*«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Infarinato »

brg ha scritto: dom, 27 ott 2024 19:15 Il problema è che in alcuni casi la metonimia è ovvia […]
Spesso il dubbio che si tratti di accorciamenti telegrafici […] Ad esempio "il caccia" per dire "l'aereo da caccia" è certamente una abbreviazione.

Detto ciò, ritengo che "primo violino" sia una metonimia […] Nel caso di "premio Nobel", invece, siamo di fronte ad una sospettissima abbreviazione di "vincitore del premio Nobel". […]

Per quanto riguarda la concordanza, sinceramente non mi sconvolge più di tanto. Già Clemenceau, nonché Naoto Date, era noto come "il tigre" in italiano, certo come calco dal francese, ma non avvertito come troppo fuori luogo. Credo che la questione riguardi il registro di italiano usato ed il tipo di espressività ricercata. Già rammento che in greco antico il femminile di "ὁ ἔλαφος" è "ἡ ἔλαφος".
Cominciamo dal fondo, consigliando caldamente di lasciar perdere greco antico e latino, che possedevano molti sostantivi ambigeneri e anche soltanto femminili della seconda declinazione. E, già che ci siamo, lasciamo perdere anche il protoindeuropeo, dove il genere cosiddetto maschile includeva la stragrande maggioranza degli esseri animati (indipendentemente dal genere biologico). Di tutto questo, se escludiamo accorciamenti quali auto, foto, radio etc., a noi sono rimasti praticamente solo mano (che, però, in latino era della quarta) e, volendo proprio esagerare, grecismi come eco.

Poco felice anche l’esempio di tigre maschile, visto che tale era anticamente (e letterariamente).

Condivisibile, invece, il ragionamento generale: in teoria questa discussione verterebbe su primo violino, che è indubitabilmente una metonimia, ma è vero che in altri casi la questione può rivelarsi quasi indecidibile (e per certi versi oziosa). E posso concedere che per premio Nobel nel senso di «vincitore/vincitrice del premio Nobel» si possa anche parlare di ellissi, benché il Treccani la definisca una metonimia (implicitamente s.v. «premio», piú esplicitamente s.v. «Nobel» [la «metonimia al quadrato» di cui sopra]).

Ma il punto vero è un altro. Il punto vero è se siano universalmente accettabili sul piano diafasico le sequenze «articolo femminile + sostantivo maschile». E la risposta a un tale quesito è che, vista la summenzionata rarità dei femminili uscenti in ‑o e riconosciuto che il femminile è il genere grammaticale marcato in italiano, esse risultano assai meno accettabili delle corrispondenti sequenze «articolo maschile + sostantivo femminile».

In ogni caso, come già ricordato a proposito di la capigruppo e la consiglio dei ministri, bisogna riconoscere che queste espressioni brachilogiche appartengono a un linguaggio burocratico e/o giornalistico, e sono pertanto sconsigliabili in un registro medio-alto.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Lato »

Io ammiro Infarinato e vorrei avere un centesimo delle sue conoscenze e non dimentico di essere ospite qui né voglio essere insolente né far prevalere ad ogni costo le mie idee; cion(n)ostante vorrei proseguire sul filo della logica e, va da sé, in termini strettamente linguistici.

Prescindendo dal registro, alto o basso che sia, nella frase:

Il Nobel 2023 per la letteratura è stato ricevuto dal Re di Svezia [frase inventata]

essendo la persona insignita del premio un uomo, a rigore, solo chi ha emesso il testo (non il Treccani, non la Crusca, nessun altro) può stabilire se ha inteso usare Nobel come metonimia di Jon Fosse oppure ha inteso usare l’ellissi di vincitore del premio per formulare la frase (il cui significato rimane invariato).

Considerando invece:

Il Nobel 2024 per la letteratura è stato ricevuto dal Re di Svezia

essendo la persona insignita una donna, la frase significherebbe (significherebbe perché inventata) che il Re di Svezia ha ricevuto il Nobel cioè, per metonimia [e l’accordo è lì a dimostrarlo], Han Kang. Invece nella frase:

La Nobel 2024 per la letteratura è stata ricevuta dal Re di Svezia


la presenza dell’articolo femminile la e l’accordo tutto al femminile sta ad indicare che chi ha emesso il testo ha inteso usare l’ellissi di vincitrice del premio.
Ciò, lungi dall’essere un errore, è un altro modo in cui una lingua ridondante come l’italiano dà la possibilità di intendere il significato di una frase.

