Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

angiolierifan1260
Interventi: 10
Iscritto in data: sab, 11 ott 2025 2:03

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di angiolierifan1260 »

Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:14 Ma no, deriva direttamente dall’aferesi del nom. DISTRĂCTĬO.
Quello sicuro. Ma la stranezza e la possibilità di qualche interferenza galloromanza rimangono... con tutti i latinismi gallicizzati come speziale, condizione ecc. non mi sembra assurdo considerati gli altri argomenti. Inoltre, concesso che la pronunzia con [ts] singolo trasmessa dal clero fosse in uso, come dai testi sembra visto che mancano confusioni (almeno un *gractia o simili in qualche manoscritto te lo aspetteresti, ma non mi pare si trovi pel periodo in oggetto), potrebbe semplicemente aver subito l'influenza delle parole come "gràzia" in cui dopo la vocale accentata c'è quasi sempre un /ts/ singolo (essendo che i gruppi ctj ptj si trovavano principalmente in derivati "rizoatoni" di participi).
Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:14 Presumo di sí. C’è inoltre da sottolineare come la pronuncia scempia di /ʦ/ in questi latinismi sia sempre stato qualcosa di abbastanza artificiale… (Per sposa e rosa intende il diverso timbro della vocale tonica, che nella prima dovette essere chiusa in origine? La s è sempre stata sonora in entrambe le parole.)
Per la questione di sposa e rosa ho avuto uno scivolone io, in realtà era sposa/pensosa. Per il resto: mi pare che il periodo in cui generalmente la perdita della distinzione in queste voci avvenne è attestato come epoca rinascimentale dai grammatici che vi assistettero loro stessi. Dunque non era così artificiale. Toccherebbe di sicuro controllare le scrizioni per avere una risposta vera.
angiolierifan1260
Interventi: 10
Iscritto in data: sab, 11 ott 2025 2:03

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di angiolierifan1260 »

Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:30 No, nessuna consonante in italiano antico o moderno può essere geminata in principio assoluto d’enunciato. Può essere tale in principio di parola se preceduta da parola terminante in vocale che produca raddoppiamento fonosintattico o qualora essa stessa cominci per /ʎ ɲ ʃ ʦ ʣ/.
Mai? Neanche solo a livello fonetico? Son dunque tratto in inganno dal mio italiano mediano in cui "Sciacqualo!" o "Zitto" o "Gnudo?" li direi con [ʃʃ-] o [tts-] o [ɲɲ-] iniziale. Eppure giurerei che quando sento parlare i toscani mi sembra che abbiano lo stesso uso nostro, esclusi ovviamente /b dZ/ la cui autogeminazione è solo non-toscana. E inoltre riguardo la pronuncia standard attuale sicuramente ha la geminazione ad inizio di frase come dimostrato dai filmati che ho mandato prima.

Aggiungo che ho rinvenuto questo filone evidentemente calzante in cui comunque vengono portate delle prove che il grado di geminazione di /ʃ/ postpausale è più che mediocre. E onestamente udendo i doppiatori e i giornalisti che parlano in quella che dovrebb'essere una dizione "neutra" mi pare impossibile non notare che sta più con il /t/ di "gatto" che con quello di "tana" in quanto a intensità, seppur forse meno intenso che nella mia zona dove l'intensità delle autogeminanti postpausali è praticamente identica a una geminazione normale.
Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:30 Dal fatto che si trovano scrizioni fiorentine dugentesche in cui tale raddoppiamento fonetico in confine di parola è raccolto sul piano grafico
Grazie molte, son queste le notizie che cercavo. Potrebbe dare esempi o indicarmi dove dirigermi? Non mi sembra che nel capitolo di Larson da lei mandato fosse presente una giustificazione così approfondita per tal ricostruzione.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5898
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Carnby »

