Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
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Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Conosciamo tutti il problema della trascrizione delle consonati affricate in trascrizione fonematica, specie quando sono geminate. In italiano sono fonemi unitari, pertanto /tts, ddz, ttʃ, ddʒ/, come si trova spesso scritto, non vanno bene. Canepari ha deciso per il monogramma per cui pizza è /ˈpiʦʦa/ ma, ora come ora, il monogramma non è più «ufficiale» . Rimanendo quindi sull’alfabeto fonetico normale, pizza dovrebbe essere /ˈpit͡st͡sa/. Si tratta di una scrizione che non mi convince, come del resto il monogramma: entrambi danno l'impressione che ci sia la soluzione fricativa per due volte. Dato che due simboli teoricamente «inadatti» come /c, ɟ/ sono stati usati per /t͡ʃ, d͡ʒ/ in trascrizione fonematica, cosa ci impedisce di usare altri due simboli «inadatti» (perché «obsoleti») /ƾ, ƻ/ per /t͡s, d͡z/, sempre in trascrizione fonematica?
Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Ho opinioni contrastanti.
PS. ...I Sinonimi Treccani scrivono addirittura ⟨/'fatʃ:a/⟩.
- Dal punto di vista teorico-astratto, non ne vedo l'utilità: non ufficiale per non ufficiale, sono più comode —perché trasparenti e già relativamente in uso— le legature ⟨ʣ⟩, ⟨ʤ⟩, eccetera.
- Dal punto di vista comunicativo-pragmatico, invece ne vedrei un'utilità: qualche tempo fa mi sono ritrovato in una discussione in Rete relativa al tema, e che fatica spiegare la differenza fra foni e fonemi, e che una scrizione come ⟨/ttʃ/⟩ è poco sensata*, perché in faccia non c'è nessunissima sequenza di fonemi /t/ + /t/ + /ʃ/, eccetera.
PS. ...I Sinonimi Treccani scrivono addirittura ⟨/'fatʃ:a/⟩.
- Millermann
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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Quando leggo di nuovi dubbi, modifiche e proposte riguardanti l'AFI mi ritrovo sempre un po' spiazzato. Non so per gli altri, ma per me è sempre particolarmente difficile raccapezzarmi nelle variazioni apportate ai vari simboli, anche se capisco bene che l'intero progetto è ancora in una situazione da «lavori in corso», e lungi dall'essere completo.
In questo caso, però, perché non vanno bene le scelte attuali? Il problema c'è soltanto con le affricate? Non è una domanda retorica, vorrei capire in che modo le nuove proposte avanzate (come il recupero di caratteri «deprecati») risolverebbero delle inconsistenze.
Anche a me piacevano di piú i monogrammi del Canepari, meno pesanti dei simboli legati con l'archetto, e piú adatti a indicare dei singoli fonemi. Ma, in ogni caso, fra /ˈpiʦʦa/ e /ˈpit͡st͡sa/ non è che ci sia chissà che differenza: in entrambi i casi c'è un carattere ripetuto, ma non è ciò che troviamo anche nella normale grafia ‹pizza›?
Semmai, quella che non convince neanche me è la trascrizione /ˈpittsa/, che esprime una sequenza che non esiste. Un'idea cosí: secondo voi avrebbe senso, da un punto di vista teorico (non so se da quello pratico la cosa sarebbe realizzabile), riunire la terna [tts] sotto un unico archetto allargato?
Il nuovo carattere (che non sono in grado di riprodurre: dovete immaginarvelo
) non esprimerebbe bene il fatto che si tratta di un fonema unitario rafforzato?
E riguardo all'altra forma, quella usata anche da Treccani Sinonimi, ovvero /ˈpit͡sːa/, quale sarebbe il problema? Lo chiedo perché, a questo punto, ho il sospetto di non aver capito qualcosa di basilare, che mi fa sentire insicuro ogni volta che mi trovo a comporre da me trascrizioni fonetiche e fonematiche.
In questo caso, però, perché non vanno bene le scelte attuali? Il problema c'è soltanto con le affricate? Non è una domanda retorica, vorrei capire in che modo le nuove proposte avanzate (come il recupero di caratteri «deprecati») risolverebbero delle inconsistenze.
Anche a me piacevano di piú i monogrammi del Canepari, meno pesanti dei simboli legati con l'archetto, e piú adatti a indicare dei singoli fonemi. Ma, in ogni caso, fra /ˈpiʦʦa/ e /ˈpit͡st͡sa/ non è che ci sia chissà che differenza: in entrambi i casi c'è un carattere ripetuto, ma non è ciò che troviamo anche nella normale grafia ‹pizza›?

