Infarinato ha scritto: dom, 12 ott 2025 19:58
Comunque, tornando all’argomento principale di questo filone, direi che una pronuncia filologicamente vicina a quella di Dante prevede quanto segue:
[…]
(Scrivo questa risposta la seconda volta in quanto la prima credo di non averla inviata e che si sia persa). Rin['gra:tsjo]

molto per tutte le risposte e indicazioni. Inoltre mi scuso per le mie lacune in materia di fonotattica, che han fatto perder tempo un po' a tutti i partecipanti.
Quindi, presumo che la questione di "per" si possa dir quetata. Tra l'altro siciliano e napoletano indicano una pronuncia semiaperta /E nE O/ e una semichiusa /per/ (
pi(r)/pri sic.;
pe (ridotto a scevà a differenza degli altri tre) nap. - e anche in italiano per quel che vale la pronuncia prediletta dai napoletani è semichiusa), in cui è forse da leggere una chiusura molto antica di
per. Di sicuro la posizione enfatica in frasi del tipo "
O questo
O quello" avrà contribuito come lei indica sapientemente.
Tuttavia, mi rimangono alcuni dubbi:
- Mi pare chiaro ch'abbia più senso che le autogeminanti attuali fossero tali anche in italiano antico. Tuttavia, considerato che /ts dz/ tolleravano parole con /-n -l -r/ davanti, e il fatto sospetto dell'accettazione troppo buona del nesso /-ts-/ singolo nei latinismi in totale violazione della fonotattica, a cui dai manuscritti onestamente non mi sembra di dedurre molte ritrosie anche dal popolo, c'è di fatto qualche prova che fossero davvero autogeminanti? Se così fosse, si dovrebbe postulare che i fiorentini di fatto riconoscessero due categorie di autogeminanti di cui una però, quella di /S/, non prendeva l'articolo debole "su base etimologica"… o invece che una spiegazione "etimologica" se ne vuol dare una articolatoria, ovvero: "il problema di [n SS] è più l'accostamento proibitorio in primis tra [n] e [
S] che la sequenza /nCC/, e /nts ndz/ vengono accettati perché si trovano già dentro le parole, mentre /nS/ no"? Qualche studioso lo ha indicato? Ci sono insomma effettivamente queste scrizioni per dire qualsiasi cosa sulle autogeminanti? Io ho tentato la ricerca nell'OVI, ma ovviamente è più che ostica.
Fuori tema
(Forse a sostegno dell'effettiva popolarità delle dizioni con [ts] singolo in antichità, segnalo che nel dialetto di Norcia si usano dizioni quali [te ren'gra:sjo], ['O:sju] (sì, letti esattamente così!) di contro al "ringrazzio, ozzio" del resto dell'Umbria; questo è in continuità con dizioni tipo ['sampa] "zampa". Scempiamento di [tsts] in [s]? - Nella prima versione dell'intervento ho detto d'essere in dubbio, ma parole come "prezzo" non hanno minimamente questo trattamento e figurano con [tts]).
- Considerato che anche Dante usa "scienza" come bisillabo (
Qual che voi siate, amico, vostro manto / di scienza parmi tal, che non è gioco), e che in una qualche forma la pronunciata dittongata di "cielo" è dovuta esistere, si può dire che tra "dizïone" e "dizione" c'è lo stesso rapporto che c'è tra "scïenza" e "scienza" e ammettere dunque una pronuncia in qualcosa simile a ['SjEntsa] come variante?
Per il resto, sarei assai grato se qualcuno portasse indicazioni per altri riscontri sul raddoppiamento all'epoca di Dante o altre minuzie del tipo di "lèso, fòrse". Per esempio, dove/ove davan già raddoppiamento? (sulla base di un
*ubi et espanso a partire dalle frasi comparative?) o è cosa moderna? E riguardo "se", la mancanza di raddoppiamento nella lingua moderna toscana è posteriore a Dante, sicuramente?