dengue 〈dénġe〉 s. f., spagn. [propr. «smorfia, noia», da una voce africana della famiglia bantu]. – Malattia epidemica benigna, delle zone tropicali e subtropicali, caratterizzata da febbre di breve durata con violenti dolori osteo-articolari generalizzati (e perciò detta anche febbre rompi-ossa) e da eruzione terminale (per cui è detta anche febbre rossa) seguita da desquamazione; è dovuta a un virus di cui è vettore una zanzara (Aedes aegypti).
Mi pare che stasera al TG1 l'abbiano pronunciato /dɛ̍nɡ/, alla francese.
Denga potrebbe piacere perché più vicino (di dengue) all'etimo africano: riporto per comodità l'etimologia dalla voce del GDLI:
= Spagn. dengue 'smorfia, maniera affettata', dal swahili dinga 'improvviso attacco di crampi'; cfr. fr. dengue (nel 1866). Termine registrato dal Panzini (IV-188).
Il GDLI scrive, immagino per errore, dengua nella definizione del lemma Flebòtomo2, che fornisce anche il traducente febbre da pappataci, ma non so se l'identificazione sia corretta (cfr. il Treccani).