G. M. ha scritto: sab, 11 ott 2025 15:21 Il raddoppiamento si verifica solo se la sequenza risultante è possibile all'interno delle strutture dell'italiano, e una doppia zeta in principio di frase (o qualunque altro fonema consonantico raddoppiato nella stessa posizione) mi sembra impossibile: è sicuro che la gente dica così?
Nel parlato spontaneo toscano le consonanti autogeminanti sono rafforzate in posizione iniziale assoluta; di solito le trascrivo con l’allungamento [t͡sː- d͡zː- ɲː- ʃː- ʎː-] anche se probabilmente è una struttura più simile a quella di [sˈtaːre]. Questo rafforzamento non c’è nell’aretino. In effetti per /t͡ʃ d͡ʒ/ il rafforzamento iniziale si attua con gli allofoni [t͡ʃ d͡ʒ] e in aretino si dice cena [ˈʃeːna] anche in inizio di enunciato
Ultima modifica di Carnby in data dom, 12 ott 2025 11:13, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5664
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Infarinato »

angiolierifan1260 ha scritto: dom, 12 ott 2025 0:15
Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:30 No, nessuna consonante in italiano antico o moderno può essere geminata in principio assoluto d’enunciato. Può essere tale in principio di parola se preceduta da parola terminante in vocale che produca raddoppiamento fonosintattico o qualora essa stessa cominci per /ʎ ɲ ʃ ʦ ʣ/.
Mai? Neanche solo a livello fonetico? […] E inoltre riguardo la pronuncia standard attuale sicuramente ha la geminazione ad inizio di frase come dimostrato dai filmati che ho mandato prima.
«Dimostrato»? :lol: A livello fonetico —l’abbiamo detto— si tratta di un grado medio, che è chiaramente piú forte del grado tenue di /VʃV/, ma che non arriva al grado medio-forte di /Cʃ/ o al forte di /ʃʃ/. Poi, certo, per enfasi etc., si può allungare tutto.
angiolierifan1260 ha scritto: dom, 12 ott 2025 0:15 Aggiungo che ho rinvenuto questo filone evidentemente calzante in cui…
…il me del passato dice esattamente le stesse cose del me del presente. ;)
angiolierifan1260 ha scritto: dom, 12 ott 2025 0:15
Infarinato ha scritto: sab, 11 ott 2025 23:30 Dal fatto che si trovano scrizioni fiorentine dugentesche in cui tale raddoppiamento fonetico in confine di parola è raccolto sul piano grafico
Grazie molte, son queste le notizie che cercavo. Potrebbe dare esempi o indicarmi dove dirigermi?
Può provare a fare ricerche testuali nella banca dati dell’OVI, tenendo conto di tutt’i modi in cui poteva essere scritta una z in antico, ma non sarà facile trovare risultati utili perché le parole con z iniziale sono relativamente poche, e molte edizioni moderne di testi antichi normalizzano la grafia, soprattutto laddove non aggiunge nulla di nuovo, come nel caso dell’autogeminazione di una consonante (allora e tuttora) autogeminante —piú facile trovare trascritta la (comunque saltuaria) rappresentazione del raddoppiamento fonosintattico…
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5664
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto: dom, 12 ott 2025 10:57 Nel parlato spontaneo toscano le consonanti autogeminanti sono rafforzate in posizione iniziale assoluta; di solito le trascrivo con l’allungamento [t͡sː- d͡zː- ɲː- ʃː- ʎː-] anche se probabilmente è una struttura più simile a quella di [sˈtaːre]. Questo rafforzamento non c’è nell’aretino, dove peraltro si dice cena [ˈʃeːna] anche in inizio di enunciato.
Sí, sono rafforzate rispetto alla posizione intervocalica scempia, ma sempre meno rispetto a quella intervocalica geminata. Il paragone con l’aretino è calzante, perché è appunto l’aretino a usare il grado tenue anche in posizione iniziale assoluta.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5898
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Carnby »

Il paragone viene meglio con le affricate perché si può paragonare il grado medio iniziale al grado medio di forza e arzente. Per /ɲ ʎ/ è più difficile dato che dopo sonante si assimilano, comunque si possono associare a fargli e a certe pronunce «trascurate» per corniolo/corgnolo (o anche olio, matrimonio con assimilazione di /j/?). Ho qualche dubbio per /ʃ/ dato che conscio è parola ultra-dotta e mi sembra molto simile al grado forte di pesce.
valerio_vanni
Interventi: 1433
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di valerio_vanni »

