12xu ha scritto: sab, 17 mag 2025 12:30
Ah, vedo che anche lei non si fa problemi a usare la lingua in modo poco convenzionale quando serve. Eppure ricordo grande rimostranza da parte sua quando usai "comunezza", nonostante sia più attestata di ambe "illiberato" e "inemerso" secondo le statistiche di
Libri di Google. Vede che la lingua italiana è più flessibile e potente di quanto reputa? L'importante, alla fine, è la chiarezza
Esattamente: «quando serve». Quando non serve, come nel caso di «comunezza», non esito a farlo notare (a tal proposito la invito a rileggersi
quel che scrissi). Qui serve, perché nel registro poetico anche la forma delle parole è importante, a differenza del registro neutro: una buona traduzione di un testo poetico, come quello, deve tenere di conto dell'impressione, delle connotazioni, non solo a livello di singole parole, ma dell'intero periodo e dell'intero componimento, che il testo esercita sul lettore originale, e tentare di riprodurle. Per tentare di riprodurre l'impressione di parole inesistenti nella lingua originale, come "unrise", oppure usate secondo un significato etimologico non comune, come "unfree" che ha un significato storico di "ignobile", poi "servile", bisogna usare termini costruiti secondo la stessa maniera. Tuttavia questa è un'esigenza che nasce dall'unione dell'attività, la traduzione, dell'ambito, la poesia, del testo, la parola originale di riferimento, e non è qualcosa di generalmente necessario, né, tantomeno, è necessario o anche solo consigliabile per un registro neutro e generico. Infatti qui c'è anche l'esigenza, tutta poetica, di mantenere la simmetria, se non l'allitterazione, tra i termini "unrisen" ed "unfree".
Giusto per capirsi: non sto proponendo di usare "illiberato" o "inemerso", se non come occasionalismi dovuti all'ambito particolare della poesia di Whitman, a differenza di com'ella faceva con la sua «comunezza». Anche tenendo conto che la sua «comunezza» era già esprimibile con altre parole più note, più comprensibili, più precise, mentre queste no.
12xu ha scritto: sab, 17 mag 2025 12:30
Volendo essere più fedeli possibile, si potrebbe tradurre come "io con occhi di talpa, indesorto a gallanza e visione - illibero". Eviterei "illiberato" perché non è
unfreed, ma
unfree.
La mia era una proposta buttata lì, emendabile e migliorabile, ma certamente non così. Tanto per cominciare "buoyancy" è una parola che, seppur tecnica, è tutt'altro che inusuale od arcana in inglese: tradurla con "gallanza" è, senza mezzi termini, un errore. Poi, "indesorto" è tutt'altro che trasparente: anche se, prima di Whitman, le persone ad usare "unrisen" saranno state tre o quattro in totale, il significato in inglese è immediato. Ancora, tradurre "vision" con "visione" non mi convince per niente; io lo interpreto come "vista", l'atto del vedere fisicamente da parte del poeta, cioè "il vedere".
Ho usato il verbo "emergere", invece che "sorgere", per concordanza con il galleggiare. Non mi sento di escludere però un parallelo tra l'uso cristiano di "rise" e questo.