Allora, a chi mi dice che non posso usare la premio Nobel a priori, io dico: un momento, vediamo il contesto.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Infarinato »

Lato ha scritto: lun, 28 ott 2024 15:26 Ciò, lungi dall’essere un errore, è un altro modo in cui una lingua ridondante come l’italiano dà la possibilità di intendere il significato di una frase.
Non è un «errore»: è semplicemente cattivo italiano. In ogni caso, non è che per amor di disambiguazione possiamo tollerare qualsiasi cosa. ;)
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Infarinato »

A rigore, siamo fuori tema da un bel po’… Comunque, non posso che ripetere quanto già detto: poiché il maschile è il genere grammaticale non marcato in italiano, le sequenze «articolo maschile + sostantivo femminile» sono forse lievemente meno vistose e quindi piú accettabili di quelle «articolo femminile + sostantivo maschile». Ma tutte queste espressioni brachilogiche andrebbero evitate in un registro [anche solo lievemente] sostenuto.
valerio_vanni
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di valerio_vanni »

Lato ha scritto: ven, 18 ott 2024 15:25
valerio_vanni ha scritto: gio, 17 ott 2024 23:29 L'ellissi non può lasciare la frase in uno stato incoerente, i pezzi rimasti devono seguire le regole di concordanza
Ho visto la Tirreno-Adriatico = la corsa ciclistica

Stanno costruendo la TAV = la ferrovia per i treni ad alta velocità

Tifo per la Lazio = la squadra sportiva.
Queste mi suonano bene, ma sono per lo più nomi propri e l'ellissi è sul nome comune che descrive il nome proprio.
Qui il giro sembra un po' lungo, perché l'ellissi si va a spostare su un terzo soggetto in relazione col primo.

Quando c'è un incidente si dice che "il camion ha preso il 30% di colpa". Lasciando da parte considerazioni sulla guida autonoma, è evidente che col veicolo si indica la persona che lo guidava.
Ma l'articolo è concordato col mezzo, non col guidatore o colla guidatrice.
Non diciamo "la SUV" per indicare la donna che lo guidava.

Un nome comune che mi suona bene con l'articolo discordante è lampo (la cerniera).
Ma mi viene quasi da considerare femminile la parola, in questo caso.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di lorenzos »

Molte grazie, gentile Infarinato.
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Lato »

valerio_vanni ha scritto: mar, 29 ott 2024 13:36 sono per lo più nomi propri
Un elenco di nomi comuni femminili che terminano in o che contengono un sottinteso:

la sdraio = la sedia a

la biro = la penna a sfera inventata da [László Bíró]

la cronometro o la crono = la corsa [contro il tempo] a

la millecento = l’automobile di cilindrata

la torpedo = l’automobile con carrozzeria.

E poi, altri femminili con accordo ballerino:

la ventiquattrore = la valigetta

la ventiquattrore = la corsa automobilistica della durata di

la due giorni = la manifestazione che si svolge in.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Lato »

valerio_vanni ha scritto: mar, 29 ott 2024 13:36 Non diciamo "la SUV" per indicare la donna che lo guidava.
Nonostante io mi sia sbilanciato sull’accordo al femminile di Nobel, non trovo che si possa accettare la SUV per la donna che lo guida; al limite potrei intendere quell’accordo come l’autovettura del tipo SUV. Ogni frase è un caso a sé anche se questo è poco piacevole a dirsi e qualcuno potrebbe avere molto da ridire su questa affermazione. L’accettabilità di un costrutto dipende probabilmente anche da quante volte lo abbiamo sentito o letto e da come lo abbiamo assimilato; la vincitrice del premio Nobel è abbastanza comune (mentre la guidatrice del SUV lo è molto meno) tanto che quando devo aver sentito (o visto scritto) la forma abbreviata la Nobel, per quel che mi riguarda, è risultato facile pensare a un’ellissi. Che poi sia accettabile solo in alcuni registri, ne convengo.
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Infarinato »

Io, invece, credo proprio che Valerio abbia còito nel segno dicendo che…
valerio_vanni ha scritto: mar, 29 ott 2024 13:36 …sono per lo più nomi propri e l'ellissi è sul nome comune che descrive il nome proprio.
Qui il giro sembra un po' lungo, perché l'ellissi si va a spostare su un terzo soggetto in relazione col primo.
Torno, quindi, su quanto accennato parlando d’ostruzione [categorica] all’ellissi in presenza di genitivo oggettivo.