Infarinato ha scritto: dom, 12 ott 2025 11:15
Carnby ha scritto: dom, 12 ott 2025 10:57 Nel parlato spontaneo toscano le consonanti autogeminanti sono rafforzate in posizione iniziale assoluta; di solito le trascrivo con l’allungamento [t͡sː- d͡zː- ɲː- ʃː- ʎː-] anche se probabilmente è una struttura più simile a quella di [sˈtaːre]. Questo rafforzamento non c’è nell’aretino, dove peraltro si dice cena [ˈʃeːna] anche in inizio di enunciato.
Sí, sono rafforzate rispetto alla posizione intervocalica scempia, ma sempre meno rispetto a quella intervocalica geminata. Il paragone con l’aretino è calzante, perché è appunto l’aretino a usare il grado tenue anche in posizione iniziale assoluta.
Per il mio parlato spontaneo, concordo con Carnby.

Certo, il grado non è lo stesso di un'intervocalica.
Ma il confronto valido è quello con le altre in posizione iniziale: il grado è diverso. Anche in questo ambito, queste consonanti hanno un tratto che le distingue dalle altre.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5664
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Infarinato »

valerio_vanni ha scritto: dom, 12 ott 2025 12:30 Certo, il grado non è lo stesso di un'intervocalica.
Ma il confronto valido è quello con le altre in posizione iniziale: il grado è diverso. Anche in questo ambito, queste consonanti hanno un tratto che le distingue dalle altre.
E infatti il Giannelli (Toscana, «Pacini», Pisa 2000, p. 22) nelle trascrizioni fonetiche usa il semicrono per queste consonanti in posizione iniziale, e il crono in posizione intervocalica.

Direi che siamo tutti d’accordo: possiamo chiudere qui il fuori tema. :)
Avatara utente
G. M.
Interventi: 3122
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di G. M. »

Fuori tema
Solo un breve intervento per replicare sul punto da me sollevato.
angiolierifan1260 ha scritto: sab, 11 ott 2025 20:21 Si vedano questi due filmati di insegnanti di dizione: […]
Di cui il secondo ha una pronuncia un po' teatralizzata, ma si sente chiaramente che queste due donne adottano una pronuncia geminata [dz:-] [ts:-] dopo pausa.
Ho guardato i due filmati, e posso solo dire che devo essere meno sensibile: fatico a sentire un allungamento iniziale. Dove lo percepisco perché la pronuncia è volutamente enfatica, comunque non lo trovo tanto significativo, e al livello dei fonemi lo interpreterei normalmente come un suono singolo. (Non sono toscano ma settentrionale, di Parma).

Percepisco invece facilmente un contrasto nella lunghezza consonantica (di fonemi autogeminanti) se ci sono condizioni di contorno ad aiutare; per esempio il [ˈɡaːʣa] ipercorretto che oggi si sente di frequente in TV, dove l'allungamento della vocale precedente aiuta a percepire meglio la zeta come scempia.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5664
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Infarinato »

angiolierifan1260 ha scritto: sab, 11 ott 2025 4:03 [C]’è qualche suggerimento da qualche parte di una possibile pronuncia /pEr/ in tempi danteschi? È noto che nel rinascimento la pronuncia chiusa si fosse già affermata […] Però l'etimologia concorderebbe con una possibile pronuncia aperta, che di sicuro è quella volgare che ha portato alle forme tipo par in varie lingue galloromanze.
No, nelle lingue galloromanze, segnatamente in francese antico, l’esito prevalente di /e/ (panromanza) protonica derivante da Ĭ, ĒĔ latine seguite da R è proprio /a/, quindi la cosa non ci dice nulla. D’altra parte sappiamo che il nostro per continua il latino PĔR… Ma l’esito regolare di Ĭ, Ē ed Ĕ latine in sillaba atona finale è proprio /e/, e tale è anche in protonia sintattica.

