✺✺✺ ha scritto: mar, 03 dic 2024 0:23
brg ha scritto: lun, 02 dic 2024 23:14Sono tutte favorevoli alla mia tesi, visto che sostengo che questa storia della "confusione" è nata ora e che il significato storico è un altro.
Veramente la tesi iniziale era che:
non hanno sbagliato solo a valutare l'etimo, ma pure il significato. Io conosco il termine almeno dagli anni '90 e l'ho sempre sentito usare per indicare un ammasso indefinito e confuso, di oggetti o di persone.
E questo nonostante bastasse usare Google per accertarsi che la propria percezione e il proprio giudizio sui linguisti erano evidentemente errati.
Appunto: "ammasso indefinito e confuso di oggetti o di persone", per il quale esistono attestazioni inequivocabili negli anni '80 e nei primi anni '90 e che, alla fine della fiera, è risultato essere il più probabile significato originale ed il più diffuso dell'espressione.
Ora l'articolo del D'Achille da lei citato è criticabile sotto molteplici punti di vista e contiene gli stessi errori generici, già commessi da coloro che hanno visto in "ambaradan" un'eco della battaglia con il significato di baraonda.
Un errore minore, ma significativo, è attribuire al 1985 la citazione di Busi utilizzando l'edizione del 1995: Busi ha rimaneggiato, anche ampiamente, il suo libro a più riprese e bisognerebbe trovare l'edizione originale per essere certi di ciò. E dico questo essendo consapevole che la frase di Busi ("che lei si presentasse al lavoro con bimba e tutto l’ambaradan") indica inequivocabilmente il significato di "ammasso indefinito ecc.".
Ma gli errori principali sono storici e interpretativi. La citazione più antica in filastrocca del termine non è della Cederna nel 1974, anche ignorando l'affermazione di Eco. Allo Shakidu Club di Roma andò in scena uno spettacolo intitolato "Ambaradà cicì cocò" nel 1973. Questo contrasta con le teorie settentrionali del D'Achille, nonché con la supposta evoluzione fonetica.
Tuttavia ciò non spiega per niente, ed infatti il D'Achille non lo fa, ma lo suggerisce e basta, come si possa giungere all'idea di "organizzazione complessa". Ciò non spiega come mai, se il termine deriva dalla filastrocca fascistizzata, non esista un equivalente per il ben più noto e diffuso e usato "ambarabà", né per una qualunque altra filastrocca dello stesso tipo, ma solo per una variante oscurissima.
Infatti il D'Achille si ingegna di far rientrare nelle citazioni da lui trovate il significato di riserva, cioè "organizzazione complessa", una volta notato che il significato, per così dire, ufficiale non sta in piedi, quello cioè di "confusione o baraonda". Tuttavia l'errore è ritenere che quella definizione data dai suoi colleghi sia giusta, almeno in parte, piuttosto che sia
in toto errata e che il significato da infilare in quelle frasi è prevalentemente un altro.
Prendo in esame quelle più vecchie, o supposte tali, dall'articolo di D'Achille in cui "ambaradan" abbia un chiaro valore semantico.
Busi (1985?) ha scritto:Ma sin dai primi mesi di quella quasi convivenza, la madre di Angelo aveva trovato sconveniente che lei si presentasse al lavoro con bimba e tutto l’ambaradan per cambiarla e, sospirando sulle giovani sposine che non sanno far niente, nemmeno farsi sposare, si era offerta di tenergliela lei
Qui mi pare evidente che il significato di un ammasso o complesso di cose è il significato di gran lunga più adatto. Mi vien da dire che non c'entra niente l'organizzazione, semmai la disorganizzazione.