Tralasciando ovviamente altri tipi di ellissi [di verbi o d’intere frasi] e i costrutti olofrastici, direi che potremmo affermare che l’ellissi della testa di un sintagma nominale (cioè, del nome) sovraordinato a un sintagma preposizionale e della testa di quest’ultimo (cioè, della preposizione) è possibile solo quando il sintagma subordinato sia un complemento di denominazione, di specificazione attributiva o di qualità: sostanzialmente, cioè, quando quest’ultimo sia —lato sensu— un «attributo» del primo. In questo caso, genere e numero dell’articolo rimarranno quelli del nome omesso, mentre il particolare allomorfo sarà ovviamente determinato dal nome del sintagma preposizionale originario.

In ogni altro caso, cioè quando la relazione tra il sintagma preposizionale e il sintagma sovraordinato sia appena appena piú complessa di una semplice relazione attributiva, si potrà [eventualmente] avere una metonimia. In caso di metonimia, genere, numero e particolare allomorfo dell’articolo del «risultante» sintagma nominale rimarranno ovviamente quelli richiesti dal nome dell’ipotetico sintagma preposizionale subordinato al [ricostruito] sintagma nominale della struttura profonda.

(Ri)vediamo un po’ d’esempi d’ellissi (veri o presunti tali):
  1. Ho visto la Tirreno-Adriatico = «Ho visto la corsa chiamata ‹Tirreno-Adriatico›» (certo, perché va dal Tirreno all’Adriatico, ma non stiamo sottintendendo tutto questo);
  2. Stanno costruendo la TAV = «Stanno costruendo la ferrovia chiamata ‹TAV›» (ormai è a tutti gli effetti, seppur impropriamente, il nome di quella ferrovia: il fatto che sia originariamente l’acronimo di Treno ad Alta Velocità è del tutto irrilevante);
  3. Tifo per la Lazio = «Tifo per la squadra della/chiamata ‹Lazio›»;
  4. La capigruppo = «la riunione dei capigruppo» (compl. di specificazione attributiva)
  5. La consiglio dei ministri (🤮)= «la riunione del Consiglio dei Ministri» (compl. di specificazione attributiva)
  6. La sdraio = «la sedia a sdraio» (compl. di qualità)
  7. La biro = «la penna a sfera chiamata ‹Biro®›» (marchio registrato, e, sí, inventata da László Bíró, ma, ancora una volta, non si sta sottintendendo tutto questo);
  8. La crono(metro)= «la corsa a cronometro» (compl. di qualità)
  9. La millecento = «l’automobile di [circa] 1100 cm³ [di cilindrata]» (compl. di qualità o «di misura»)
  10. La torpedo = nome femminile (anglicismo), non ellissi: l’articolo femminile può essere dovuto all’associazione con torpedine o carrozzeria;
  11. La ventiquattrore = «la valigetta per le ventiquattr’ore» (compl. di fine, comunque un tipo di valigetta, una sua «qualità» in senso lato)
  12. La 24 Ore [di Le Mans]= «la corsa automobilistica chiamata ‹24 Ore di Le Mans›» (si noti che in francese è regolarmente plurale: Les 24 Heures du Mans, che in francese è una metonimia per «corsa automobilistica della durata di ventiquattr’ore che si svolge a Le Mans» [o «a Cenomano» 😁]);
  13. La due giorni = «la manifestazione di due giorni» (compl. di qualità).
In tutti questi casi, potremmo sostituire il sintagma preposizionale della frase estesa con un aggettivo [ammesso di averne uno specifico per rappresentare il medesimo concetto], e cosí potremmo fare in latino (e in inglese potremmo usare il nome in funzione aggettivale): e.g., squadra «laziale», riunione consiliare, corsa «cronometrica», manifestazione biduana 😎 (two-day demonstration).