Quindi l’esito p/e/r è regolarissimo. Semmai, è la vocale aperta in epoca antica di e, e o che ci dovrebbe sorprendere, vista la posizione di protonia sintattica nelle quali sempre si trova(va)no. Ma la frequenza di queste congiunzioni unita all’occasionale posizione prepausale in cui si possono trovare per particolari effetti enfatici ha, con tutta probabilità, fatto sí che la pronuncia (semi)aperta si conservasse piú a lungo.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5664
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Infarinato »

Comunque, tornando all’argomento principale di questo filone, direi che una pronuncia filologicamente vicina a quella di Dante prevede quanto segue:
  1. Osservanza massima del raddoppiamento fonosintattico secondo l’uso toscano moderno: in particolare non ci si dimentichi di da (…e ci si dimentichi di ogni);
  2. Distribuzione di /s z/ intervocaliche secondo l’uso toscano tradizionale (vd. 3);
  3. Ricorso sistematico alla pronuncia tradizionale (la prima o l’unica variante registrata dal DOP), con le seguenti differenze:
    1. Congiunzioni e, e o con vocale aperta,
    2. Preposizioni «disarticolate» a la, de le etc. con /l/ sempre scempia (contrariamente all’uso moderno, le poche volte in cui vi si ricorre… per uno scrupolo pseudofilologico del tutto immotivato),
    3. [i] pienamente sillabico in scienza, coscienza etc.,
    4. [ʦ] scempio in latinismi quali grazia, speziale, nazione (appetto al resto delle voci dotte come concezione, azione e alle voci popolari come pezza),
    5. [ʃ] scempio in parole come baci, [ʧ] in parole come taci e sempre [ʒ] per dolce intervocalica non rafforzata,
    6. Se’ (propriamente, ) /sɛ*/ (con raddoppiamento fonosintattico, quindi) per «[tu] sei» da lat. *SĔS, non ancora apocope di sei (se’ /sɛ/),
    7. Leso con aperta, come ancora registrato dal Fanfani, ma non piú dal DOP,
    8. Altre piccole particolarità, che ora non ricordo. 😅
angiolierifan1260
Interventi: 10
Iscritto in data: sab, 11 ott 2025 2:03

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di angiolierifan1260 »

Infarinato ha scritto: dom, 12 ott 2025 19:58
  1. Leso con aperta, come ancora registrato dal Fanfani, ma non piú dal DOP,
  2. Altre piccole particolarità, che ora non ricordo. 😅
Comunque, se non vado errato, un'altra particolarità che oggi è quantomeno non standard è la ò aperta in "fòrse", secondo etimologia.
angiolierifan1260
Interventi: 10
Iscritto in data: sab, 11 ott 2025 2:03

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di angiolierifan1260 »

Infarinato ha scritto: dom, 12 ott 2025 19:58 Comunque, tornando all’argomento principale di questo filone, direi che una pronuncia filologicamente vicina a quella di Dante prevede quanto segue:
[…]
(Scrivo questa risposta la seconda volta in quanto la prima credo di non averla inviata e che si sia persa). Rin['gra:tsjo] :D molto per tutte le risposte e indicazioni. Inoltre mi scuso per le mie lacune in materia di fonotattica, che han fatto perder tempo un po' a tutti i partecipanti.

Quindi, presumo che la questione di "per" si possa dir quetata. Tra l'altro siciliano e napoletano indicano una pronuncia semiaperta /E nE O/ e una semichiusa /per/ (pi(r)/pri sic.; pe (ridotto a scevà a differenza degli altri tre) nap. - e anche in italiano per quel che vale la pronuncia prediletta dai napoletani è semichiusa), in cui è forse da leggere una chiusura molto antica di per. Di sicuro la posizione enfatica in frasi del tipo "O questo O quello" avrà contribuito come lei indica sapientemente.

