«Maschile inclusivo» o «non marcato», non «sovraesteso»

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Ferdinand Bardamu
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«Maschile inclusivo» o «non marcato», non «sovraesteso»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Neve ha scritto: mer, 15 gen 2025 22:29L'appello iniziale (Cari compagni di Cruscate ecc.) è in buona parte tutto declinato al genere maschile; se a me, uomo di 67 anni, ciò suona quantomeno obsoleto, posso immaginare come suoni alle orecchie di qualsiasi lettrice, col possibile risultato di non invogliarla ad iscriversi.
Sulla questione del genere grammaticale le risponderà Giulio molto meglio di quanto possa fare io, avendo egli scritto un saggio proprio su questo. Noto solo, di sfuggita, che questo è un problema che qualcuno avverte oggi solo per effetto della visibilità pure eccessiva che gli si è data sui media negli ultimi anni (le raccomandazioni di Alma Sabatini sono state e sono ancora ignote al grande pubblico); che il maschile inclusivo non è sessista, per le ragioni che, se vorrà, le dirà Giulio; e che le soluzioni che sono state proposte sono o antieconomiche («Cari compagni e care compagne» o l’inclusivissimo «Care compagne e cari compagni») oppure assurde e inapplicabili («Carə compagnə», anzi addirittura «Carɜ compagnɜ», col vezzoso scevà plurale). Dell’argomento abbiamo discusso sparsamente in queste stanze. Si cerchi, ad esempio, «maschile inclusivo».
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Re: «Maschile inclusivo» o «non marcato», non «sovraesteso»

Intervento di Neve »

Ferdinand Bardamu ha scritto: mer, 15 gen 2025 23:13 Sulla questione del genere grammaticale le risponderà Giulio molto meglio di quanto possa fare io, avendo egli scritto un saggio proprio su questo. Noto solo, di sfuggita, che questo è un problema che qualcuno avverte oggi solo per effetto della visibilità pure eccessiva che gli si è data sui media negli ultimi anni…
Affermare che il problema del genere grammaticale sia solo legato alla visibilità eccessiva ricevuta dai media mi pare un po' riduttivo (e superficiale). Se è vero che nel parlato il maschile inclusivo è (ancora) largamente preponderante, nella lingua scritta -almeno in alcuni contesti più formali/istituzionali- sta emergendo una maggiore sensibilità che è anche frutto di un mutamento del pensiero a livello sociale. Ribadire certe regole "perché si è sempre fatto così" non aiuta a comprendere né una società, né ciò che una società esprime, lingua inclusa.
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Re: «Maschile inclusivo» o «non marcato», non «sovraesteso»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

La questione è alimentata principalmente dai media, o da personaggi mediaticamente in vista, perché genera polemiche, ed è indubbio. D’altra parte la superficialità non è nel mio discorso ma nella questione stessa, che è meramente politica e non ha alcun fondamento scientifico.
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