Tutto questo non è possibile per le metonimie:
  1. Il pubblico ministero = «magistrato/a che ricopre l’ufficio di pubblico ministero»;
  2. Il primo violino = «primo/a violinista»;
  3. Il soprano = «cantante lirica [un tempo anche lirico] con voce di soprano» (dove soprano può stare per «registro soprano», ma è forse piú semplicemente la mera sostantivazione dell’aggettivo soprano al maschile [genere non marcato]);
  4. Il premio Nobel il nobel (persona) = «vincitore/vincitrice del premio Nobel», non *«vincitore/vincitrice chiamato/a del tipo ‹premio Nobel›» (*«la premio Nobel» potrebbe essere un’ellissi solo di un tautologico «l’onorificenza chiamata ‹premio Nobel›» o sim.);
  5. La medaglia d’oro (persona) = «olimpionico/a» (i.e., «vincitore/vincitrice della medaglia d’oro ai giochi olimpici»), non *«vincitore/vincitrice chiamato/a del tipo ‹medaglia d’oro›».
Tutto questo, s’intende… in buon italiano. Del resto, non è proprio per questo che siamo qui? 😉
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Lato
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Lato »

La medaglia d’oro (persona) = «olimpionico/a» (i.e., «vincitore/vincitrice della medaglia d’oro ai giochi olimpici»), non *«vincitore/vincitrice chiamato/a / del tipo ‹medaglia d’oro›

Diremo allora:

La due volte medaglia d’oro olimpica Marcel Jacobs è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica

Vabbe’.

Per non essere accusato di inventarmi «all’uopo» frasi inverosimili, vi dico che quel due volte medaglia d’oro l’ho trovato sulla pagina di Wikipedia dedicata alla vincitrice del premio Nobel per la medicina 2023, Katalin Karikó nella quale si dice che [ella] è madre della due volte medaglia d’oro olimpica Susan Francia. Guardate che giro di parole mi fate usare quando un modesto articolo avrebbe sostituito egregiamente l’intera perifrasi; non mi piace usare il Nobel [in frasi informali] quando riferito alla metà femminile dell’umanità perché ci sento una lingua «legnosa», non fluida che mi obbliga in qualche modo a specificare altrimenti che si tratta di una donna come nel caso della vincitrice del Nobel per la letteratura 2024 il cui genere, per chi non è addentro all’attualità oppure alle cose di lettere e che non conosca le lingue orientali, nemmeno il nome unito al cognome riuscirebbe a rendere chiaro.

ostruzione [categorica] all’ellissi in presenza di genitivo oggettivo

è possibile solo quando il sintagma subordinato sia un complemento di denominazione, di specificazione attributiva o di qualità

Posto che, già da tempo, «...la nozione stessa di complemento ha fondamenti teorici non molto sicuri» [DARDANO, MAURIZIO e TRIFONE, PIETRO, La lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1985, p.264], e ancora «…i criteri semantici che consentono di distinguere i complementi uno dall’altro non sono sempre ben chiari: l’attribuzione di un sintagma preposizionale all’uno o all’altro complemento è talvolta opinabile, e d’altro canto l’individuazione di differenze semantiche sempre più sottili può portare all’eccessiva proliferazione di complementi “minori”» [SERIANNI, LUCA, Italiano, Milano, Garzanti, 1997, p.70], quando si parla «d’ostruzione categorica all’ellissi in presenza di genitivo oggettivo» e si afferma «che l’ellissi [...] è possibile solo quando il sintagma subordinato sia un complemento di denominazione, di specificazione attributiva o di qualità» mi piacerebbe conoscere a quali precisi riferimenti bibliografici ci si rifà.

Stanno costruendo la TAV = «Stanno costruendo la ferrovia chiamata ‹TAV›» (ormai è a tutti gli effetti, seppur impropriamente, il nome di quella ferrovia: il fatto che sia originariamente l’acronimo di Treno ad Alta Velocità è del tutto irrilevante

La TAV è una denominazione di ferrovia secondo il Treccani ma direi che è, più che altro, un tipo di ferrovia che permette ai treni di viaggiare a una velocità che le ferrovie ordinarie non consentono. Infatti la ferrovia in costruzione in val di Susa (sebbene non più propriamente una TAV se con questo acronimo si intendono ferrovie in grado di far viaggiare i treni oltre i 250 km/h) ha un nome proprio, Torino-Lione (così come la corsa ciclistica si chiama Tirreno-Adriatico). Essendo anche un tipo di ferrovia, l’ellissi sarà possibile per 2 vie differenti. Qui stiamo larghi.