Cerini (1987) ha scritto:Però non si fa incantare, spesso concluso l’ambaradan le fionda via senza neanche offrirgli la ronfata in comune... ecco, ecco, vuol dire che della donna vuole il nettare senza moine accessorie, è un genere di macio che mi piace da godio
Manco qui l'idea di organizzazione c'entra nulla. Faccio notare che pure quella di confusione, o anche di baraonda, è poco adatta. Tuttavia se si considera un "ammasso di cose", nel senso di poco traslato di un ammasso di azioni, un "complesso" di qualcosa, troviamo un collegamento semantico con le altre citazioni.
Qui ci sarebbero poi tutte le varie citazioni da Cuore, Z, The Games Machine, che usano la combinazione con "tutto" ed il significato di un ammasso di cose o persone, nonché l'Ambaradan di Marco Galli, che è un gruppo di persone, ma non una organizzazione complessa, piuttosto un'accozzaglia confusa di personaggi eterogenei e sopra le righe. La citazione discotecara del D'Achille si riferisce appunto a loro.
V. Rossi(1994) ha scritto:E poi c’è un liquore di sorbe. Una marmellata di zucca. Un dolce ambaradam. Cose che fanno da contrappeso dolce a tutta la tripperia di maiale, che verso est conosce l’intrusione degli stracotti d’asina, e dappertutto, il correttivo della polleria
Questo non lo capisco molto, ma non è né una confusione, né una organizzazione. Potrebbe essere "un dolce intruglio", che è affine ad accozzaglia di elementi o qualcosa del genere.
Giangrande (1994?) ha scritto:ILVA. LA GRANDE TRUFFA. TARANTO, IN CHE MANI SIAMO MESSI. A QUALI MAGISTRATI CREDERE?
Tutto l’ambaradan per avere i soldi dallo Stato e i magistrati a fare la figura delle comparse
Qui il significato è analogo a quello della Cerini: gli elementi dell'ammasso sono azioni e operazioni.
Pennac(Melaouah) (1995) ha scritto:«’Nti preoccupare professore, le lo farò io il tuo, ho già messo in moto tutto l’ambaradan...»
Mi pare lo stesso significato del precedente.
Deaglio (1995) ha scritto:Però non se ne fece niente. Anche perché in fin dei conti Berlusconi aveva stravinto e se noi avessimo montato su un ambaradam sulla x e il cross screen ci saremmo resi ridicoli
Qui l'uso mi pare diverso e inedito. Certamente però non indica una "organizzazione complessa", forse qualcosa di confusionario, ma non proprio "confusione" e basta.
Della Mea (1995) ha scritto:– Comunque, non mi beccano, non da vivo e da morto non mi frega – dice Vento. – Io – dice Mammut – prendo il mio Coppi e parto e finché la va la va e quando non la va più faccio bum col Ford e tutto l’ambaradam. Amen, morta lì
Un complesso di cose, senza dubbi.
A questo punto temporale le attestazioni di "tutto l'ambaradan", che si possono trovare in tutte le salse, in tutte le pubblicazioni, sono talmente numerose che non vale nemmeno la pena di mettersi a citarle tutte. D'alta parte a questo punto il vocabolo è già stato ampiamente notato al di fuori del suo ambito gergale o dialettale originario.
Rimane un punto che mi preme affrontare prima di chiudere questo già lungo intervento. È il punto del genere grammaticale di "ambaradan". Il D'Achille dice che è una naturale conseguenza del riferimento alla filastrocca: "tutto l'ambaradan" sarebbe "l'ambaradan ciccì coccò e tutto il resto". Sinceramente lo studioso non mi convince molto nemmeno su questo punto. Poiché si tratta di una filastrocca, o canzoncina o storiella, mi aspetterei perlomeno di trovare qualche attestazione di "tutta l'ambaradan", ma non è così. Esiste solamente la forma maschile. Un'altra incongruenza a mio avviso nella tesi di quell'articolo.
La mia idea è che l'ambaradan sia maschile, perché originariamente riferito al monte, ovvero all'altopiano. Ma ho già parlato abbastanza sull'argomento.