Semmai, quella che non convince neanche me è la trascrizione /ˈpittsa/, che esprime una sequenza che non esiste. Un'idea cosí: secondo voi avrebbe senso, da un punto di vista teorico (non so se da quello pratico la cosa sarebbe realizzabile), riunire la terna [tts] sotto un unico archetto allargato?
Il nuovo carattere (che non sono in grado di riprodurre: dovete immaginarvelo

E riguardo all'altra forma, quella usata anche da Treccani Sinonimi, ovvero /ˈpit͡sːa/, quale sarebbe il problema? Lo chiedo perché, a questo punto, ho il sospetto di non aver capito qualcosa di basilare, che mi fa sentire insicuro ogni volta che mi trovo a comporre da me trascrizioni fonetiche e fonematiche.

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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Diciamo che, se questi fonemi sono unità indivisibili, dal punto di vista teorico appare inutilmente complicato, e discutibile —almeno a mio modestissimo avviso— rappresentarli tramite sottoelementi fonetici e non fonematici (un italiano che dice faccia pronuncia i fonemi /t/ e /ʃ/? No, e allora perché li scriviamo?), che poi si legano con un archetto... Perché rappresentare elementi fonetici in una trascrizione fonematica?Millermann ha scritto: mar, 25 giu 2024 16:30 Anche a me piacevano di piú i monogrammi del Canepari, meno pesanti dei simboli legati con l'archetto, e piú adatti a indicare dei singoli fonemi. Ma, in ogni caso, fra /ˈpiʦʦa/ e /ˈpit͡st͡sa/ non è che ci sia chissà che differenza: in entrambi i casi c'è un carattere ripetuto, ma non è ciò che troviamo anche nella normale grafia ‹pizza›?![]()
L'archetto, poi, da molti viene spesso tralasciato, perché «tanto si capisce comunque»*, ma il risultato è, come dicevo sopra, di trasformare l'AFI in un'«ortografia» che non si legge semplicemente ma va interpretata, e allora per me perde la sua logica.
Poi, certo, se uno considera ⟨t͡ʃ⟩ una sorta di monogramma, non c'è nessuna differenza. Ma vediamo che molti non lo riescono a leggere così, e —non aiutati da tale scrizione complicata— finiscono per confondere foni e fonemi.
Per una trascrizione fonematica, mi sembra un ulteriore livello di complicazione, senza un chiaro vantaggio rispetto alle altre soluzioni già disponibili.Millermann ha scritto: mar, 25 giu 2024 16:30 Semmai, quella che non convince neanche me è la trascrizione /ˈpittsa/, che esprime una sequenza che non esiste. Un'idea cosí: secondo voi avrebbe senso, da un punto di vista teorico (non so se da quello pratico la cosa sarebbe realizzabile), riunire la terna [tts] sotto un unico archetto allargato?
Il nuovo carattere (che non sono in grado di riprodurre: dovete immaginarvelo) non esprimerebbe bene il fatto che si tratta di un fonema unitario rafforzato?
Facile: che i Sinonimi non scrivono l'archetto.Millermann ha scritto: mar, 25 giu 2024 16:30 E riguardo all'altra forma, quella usata anche da Treccani Sinonimi, ovvero /ˈpit͡sːa/, quale sarebbe il problema?


[*In italiano, anche anche, visto che /tʃ/ (/t/ + /ʃ/) è una sequenza inesistente nella lingua normale... ma se devo scrivere come pronunciamo un forestierismo come fat shaming, poi si crederà che lo diciamo con /ʧ/ (scempia!)?]
- Millermann
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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Grazie mille, caro Giulio, ora comincio a capire. In effetti, la cosa era piú semplice di quanto credessi! 
Però, a dire il vero, qualche dubbio ce l'avrei ancora. In particolare, non mi è chiaro un passaggio:

Allora –lo dico da inesperto, perciò chiedo scusa per eventuali errori concettuali– non sarebbe ancora meglio, obsoleti per obsoleti, recuperare i monogrammi del Canepari? Sarebbero certamente piú riconoscibili e, confrontati con gli attuali simboli "ufficiali" dell'AFI, piú consistenti. E se non si vuole che sembri che ci sia la soluzione fricativa ripetuta, si può sempre ricorrere al simbolo con i due puntini triangolari, no?

Però, a dire il vero, qualche dubbio ce l'avrei ancora. In particolare, non mi è chiaro un passaggio:
In quale trascrizione fonematica sono stati usati questi simboli? E comunque, ciò non costituirebbe forse un'altra inutile complicazione?Carnby ha scritto: mar, 18 giu 2024 21:18Dato che due simboli teoricamente «inadatti» come /c, ɟ/ sono stati usati per /t͡ʃ, d͡ʒ/ in trascrizione fonematica, cosa ci impedisce di usare altri due simboli «inadatti» (perché «obsoleti») /ƾ, ƻ/ per /t͡s, d͡z/, sempre in trascrizione fonematica?