La biro = «la penna a sfera chiamata ‹Biro®›» (marchio registrato, e, sí, inventata da László Bíró, ma, ancora una volta, non si sta sottintendendo tutto questo)

Direi che, figura retorica per figura retorica, più che altro, la biro (con la b minuscola) è la penna a sfera per antonomasia così come, per antonomasia, la scottex è la carta assorbente da cucina e lo scotch è il nastro adesivo trasparente.

La torpedo = nome femminile (anglicismo), non ellissi

A parte il fatto che io rispondevo solo all’obiezione di aver fatto esempi con nomi propri di mancato accordo [apparente] facendo esempi con nomi comuni il cui genere grammaticale, segnalato dall’articolo, sembra non seguire le comuni regole di concordanza, torpedo sarà anche un anglicismo, così come cabriolet, per fare un esempio con un termine molto più comune, è un francesismo ma è un tipo di carrozzeria e per estensione l’automobile con tale carrozzeria. La torpedo blu di Giorgio Gaber è infatti un’automobile sportiva (vedi testo della canzone). E se è un’automobile, non siamo in presenza di una figura retorica? Forse una metonimia [il tipo di carrozzeria per tutta l’automobile]? E se fosse una metonimia, quell’articolo che cci ffa?! Non è una metonimia. Allora?

La ventiquattrore = «la valigetta per le ventiquattr’ore» (compl. di fine, comunque un tipo di valigetta, una sua «qualità» in senso lato)

Questa mi pare una razionalizzazione, cioè se qualcosa non torna, allora lo faccio tornare. Quel per le ventiquattr’ore mi suona come per i treni ad alta velocità, riferito all’apposita ferrovia, complementi di fine entrambi, forse; ma là non andava bene, qui sì. Mah.

Il premio Nobel / il nobel (persona) = «vincitore/vincitrice del premio Nobel», non *«vincitore/vincitrice chiamato/adel tipo ‹premio Nobel›» (*«la premio Nobel» potrebbe essere un’ellissi solo di un tautologico «l’onorificenza chiamata ‹premio Nobel›» o sim.)

Qui siamo al busillis. Nel costrutto la vincitrice del Nobel, quel del Nobel non è un complemento di specificazione? Risponde alla domanda [vincitrice] di che cosa? così come nel costrutto la riunione dei capigruppo quel dei capigruppo risponde alla domanda [riunione] di chi?. Ma del Nobel non è un complemento di specificazione attributiva se lo è dei capigruppo? No, non lo è, non esiste un aggettivo che lo possa sostituire; ma esiste forse un aggettivo che possa sostituire dei capigruppo?
No, non si può dare ellissi. Sento già la terra franare sotto i miei piedi.

Ma secondo voi, un povero parlante può distinguere al volo se è in presenza di un complemento di specificazione o di denominazione o di qualità o di un altro complemento e questo non basta perché dovrebbe distinguere se si tratta di specificazione soggettiva, oggettiva o attributiva o non so io che altro, per stabilire se può sottintendere un misero pezzo del suo discorso, prima di pronunciare una frase?

Ecco che all’improvviso intravedo una soluzione, dal basso del mio traballante sostrato teorico, userò lo stesso un’ellissi ma sottovoce, che mi sentano in pochi. E chiamatela pure ellissi in senso Lato.

Ora la finisco qui, non aggiungerò altri interventi. Lascio giudicare ad altri se questa discussione sia stata solo un esercizio per certi versi ozioso oppure se sia servita a sviscerare aspetti che non sono così semplici come appaiono a prima vista.
Per quel che mi riguarda, io imparo tante cose da queste parti, anche e soprattutto quando non sono d’accordo con le tesi prevalenti perché il non essere d’accordo mi costringe ad addentrarmi nel problema.
Avatara utente
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Re: *«La primo violino» o «Della metonimia, questa sconosciuta»

Intervento di Infarinato »

Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 La due volte medaglia d’oro olimpica Marcel Jacobs è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica
E se invece dicessimo semplicemente «l’olimpionico Marcel Jacobs»? Anche questa cosa di voler burocraticamente specificare sempre tutto(*) senza una reale necessità…! 🙄 (Comunque, volendo, si potrebbe fare «il *diolimpionico» o «il *biolimpionico».)
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 «…[L]a nozione stessa di complemento ha fondamenti teorici non molto sicuri» [DARDANO, MAURIZIO e TRIFONE, PIETRO, La lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1985, p.264], e ancora «…i criteri semantici che consentono di distinguere i complementi uno dall’altro non sono sempre ben chiari: l’attribuzione di un sintagma preposizionale all’uno o all’altro complemento è talvolta opinabile, e d’altro canto l’individuazione di differenze semantiche sempre più sottili può portare all’eccessiva proliferazione di complementi “minori”» [SERIANNI, LUCA, Italiano, Milano, Garzanti, 1997, p.70]
E, d’altra parte, come giustamente osserva Maria G. Lo Duca:
[A] scuola […] non sembra auspicabile sostituire i complementi della tradizione con i ruoli semantici, e questo per almeno due ragioni, entrambe molto serie. La prima è di ordine psico-pedagogico, e riguarda la convinzione piú generale che si debba guidare i giovani e i giovanissimi ad una considerazione «abbastanza superficiale» dei fatti linguistici, riservando considerazioni profonde, inevitabilmente piú astratte, a livelli alti o altissimi di scolarità, o addirittura alla «ricerca avanzata».

[…]

La seconda ragione ha a che fare con lo stato della ricerca. […] «[U]n preciso inventario dei ruoli tematici, cioè una specificazione di quanti siano e di come esattamente vadano definiti, non è stato ancora elaborato». La conseguenza è che, nonostante linguisti di diversa impostazione facciano ricorso a questo tipo di analisi per spiegare una serie di fenomeni, permangono tra loro differenze importanti sia nella individuazione e delimitazione dei diversi ruoli semantici, sia nella loro designazione. […] Dunque sostituire la lista dei complementi tradizionali con i ruoli semantici profondi non è consigliabile.
In sostanza, quando si parla di complementi si sconfina necessariamente nella semantica, terreno assai piú scivoloso della sintassi, ma d’altra parte ciò è inevitabile per certi tipi di analisi.

La rimando a Prandi (2020²), Le regole e le scelte. Grammatica italiana, e al piú didascalico Prandi & De Santis (2019²), Manuale di linguistica e di grammatica italiana, dove si opera «un raccordo tra il modello tradizionale e quello valenziale» (Lo Duca, loc. cit.).

In particolare…
Prandi & De Santis (2019²), op. cit., p. 185, ha scritto:Se vogliamo semplicemente capire come funziona la grammatica della frase italiana, ci basta saper distinguere i complementi dei nomi e degli aggettivi dai complementi del verbo, dalle espansioni della frase e del predicato e dai modificatori del verbo. Nelle espressioni l’abito da sposa ed esperto in informatica, per esempio, basterà dire che da sposa è complemento del nome abito, mentre in informatica è complemento dell’aggettivo esperto. Quando parliamo di complemento di specificazione facciamo esattamente questo. Il complemento di specificazione è un complemento del nome che può ricevere i contenuti piú svariati.

