12xu ha scritto: lun, 25 nov 2024 20:05
[…] Non è una questione di ingarellamento, quanto di esplorare le capacità espressive della lingua e non farla decadere su un canone che ha limiti evidenti per cui è destinato a perire.
Caro 12xu, lei però si diverte un po' a provocare.
Ha già espresso varie volte questa posizione con perentorietà, come se fosse cosa ovvia, manifesta, che noi non capiamo perché siamo testoni. Ma secondo me non è così… non siamo testoni e anzi penso che siamo gente piuttosto aperta al confronto e anche al dissenso. Il motivo per cui in generale siamo scettici di fronte a questa sua posizione non è —almeno per quanto mi riguarda— perché abbiamo un gusto "conservatore", "antiquario", "misoneista", "rigido" o simili, e siamo messi in difficoltà da una teoria che ci costringerebbe ad abbandonare cose che abbiamo care; è invece perché la sua teoria appare deboluccia, mentre la spiegazione generalmente condivisa appare molto più convincente.
Infatti, è vero che l'italiano è, sotto certi aspetti, «sicuramente meno elastic[o]» dell'inglese, come dice Ferdinand: ma non è quello il motivo per cui l'inglese rimpiazza l'italiano. La spiegazione che a noialtri pare convincente (e non solo noialtri quattro gatti di Cruscate, ma a molti linguisti di molti paesi e di molte posizioni diverse) è che l'inglese rimpiazza soprattutto per una questione psicologica di
prestigio. Tutto il resto può avere un'influenza, naturalmente, ma molto minore: e la maggior «elasticità» dell'inglese finisce per essere, in questo fenomeno, un elemento quasi puramente contingente. L'inglese non appare inconsciamente migliore per un qualche carattere oggettivo della lingua in sé; ma per la posizione che occupa. Lo vediamo concretamente in mille casi, in cui l'inglese è preferito anche se l'espressione inglese ha un equivalente italiano degnissimo sotto praticamente ogni aspetto (…a parte la gravissima pecca di essere italiano!

).
Posso immaginare facilmente che, se i caratteri delle due lingue fossero scambiati, l'inglese sarebbe ugualmente rimpiazzante, e difeso e giustificato come lingua migliore perché «quanto è solenne, limpido e preciso l'inglese, con quelle sue preposizioni che legano logicamente gli elementi del discorso, quella sua stabilità nel tempo fatta per attraversare i secoli, quella sua ortografia classica e logica, quei suoi suoni armoniosi e chiari, mentre l'italiano, puah, quant'è popolano, plebeo, primitivo, limitato nel ragionamento e nelle vedute, con quei suoi composti fatti appiccicando i termini senza chiarirne la relazione, quelle sue parole macedonia dozzinali, quelle sue stupide allitterazioni ed espressioni in rima bambinesche, quella sua grafia etimologica assurda e impadroneggiabile, quei suoi suoni tutti confusi e sputacchianti… bleah».

Detto tutto questo, trovo comunque interessante il suo
vincovinci, che nell'essere molto fedele al modello inglese è però più chiaro, facendo capire immediatamente che parliamo di due persone diverse.