Allora –lo dico da inesperto, perciò chiedo scusa per eventuali errori concettuali– non sarebbe ancora meglio, obsoleti per obsoleti, recuperare i monogrammi del Canepari? Sarebbero certamente piú riconoscibili e, confrontati con gli attuali simboli "ufficiali" dell'AFI, piú consistenti. E se non si vuole che sembri che ci sia la soluzione fricativa ripetuta, si può sempre ricorrere al simbolo con i due puntini triangolari, no?

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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Di niente.

Alla prima domanda non so rispondere* (...potrei fare una ricerca, ma lascio che risponda Carnby, o chi è già informato). Per le altre, la rimando al mio parere sopra.Millermann ha scritto: mer, 26 giu 2024 20:37 Però, a dire il vero, qualche dubbio ce l'avrei ancora. In particolare, non mi è chiaro un passaggio:
In quale trascrizione fonematica sono stati usati questi simboli? E comunque, ciò non costituirebbe forse un'altra inutile complicazione?Carnby ha scritto: mar, 18 giu 2024 21:18Dato che due simboli teoricamente «inadatti» come /c, ɟ/ sono stati usati per /t͡ʃ, d͡ʒ/ in trascrizione fonematica, cosa ci impedisce di usare altri due simboli «inadatti» (perché «obsoleti») /ƾ, ƻ/ per /t͡s, d͡z/, sempre in trascrizione fonematica?
Allora –lo dico da inesperto, perciò chiedo scusa per eventuali errori concettuali– non sarebbe ancora meglio, obsoleti per obsoleti, recuperare i monogrammi del Canepari?

Fuori tema
Uhm, codesto consistenti, se capisco quello che intende, in questa piazza è pericoloso...Millermann ha scritto: mer, 26 giu 2024 20:37 Sarebbero certamente piú riconoscibili e, confrontati con gli attuali simboli "ufficiali" dell'AFI, piú consistenti.

Sì e no: come altri potranno spiegarle sicuramente meglio, si tratta di modi diversi d'interpretare il sistema fonematico dell'italiano. Secondo alcuni linguisti, quelle che nel discorso comune chiamiamo doppie sono fonemi allungati (cane /ka̍ne/ ~ canne /ka̍nːe/); secondo altri sono sequenze di due fonemi identici (cane /ka̍ne/ ~ canne /ka̍nne/). Quindi, anche se generalmente «si capisce comunque», propriamente non si tratta di simbologie semplicemente equivalenti. Per la discussione della questione, e di quale sistema sia più sensato, anticipo l'Infarinato (E se non si vuole che sembri che ci sia la soluzione fricativa ripetuta, si può sempre ricorrere al simbolo con i due puntini triangolari, no?![]()

PS. *Se intende ⟨ƾ⟩ e ⟨ƻ⟩; ⟨c⟩ e ⟨ɟ⟩ se non ricordo male sono usati —o almeno citati— proprio nel libro del Muljačić. Sono lontano da casa per qualche giorno, quindi non posso controllare sulla mia copia.
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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Grazie ancora della rapidissima risposta!

E pensare che io sono sempre particolarmente infastidito dai calchi dell'inglese, che noto immancabilmente ogni volta che li ascolto o li leggo! Ma questo dev'essere uno di quei tipici casi in cui uno cade proprio negli errori che cerca d'evitare...

Fuori tema
Ops! Ha proprio ragione: avrei dovuto dire coerenti.G. M. ha scritto: mer, 26 giu 2024 21:57 Uhm, codesto consistenti, se capisco quello che intende, in questa piazza è pericoloso...![]()

E pensare che io sono sempre particolarmente infastidito dai calchi dell'inglese, che noto immancabilmente ogni volta che li ascolto o li leggo! Ma questo dev'essere uno di quei tipici casi in cui uno cade proprio negli errori che cerca d'evitare...

Sí, ne ero al corrente. E proprio per questo, nel caso delle affricate (tema del filone) la seconda possibilità (sequenza di due fonemi identici) mi sembrava da scartare a priori, specie per quelle alveolari. Grazie, comunque, delle sue precisazioni e delle tante altre informazioni, che mi saranno utili sicuramente.Secondo alcuni linguisti, quelle che nel discorso comune chiamiamo doppie sono fonemi allungati (cane /ka̍ne/ ~ canne /ka̍nːe/); secondo altri sono sequenze di due fonemi identici (cane /ka̍ne/ ~ canne /ka̍nne/).

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Re: Scrittura delle consonanti affricate in trascrizione fonematica
Rimando a questo mio vecchio intervento (e riferimenti ivi citati). 

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