Se vogliamo essere piú precisi, possiamo cercare di dare un nome al contenuto di alcune relazioni che riconosciamo come piú importanti: in fiore di carta, di carta esprime la materia; in condanna all’ergastolo, all’ergastolo esprime la pena; in accusato di estorsione, di estorsione esprime la colpa. A questo punto però dobbiamo chiederci: qual è il criterio in base al quale alcune delle infinite relazioni concettuali sono privilegiate rispetto alle altre? Dare un contenuto piú preciso a certe relazioni può essere utile quando studiamo lingue nelle quali certe relazioni concettuali ricevono espressioni grammaticali specifiche. È questo il caso, ad esempio, del complemento di materia in latino. Mentre in italiano non si distingue da un normale complemento di specificazione, in latino il complemento di materia riceve un’espressone diversa (un fiore di rosa è flos rosae, complemento di specificazione, espresso dal caso genitivo; un anello d’oro è armilla ex auro, o aurea, complemento di materia, espresso da ex + caso ablativo o da un aggettivo accordato al nome). Se di stiamo preparando allo studio del latino, dunque, non potremo ignorare il complemento di materia.
(Tornerò sul[l’utile] confronto con latino piú avanti.)
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 [Q]uando si parla «d’ostruzione categorica all’ellissi in presenza di genitivo oggettivo» e si afferma «che l’ellissi […] è possibile solo quando il sintagma subordinato sia un complemento di denominazione, di specificazione attributiva o di qualità» mi piacerebbe conoscere a quali precisi riferimenti bibliografici ci si rifà.
Ci si riferisce alla propria competenza di parlante [toscano] nativo. Tutto il mio ragionamento non aveva altro fine se non quello di formalizzare l’osservazione di Valerio (che sarebbe dovuta bastare e avanzare):
valerio_vanni ha scritto: mar, 29 ott 2024 13:36 …sono per lo più nomi propri e l'ellissi è sul nome comune che descrive il nome proprio.
Qui il giro sembra un po' lungo, perché l'ellissi si va a spostare su un terzo soggetto in relazione col primo.
Veniamo ora ad alcuni punti specifici…
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 La torpedo blu di Giorgio Gaber è infatti un’automobile sportiva (vedi testo della canzone). E se è un’automobile, non siamo in presenza di una figura retorica? Forse una metonimia [il tipo di carrozzeria per tutta l’automobile]? E se fosse una metonimia, quell’articolo che cci ffa?! Non è una metonimia. Allora?
Lo abbiamo detto: torpedo ci viene direttamente cosí com’è dall’inglese per indicare sia la carrozzeria sia la macchina, e il fatto che si sia scelto il femminile invece del solito maschile non marcato sarà dovuto all’associazione con torpedine, carrozzeria e/o automobile.
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 Nel costrutto la vincitrice del Nobel, quel del Nobel non è un complemento di specificazione? Risponde alla domanda [vincitrice] di che cosa? così come nel costrutto la riunione dei capigruppo quel dei capigruppo risponde alla domanda [riunione] di chi?. Ma del Nobel non è un complemento di specificazione attributiva se lo è dei capigruppo? No, non lo è, non esiste un aggettivo che lo possa sostituire; ma esiste forse un aggettivo che possa sostituire dei capigruppo?
Cosa ho scritto? «[A]mmesso di averne uno specifico per rappresentare il medesimo concetto». 😉 Il fatto che non esista un aggettivo semanticamente equivalente al sintagma dei capigruppo è una lacuna accidentale del nostro lessico. Se esistesse —prendo per un momento a prestito il gruppale della matematica— *capogruppale, *conferenza capogruppale equivarrebbe a conferenza dei capigruppo perché *capogruppale vorrebbe appunto dire «relativa [al capogruppo o] ai capigruppo, propria dei capigruppo, dei capigruppo», ma, quand’anche esistesse l’aggettivo *(premio)nobelico, *vincitore premionobelico non equivarrebbe a «vincitore del premio Nobel» con del premio Nobel complemento di specificazione oggettiva.

Anzi, già che ci siamo, prendiamo un aggettivo che esiste, olimpico, e formiamo il sintagma vincitore olimpico. Semanticamente, sappiamo che si tratta di un «vincitore» e che ha «[a] che fare con le olimpiadi». Potremo, quindi, convenire che voglia dire (per convenzione, appunto) «vincitore di una o piú gare alle olimpiadi» (= olimpionico), ma di per sé non vuol dire «vincitore delle olimpiadi», con delle olimpiadi complemento di specificazione oggettiva… Prevengo l’obiezione: e olimpionico, allora? Olimpionico è un aggettivo che ci viene dal greco cosí com’è (e al suo interno contiene —in quella lingua— verbo e oggetto), non un aggettivo denominale di derivazione interna all’italiano(**). Potrebbe avere un significante completamente diverso (e.g., *sarchiaponico) e lo stesso significato, e con quel significato lo useremmo in italiano.
Lato ha scritto: ven, 08 nov 2024 11:24 Ma secondo voi, un povero parlante può distinguere al volo se è in presenza di un complemento di specificazione o di denominazione o di qualità o di un altro complemento e questo non basta perché dovrebbe distinguere se si tratta di specificazione soggettiva, oggettiva o attributiva o non so io che altro, per stabilire se può sottintendere un misero pezzo del suo discorso, prima di pronunciare una frase?
Codesto è un paralogismo bello e buono. La grammatica registra l’uso dei parlanti di una lingua ed eventualmente prescrive il «miglior uso» basato sull’uso effettivo dei parlanti cólti. È ovvio che nessun locutore fa dell’analisi logica volante prima di aprir bocca, ma la sua competenza nativa gli permette di selezionare l’opzione piú opportuna tra le varie disponibili per il particolare contesto comunicativo. E la competenza di molti italofoni rifuggirà espressioni quale ??la premio Nobel ritenendole agrammaticali (per i motivi che ho cercato di ricostruire a posteriori).

