- Nello stesso giorno a Sara, figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre [...] (Tobia 3:7, CEI 2008)
M'è venuto spontaneo intenderlo come /raɡu.ɛ̍le/, con /u/ e non /w/, probabilmente influenzato dalle /u/ di termini dotti come contig/u/o, attig/u/o, ambig/u/o, dove pure /w/ sarebbe fonotatticamente possibile. Ho provato a cercarne attestazioni chiarificatrici; ne ho trovata una dove ha sicuramente /w/ in poesia (La casa di Raguele settenario), e ho visto che ha identicamente /w/ nel Vocabolario universale curato da Bernardo Bellini, dov'è sillabato Ra-guè-le. E Rag/w/ele anche qui, qui, qui, qui... M'è tornato allora in mente quello che diceva l'Infarinato su Chiovia:
Ho ipotizzato: forse la pronuncia di -guo come /-ɡuo/ (e non /-ɡwo/) è dovuta al fatto che lì in latino abbiamo -gŭus e italianizzando s'imita la pronuncia latina ecclesiastica con /-uu-/ (e non un poco pronunciabile /-wu-/), mentre in Raguele nessun problema pratico di pronuncia s'oppone a -g/w/e-? O non c'entra nulla e la spiegazione della divergenza è un'altra?Infarinato ha scritto: lun, 07 mar 2022 10:26 Quanto alla pronuncia di Chiovia in italiano (e in latino ecclesiastico), /kjɔ̍vja/ mi sembra davvero l’unica possibilità…
Poi ho cercato ancora e ho trovato, in uno stesso testo, svariate attestazioni di Raguele dove stavolta ha sicuramente /-u.-/... Qui ugualmente, mi pare; e qui.
Aiutatemi a sbrogliare questa matassa...

Fuori tema
[*Che ho scoperto essere la forma italiana del Reuel noto anche ad alcuni italiani grazie a J. R. R. (= John Ronald Reuel) Tolkien.]