Salve a tutti. Mi scuso subito per eventuali errori, ma utilizzando una tastiera giapponese spesse volte sono costretto ad usare apostrofi piuttosto che accenti. Chiedo venia.
Ma veniamo a noi: non mi pare che l`argomento tu/voi sia stato ancora tirato in ballo (se mi sbaglio, vi prego di farmi presente il collegamento). Inizio io con una domandina forse stupida:
qual e` la regola che presiede la seguente espressione:
"La chiamo e le faccio sapere"
So benissimo che non si puo` dire "le chiamo e la faccio sapere", ma vorrei poterlo anche spiegare con qualcosa di piu` di un "e` cosi` e basta".
"Le porto un bicchiere"
"Le mando una lettera"
"Le porgo le mie piu` sentite scuse"
"La chiamo domani"
etc. etc.
Per lo stesso motivo per cui si dice "io lo picchio" ma "io gli do uno schiaffo": in italiano esistono il complemento oggetto e il complemento di termine (io do qualcosa a lei, io LA do a lei, io LE do qualcosa). Non c'entra il dare del lei o del tu, è una questione molto più fondamentale di analisi logica.
Bue ha scritto:Per lo stesso motivo per cui si dice "io lo picchio" ma "io gli do uno schiaffo": in italiano esistono il complemento oggetto e il complemento di termine (io do qualcosa a lei, io LA do a lei, io LE do qualcosa)…
Se invece si chiedeva il perché del costrutto causativo, può leggere quanto scritto a p. 3 di questo capitolo della Grammatica dell’italiano antico(che vale con poche differenze anche per l’italiano moderno)…
In altre parole: il verbo «chiamare» introduce un 'complemento oggetto'; e in italiano, il pronome allocutivo, in questo caso prende la forma «la» (accusativo); la forma «le» vale per gli altri complementi («far sapere» chiede un 'complemento di termine' etc.) — in ambito romanzo, la declinazione dei pronomi è l'unica spia che ci è rimasta del sistema casuale latino... (a parte il rumeno, che ha mantenuto un sistema bicasuale anche con i sostantivi femminili...)...
Brazilian dude ha scritto:Con i sostanti di tutti i generi: maschile, femminile e neutro.
Mi perdoni, io non conosco il rumeno, eppure sembra che la bicasualità investa ancora il solo femminile, e al singolare – per il neutro e il maschile sembra cambiare l'articolo, non il sostantivo (LUI è l'articolo genitivo-dativo maschile singolare; così LOR al plurale; L nominativo-accusativo singolare, I plurale etc. E non sarebbe «casei», semmai «unei case»... ?).
Ma se voleva dire che la bicasualità, per il neutro e il maschile (e il femminile plurale), è marcata dall'articolo, allora concorderei...
Il rumeno ha conservato la flessione 'casuale' (ovvero bicasuale) solo per i sostantivi femminili al singolare (e cioè, casA [desinenza Nom.-Acc. «la casa»]; casEi [desinenza Gen.-Dat. «della, alla casa»]); per il maschile e il neutro, non vi è flessione del sostantivo, ma dell'articolo, che nel rumeno si pospone e si fonde con il nome da cui dipende (omu+l [articolo Nom.-Acc. singolare «l'uomo»]; oameni+i [articolo Nom.-Acc. plurale «gli uomini»]; omu+lui [articolo Gen.-Dat. singolare], oameni+lor [articolo Gen.Dat. plurale] etc.). [N.B. il tema del sostantivo, che distingue due forme, una per il singolare e una per il plurale, ci dice che omu deriva dal nomitativo latino, come in italiano etc.].
La posposizione dell'articolo determinativo è un tratto tipico del rumeno.
Per il femminile plurale, case+le [articolo Nom.-Acc. plurale «le case»] e case+lor [articolo Gen.-Dat. plurale] – il sostantivo non cambia, ché resta «case»; ciò che cambia è appunto l'articolo determinativo; con l'indeterminativo, che non si fonde con il nome, e si comporta come gli articoli delle altre lingue romanze: o casA [singolare Nom.-Acc.], unei casE [singolare Gen.-Dat.] – qui si vede bene la desinenza (che non si confonde con l'articolo); ma al plurale niste case [Nom.-Acc.], unor case [Gen.-Dat.] etc.
Incarcato ha scritto:Sito interessante, Infarinato: mi stampo tutto!
Concordo!
Sto "esplorando" questo sito, molto affascinante, e dove si leggono molte parole e costrutti che nei discorsi e negli scritti d'oggi non si leggono quasi piú...Or tu com'hai fatto? Che convien dire? Vuo' tu vedere...? Il quale nol (non) permetterebbe...
Scusate la divagazione
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
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arianna ha scritto:si leggono molte parole e costrutti che nei discorsi e negli scritti d'oggi non si leggono quasi piú...
Mi scusi, ma se così non fosse, perché sarebbero stati così scemi da chiamarlo "italiano antico"?
Logiquement
Mi sono espressa male: quello che volevo dire è che sarebbe "divertente" se ogni tanto si rispolverassero (non in una pagina del quotidiano, certo) certe parole o costrutti d'un tempo, invece della solita musica angloitaliana!
Felice chi con ali vigorose
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si eleva verso campi sereni e luminosi!
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