Ma vediamo ancora Prandi & De Santis (2019²):
Prandi & De Santis (2019²), op. cit., p. 184, ha scritto:Il complemento di specificazione stabilisce una relazione tra i contenuti dei due nomi: nell’espressione il muro del giardino, per esempio, il muro circonda il giardino. La preposizione di, tuttavia, non codifica la relazione. Data la povertà della codifica, il complemento è in grado di portare nel processo, grazie all’inferenza, le piú svariate relazioni concettuali.

Quando si applica a un nome di processo, il complemento di specificazione è in grado di introdurre i protagonisti del processo (gli argomenti) o le circostanze: per esempio l’agente (la vittoria di Cesare), il paziente (la sconfitta del Milan), il luogo (la vittoria di Zama), il tempo (i lavori d’autunno).

Quando si applica a un nome classificatorio, la varietà di relazioni che il complemento è in grado di introdurre non ha limiti. L’espressione le ruote del carro, per esempio, introduce la relazione tra un oggetto e le sue parti, mentre l’albero del giardino esprime una relazione spaziale. Un fiore di pesco è un fiore sbocciato su un pesco, mentre un fiore di primavera fiorisce in primavera; un fiore di carta è un fiore (finto) fatto di carta, un fiore di serra è un fiore coltivato in serra. Il contenuto della relazione deve essere inferito a partire in primo luogo da criteri di coerenza e di appropriatezza concettuale stabili nel tempo. In molti casi, tuttavia, la relazione cambia secondo il contesto d’uso.
La ragazza della torta può essere la ragazza che ha fatto la torta, che l’ha comprata, o venduta, o mangiata… Tra una ragazza e una torta ci possono essere tantissime relazioni coerenti, e solo in un particolare contesto capiremo qual è quella giusta. Un celebre film di Ermanno Olmi si intitola L’albero degli zoccoli: se non sappiamo la storia, quante relazioni possiamo immaginare tra un albero e un paio di zoccoli?
Appaiono, quindi, chiare due cose: che l’analisi (ça va sans dire, a posteriori) di un «banale» complemento di specificazione non è in realtà affatto banale; che c’è una bella, sostanziale differenza tra il complemento di specificazione che rappresenta l’argomento di un nome di processo (come, appunto, il complemento di specificazione oggettiva → relazione grammaticale) e il complemento di specificazione che rappresenta un «attributo» del nome ( → relazione concettuale). Di piú, questo secondo tipo di complemento di specificazione ha una maggiore affinità con quelli che vengono tradizionalmente classificati come complementi differenti (e.g., quello «di qualità») di quanta non ne abbia col primo tipo di complemento di specificazione.

La differenza è resa esplicita da lingue che, come il latino, codificano in modo [parzialmente] diverso i due tipi di complemento di specificazione. Si è già accennato al complemento di materia. Veniamo ora ai casi che piú c’interessano: nostra memoria («il nostro ricordo» = «che abbiamo di qualcuno»), ma memoria nostri («il ricordo di noi» = «che hanno di noi», gen. ogg.). Similmente, l’oggetto di un nomen actionis può essere occasionalmente codificato da un aggettivo (e.g., bellum regium «guerra contro i re»), ma non quello di un nomen agentis (e.g., omnium gentium victor «conquistatore di tutti i popoli»). Viceversa, un genitivo di qualità (vir magnae constantiae) può essere reso con un aggettivo (vir constantissimus).
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Fuori tema
(*) Questa cosa mi ricorda l’assurdo *ne il etc., l’ostinata applicazione della cervellotica regoletta sull’accentazione di , il cieco e indiscriminato rifiuto del piú che legittimo modulo a me mi (col conseguente proliferare di solecismi quale *a me ha convinto)… Sembra che, quanto piú vacilla la nativa competenza linguistica, con tanta piú forza ci si aggrappi ai suoi aspetti piú marginali (generando mostri). 🙄
(**) Si obietterà che anche olimpico ci viene dal greco (e vuol dire «relativo alle olimpiadi» solo per estensione). Tuttavia, in virtú del suo significato «relazionale», ai fini di questa discussione possiamo fingere che equivalga a un nemmeno troppo ipotetico olimpiadico.
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