Valore consecutivo per/gerundio

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Moderatore: Cruscanti

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felixlis
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Iscritto in data: sab, 09 lug 2011 12:05

Valore consecutivo per/gerundio

Intervento di felixlis »

Ciao a tutti! Sono un nuovo utente e vorrei chiedere:
E' più corretto scrivere "l'esercito polacco entrò a Mosca nel 1610, per venirne poi ricacciato due anni dopo" (per quanto i Polacchi non avessero certo lo scopo di essere cacciati via) oppure "l'esercito polacco entrò a Mosca nel 1610, venendone poi ricacciato due anni dopo"? Forse sono corrette ambedue le forme?
Grazie :)
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Salve, Felixlis, e benvenuto! :)

Le due formulazioni sono corrette. La costruzione con per e l’infinito, rispetto al gerundio, accentua di piú la consecuzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
Moderatore «Dialetti»
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Intervento di Brazilian dude »

Io avevo sempre pensato che l'infinito con funzione temporale, che ho anche visto qualche volta in portoghese e in ceco, fosse una contaminazione dell'inglese.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non so a quale costrutto inglese si riferisca, ma in italiano questa costruzione è antica (e, credo, indigena). Ho scelto questi esempi fra la gran mole a disposizione.

Lasso, ei m’aperse un sol felice e chiaro
per poi lasciarmi in tenebre ed in pene;
prese il crudele a sollevarmi in alto
per far maggior del precipizio il salto.
(Marino, Adone) [= lasciandomi poi)

Con chi conosce la roba, non si domanda piú del giusto. Il solito è di domandar venti lire, per poi discendere ad una lira alla volta sino alle undici. (Goldoni, La bancarotta) [= discendendo poi]

M’innamorai di te... fatal momento!
Sposo mio t’accettai. Crebbe in me brama
d’esser mortale, come tu, di correre
la stessa sorte tua, d’esserti unita,
e di teco morir, per poi seguirti
dopo la morte ancor. Chiesi tal grazia,
(ché lo poteva) al Re, Monarca nostro.
(Gozzi, La donna serpente) [= seguendoti poi]
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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