Mah?

Certo, se una polirematica quale
falso artificiale o un superlativo come
ultrafalso dovessero prendere piede come traducenti di
deepfake, dovremmo senz’altro accettarli di buon grado. Tuttavia, finché ciò non accade (se mai accadrà), quello non è il senso che spontaneamente attribuiremmo alle due locuzioni,
falso artificiale facendo piuttosto pensare, com’è stato detto, a un «falso non naturale» (che nella migliore delle ipotesi è una tautologia, nella peggiore un nonsenso), e
ultrafalso significando invece di per sé «falsissimo», che normalmente è qualcosa di cosí palesemente falso da risultare il contrario del concetto che qui vorrebbe tradurre.
Ma forse bisogna fare un passo indietro… Se è vero che il
deep di
deepfake si riferisce a
deep learning «apprendimento» profondo», branca del
machine learning «apprendimento automatico» (ma l’
OED prudentemente aggiunge «apparently»), e non a
deep in quanto tale, cioè «profondo», è altrettanto vero che dall’anglofono medio quel
deep viene spontaneamente percepito proprio come «profondo», nel senso di «generato in modo non superficiale o abbozzato» (si notino i già citati antonimi
cheapfake e
shallowfake).
All’epoca in cui
skyscraper veniva reso senza troppi problemi con
grattacielo si sarebbe detto banalmente
falso profondo. Oggigiorno
falso iperrealistico rimane per me l’opzione migliore.