Tuttavia, mi rimangono alcuni dubbi:
- Mi pare chiaro ch'abbia più senso che le autogeminanti attuali fossero tali anche in italiano antico. Tuttavia, considerato che /ts dz/ tolleravano parole con /-n -l -r/ davanti, e il fatto sospetto dell'accettazione troppo buona del nesso /-ts-/ singolo nei latinismi in totale violazione della fonotattica, a cui dai manuscritti onestamente non mi sembra di dedurre molte ritrosie anche dal popolo, c'è di fatto qualche prova che fossero davvero autogeminanti? Se così fosse, si dovrebbe postulare che i fiorentini di fatto riconoscessero due categorie di autogeminanti di cui una però, quella di /S/, non prendeva l'articolo debole "su base etimologica"… o invece che una spiegazione "etimologica" se ne vuol dare una articolatoria, ovvero: "il problema di [n SS] è più l'accostamento proibitorio in primis tra [n] e [S] che la sequenza /nCC/, e /nts ndz/ vengono accettati perché si trovano già dentro le parole, mentre /nS/ no"? Qualche studioso lo ha indicato? Ci sono insomma effettivamente queste scrizioni per dire qualsiasi cosa sulle autogeminanti? Io ho tentato la ricerca nell'OVI, ma ovviamente è più che ostica.
Fuori tema
(Forse a sostegno dell'effettiva popolarità delle dizioni con [ts] singolo in antichità, segnalo che nel dialetto di Norcia si usano dizioni quali [te ren'gra:sjo], ['O:sju] (sì, letti esattamente così!) di contro al "ringrazzio, ozzio" del resto dell'Umbria; questo è in continuità con dizioni tipo ['sampa] "zampa". Scempiamento di [tsts] in [s]? - Nella prima versione dell'intervento ho detto d'essere in dubbio, ma parole come "prezzo" non hanno minimamente questo trattamento e figurano con [tts]).
- Considerato che anche Dante usa "scienza" come bisillabo (Qual che voi siate, amico, vostro manto / di scienza parmi tal, che non è gioco), e che in una qualche forma la pronunciata dittongata di "cielo" è dovuta esistere, si può dire che tra "dizïone" e "dizione" c'è lo stesso rapporto che c'è tra "scïenza" e "scienza" e ammettere dunque una pronuncia in qualcosa simile a ['SjEntsa] come variante?

Per il resto, sarei assai grato se qualcuno portasse indicazioni per altri riscontri sul raddoppiamento all'epoca di Dante o altre minuzie del tipo di "lèso, fòrse". Per esempio, dove/ove davan già raddoppiamento? (sulla base di un *ubi et espanso a partire dalle frasi comparative?) o è cosa moderna? E riguardo "se", la mancanza di raddoppiamento nella lingua moderna toscana è posteriore a Dante, sicuramente?
Ultima modifica di angiolierifan1260 in data lun, 13 ott 2025 21:08, modificato 1 volta in totale.
Ligure
Interventi: 413
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di Ligure »

Fuori tema
G. M. ha scritto: dom, 12 ott 2025 15:37 Solo un breve intervento per replicare sul punto da me sollevato.
angiolierifan1260 ha scritto: sab, 11 ott 2025 20:21 Si vedano questi due filmati di insegnanti di dizione: […]
Di cui il secondo ha una pronuncia un po' teatralizzata, ma si sente chiaramente che queste due donne adottano una pronuncia geminata [dz:-] [ts:-] dopo pausa.
Ho guardato i due filmati, e posso solo dire che devo essere meno sensibile: fatico a sentire un allungamento iniziale. Dove lo percepisco perché la pronuncia è volutamente enfatica, comunque non lo trovo tanto significativo, e al livello dei fonemi lo interpreterei normalmente come un suono singolo. (Non sono toscano ma settentrionale, di Parma).

Percepisco invece facilmente un contrasto nella lunghezza consonantica (di fonemi autogeminanti) se ci sono condizioni di contorno ad aiutare; per esempio il [ˈɡaːʣa] ipercorretto che oggi si sente di frequente in TV, dove l'allungamento della vocale precedente aiuta a percepire meglio la zeta come scempia.
Dal momento che - abitualmente - non seguo trasmissioni televisive, chiedo conferma della diffusione (in tale contesto) di pronunce degeminate per "Gaza" e quale/i possa(no) esserne la/e ragione/i.
Approfitto per complimentarmi per le competenze rese disponibili e ringraziare lei, Infarinato e tutti i partecipanti che hanno fornito ai lettori l'occasione per un "ripasso" piacevole, ma adeguatamente strutturato, sulle tematiche affrontate.
Avatara utente
G. M.
Interventi: 3122
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: Minuzie fonetiche del fiorentino al tempo di Dante

Intervento di G. M. »

Fuori tema
Ligure ha scritto: lun, 13 ott 2025 8:13 Dal momento che - abitualmente - non seguo trasmissioni televisive, chiedo conferma della diffusione (in tale contesto) di pronunce degeminate per "Gaza" e quale/i possa(no) esserne la/e ragione/i.
Per non allungare il fuoritema, le rispondo in un altro filone.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 0 ospiti