Vista l'epoca e l'«impulso specialmente italiano», non ci sarà stata una denominazione italiana?suite 〈sü̯ìt〉 s. f., fr. [propr., part. pass. femm. di suivre «seguire»]. – [...] 2. Composizione strumentale in più tempi, ognuno dei quali concepito nel quadro di una danza, più o meno idealizzata, nella quale tuttavia si trovano spesso anche pezzi non di danza: preludî e ouvertures all’inizio, e altrove arie, fughe, adagi, allegri, sempre però obbedienti al criterio di alternare pezzi in movimento rapido a pezzi in movimento lento. Di origine cinquecentesca, e sviluppatasi poi, con varî schemi, nel Seicento, la suite ha la sua massima fioritura verso la metà del sec. 17°, per impulso specialmente italiano e con diffusione in Germania, Francia, Inghilterra. Il tipo più frequente è la serie allemanda-corrente-sarabanda-giga, che giunge come schema ufficiale fino alla metà del sec. 18°; pezzi ad libitum sono invece il preludio (o ouverture, o toccata, ecc.), la gavotta o il minuetto o la bourrée, tra la sarabanda e la giga, e come conclusione la ciaccona o la passacaglia (o altre forme di variazione) o il rondò: suites per clavicembalo, per violoncello. [...]
Se non si trova niente, si potrebbe adattare in suita /-u.i̍-/? Il nome è adattato in quasi tutte le lingue europee e limitrofe: in portoghese suíte, in rumeno suită, in greco σουίτα souíta, in svedese svit, in estone e turco süit, in ungherese szvit, in lituano siuita, in lettone svīta, in azero süita, in usbeco syuita; suita in sloveno, croato, ceco, polacco; eccetera.