitare il suo uso a singole funzioni: la domanda e il rapporto causa-effetto dove si avrebbe comunque uno stacco prima del che dato dalla lunghezza della frase o dal contrasto tra i due significati.
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Ferdinand Bardamu
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Lorenzo Federici ha scritto: gio, 30 mag 2024 22:27 Sto preparando una locandina per un concerto scolastico e il titolo è «Canta... che ti passa».

Oltre ai tre puntini (il titolo m'è stato indicato così, ma posso provare a far cambiare idea se reputate che sia meglio senza) che personalmente non avrei messo o avrei sostituito con una virgola, il mio dubbio è se quel che vada scritto «con l'accento perché pronunciata con tono vibrato» (Treccani), inteso come «canta affinché ti passi» —che però vorrebbe il congiuntivo— o «canta perché ti passa» —anche qui, credo che serva il congiuntivo— o ancora «canta poiché ti passa», o se sia un altro tipo di che e vada dunque scritto senza.
È un «che polivalente», tipico della lingua colloquiale: dunque non c’entra nulla col ché.
valerio_vanni
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di valerio_vanni »

Neanch'io ho capito la cosa del tono vibrato.
È una cosa comune nel cantato, ma mi sfugge il collegamento con questa parola.
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Infarinato »

valerio_vanni ha scritto: ven, 31 mag 2024 22:09 Neanch'io ho capito la cosa del tono vibrato.
Quella del Treccani è una definizione… «prescientifica». Seguiamo le indicazioni del DOP, che sono perfette.
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Lorenzo Federici »

Sarebbe il caso forse di segnalare che la definizione risulta errata?

M'era sfuggito prima, quindi ne approfitto ora per ringraziarvi per l'aiuto e i collegamenti utili. :D
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Infarinato »

Lorenzo Federici ha scritto: ven, 31 mag 2024 23:32 Sarebbe il caso forse di segnalare che la definizione risulta errata?
Non è errata; è vecchia. Molte voci del Treccani non sono state ancora aggiornate: molte definizioni risalgono a parecchi decenni fa…
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di valerio_vanni »

Infarinato ha scritto: ven, 31 mag 2024 23:37
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 31 mag 2024 23:32 Sarebbe il caso forse di segnalare che la definizione risulta errata?
Non è errata; è vecchia.
Ma chi l'ha scritta avrà cercato di dire qualcosa di sensato?
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Infarinato »

Sensato per lui (o lei), probabilmente sí… ma erano tempi in cui non bisognava giustificare scientificamente certe affermazioni (in campo linguistico), per cui alcune definizioni avevano un che d’impressionistico, che a posteriori non era necessariamente facile da decifrare.
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Millermann
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Re: «Ché» col valore di «perché»

Intervento di Millermann »

Grazie, Infarinato. :) Dunque è piú o meno come ho sempre pensato, prima di leggere la misteriosa ed enigmatica precisazione del Treccani: il ché accentato si legge né piú, né meno di come si legge qualsiasi altro che: /ke*/.

Mentre invece, dal punto di vista del mio italiano regionale (influenzato dal dialetto) si distingue tra il che congiunzione o pronome relativo (/ke°/, in dialetto «ca°»), e il che pronome/aggettivo interrogativo o esclamativo (/*ke*/, in dialetto «cchi*»), che mi viene spontaneamente geminante e pregeminante (ricordo d'averne parlato in dettaglio qui). ;)
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 31 mag 2024 14:19Forse non ci crederà, ma anch'io, dovendo marcare che si tratta di ché e non di che, spesso mi ritrovo a usare proprio la pronuncia pregeminata. A questo punto, mi chiedo se non ci sia una qualche logica dietro.
Nel mio caso, credo che la spiegazione sia abbastanza ovvia: nella mia mente di ragazzino delle medie, se quel ché stava per giacché/poiché (in italiano regionale ↓/pɔikˈke°/), per poterlo riconoscere la sua pronuncia «si doveva» mantenere pregeminante. E vammi a convincere del contrario! :lol:
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