Se qualcun altro ne vuole approfittare, faccia pure…

Scrivere testi farciti di parole incomprensibili anche a persone di robusta esperienza lessicografica non è segno di grande perizia. Al contrario, è cosa facile e poco costosa: basta avere sottomano un discreto dizionario, saperlo consultare e “buttare tra i piedi del lettore” (diceva Karl Kraus) parole di colore oscuro.
Naturalmente non tutte le parole rarissime sono un inutile lusso. Parecchie, forse tutte, hanno avuto un giorno o hanno oggi un contesto linguistico e una situazione interattiva in cui sono state e sono opportunamente adoperabili per farsi capire e capire. Una lingua ci offre sempre risorse per lottare contro l’inesprimibile, traendolo alla luce della comprensione anche con l’aiuto di parole rare e poco note, se e quando occorre. L’errore non sta nell’adoperare parole rare o tecniche e poco note, ma nell’adoperarle fuori dei contesti e delle situazioni in cui esse sono opportune, cioè utili più di altre a trasmettere un dato contenuto a un interlocutore dato. Fuori di questa duplice condizione di adeguatezza al contenuto e al destinatario, mettere tra i piedi del prossimo parole che non sa è (continuava ironicamente Karl Kraus) un segno di cattiva educazione.
Ci imbattiamo qui [in una] seconda conseguenza che può trarsi nel confronto tra le sterminate risorse lessicali potenziali di una lingua nella sua interezza e quelle assai più limitate di parlanti anche assai colti. La seconda conseguenza (finemente osservata già da Giacomo Leopardi) è che, talora anche in perfetta buona fede, abituati a muoverci entro un certo campo di esperienza con un particolare bagaglio di parole specifiche, le esportiamo in altri contesti, con estranei a quel campo di esperienza e di discorsi. In buona fede, anche in buona fede, ci mostriamo krausianamente maleducati e, in definitiva, sbadati verso gli altri e perfino sciocchi. […] Insomma, il ricchissimo sistema potenziale di una lingua ha molte norme d’uso diversificate a seconda dei contesti, delle situazioni e degli interlocutori.