«Babbo» e «papà»
Moderatore: Cruscanti
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«Babbo» e «papà»
Sto traducendo un testo per adolescenti, e diverse volte occorre la parola inglese dad, da tradurre o babbo o papà (non padre ovviamente). La differenza fra i due termini è di tipo diatopico, con il primo concentrato soprattutto in Toscana, ma anche in alcune regioni meridionali (non in Sicilia però!), e il secondo prevalentemente al Settentrione.
Guardando un po' alla "italianità" dei due termini, babbo è attestato dal secolo XIV (già in Dante), mentre papà è attestato dal secolo XVI, e deriva dal francese papa, sempre stando al Devoto-Oli (volevo controllare sul TLIO ma non si apre il sito). Comunque sono entrambe voci onomatopeiche, che riprendono la lallazione tipica del bambino, che inizialmente produce soprattutto bilabiali come e [p] (ed infatti queste parole sono simili in moltissime lingue, almeno quelle europee, che io sappia).
A ogni modo, usando babbo sembra che ormai stoni un po', bombardati come siamo da papà, usato spessissimo nei film. La mia domanda è: ci sono alcune restrizioni nell'uso di babbo, oppure si tratta solo ed esclusivamente di una distinzione diatopica?
Guardando un po' alla "italianità" dei due termini, babbo è attestato dal secolo XIV (già in Dante), mentre papà è attestato dal secolo XVI, e deriva dal francese papa, sempre stando al Devoto-Oli (volevo controllare sul TLIO ma non si apre il sito). Comunque sono entrambe voci onomatopeiche, che riprendono la lallazione tipica del bambino, che inizialmente produce soprattutto bilabiali come e [p] (ed infatti queste parole sono simili in moltissime lingue, almeno quelle europee, che io sappia).
A ogni modo, usando babbo sembra che ormai stoni un po', bombardati come siamo da papà, usato spessissimo nei film. La mia domanda è: ci sono alcune restrizioni nell'uso di babbo, oppure si tratta solo ed esclusivamente di una distinzione diatopica?
Re: «Babbo» e «papà»
Quali regioni meridionali? Da quello che so, babbo è concentrato in Toscana (ma a Lucca si dice pappà), in Romagna e in qualche zona di Marche e Umbria.Andrea Russo ha scritto:Sto traducendo un testo per adolescenti, e diverse volte occorre la parola inglese dad, da tradurre o babbo o papà (non padre ovviamente). La differenza fra i due termini è di tipo diatopico, con il primo concentrato soprattutto in Toscana, ma anche in alcune regioni meridionali
Direi che non ci siano particolari restrizioni, se non la preferenza locale per una forma o l'altra.Andrea Russo ha scritto:A ogni modo, usando babbo sembra che ormai stoni un po', bombardati come siamo da papà, usato spessissimo nei film. La mia domanda è: ci sono alcune restrizioni nell'uso di babbo, oppure si tratta solo ed esclusivamente di una distinzione diatopica?
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Re: «Babbo» e «papà»
Ha ragione, avrei dovuto specificare. Stando alle risposte di alcuni utenti (per esempio qui) è usato in Emilia-Romagna, Campania, in Sardegna e pure Napoli!Carnby ha scritto:Quali regioni meridionali? Da quello che so, babbo è concentrato in Toscana (ma a Lucca si dice pappà), in Romagna e in qualche zona di Marche e Umbria.Andrea Russo ha scritto:Sto traducendo un testo per adolescenti, e diverse volte occorre la parola inglese dad, da tradurre o babbo o papà (non padre ovviamente). La differenza fra i due termini è di tipo diatopico, con il primo concentrato soprattutto in Toscana, ma anche in alcune regioni meridionali

Babbo (babbu) è diffuso anche in Corsica. 

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Ma anche in Toscana (e Corsica) padre e madre non sono forme popolari (che sarebbero state patre e matre): si tratta di voci «eleganti» che hanno l'occlusiva sonora «settentrionale». Si usano in tutti i contesti dove nell'italiano corrente si userebbe la forma padre: per es. anche in una frase come i' babbo di' mi' canino è un pastore tedesco; in Corsica si parla addirittura de i babbi di a patria. Ci sono comunque le forme popolari pa' e ma' (da padre – non da papà – e madre), diffuse anche in Toscana nel registro colloquiale.Infarinato ha scritto:…E in Sardegna, dove vale anche «padre».
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Mi potrebbe dire di piú sulle forme patre e matre? Ho sempre creduto fossero cultismi e non esiti naturali, di tradizione ininterrotta, di patre(m) e matre(m). Sono ancora usate in qualche area della Toscana e dalle persone piú anziane, oppure sono irremediabilmente arcaiche? E padre e madre, colla loro dentale sonora, a quale influenza si debbono?Carnby ha scritto:Ma anche in Toscana (e Corsica) padre e madre non sono forme popolari (che sarebbero state patre e matre): si tratta di voci «eleganti» che hanno l'occlusiva sonora «settentrionale».
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Ciao a tutti,
scusate l'intervento.
Vorrei aggiungere che a Roma pa' e ma' esistono anche come troncature di papà e mamma al vocativo, sullo stile di France', Vale' etc.: a Roma infatti si usa troncare i nomi sulla sillaba accentata nelle vocazioni.
Inoltre, mio nonno, sempre a Roma, veniva chiamato babbo, in particolare da mia zia, sua nuora. Non so dirvi con certezza se fosse una sua iniziativa da originaria del basso Lazio o se fosse un suo adeguarsi ad un eventuale uso di provenienza della famiglia d'origine di mio nonno, cioè ad un influsso di Benevento, da cui venivano i miei bisnonni.
La terza opzione è un uso minoritario romano.
Continuo a seguirvi.
Bdp
scusate l'intervento.
Vorrei aggiungere che a Roma pa' e ma' esistono anche come troncature di papà e mamma al vocativo, sullo stile di France', Vale' etc.: a Roma infatti si usa troncare i nomi sulla sillaba accentata nelle vocazioni.
Inoltre, mio nonno, sempre a Roma, veniva chiamato babbo, in particolare da mia zia, sua nuora. Non so dirvi con certezza se fosse una sua iniziativa da originaria del basso Lazio o se fosse un suo adeguarsi ad un eventuale uso di provenienza della famiglia d'origine di mio nonno, cioè ad un influsso di Benevento, da cui venivano i miei bisnonni.
La terza opzione è un uso minoritario romano.
Continuo a seguirvi.
Bdp
Per quanto ne so io, sono del tutto fuori dall'uso; in alcune zone vicine alla Toscana mi sembra che si usino pare e mare, ma non saprei dire se si tratta dell'esito «normale» locale delle forme latine o di una lenizione ulteriore di padre e madre.Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi potrebbe dire di piú sulle forme patre e matre? Ho sempre creduto fossero cultismi e non esiti naturali, di tradizione ininterrotta, di patre(m) e matre(m). Sono ancora usate in qualche area della Toscana e dalle persone piú anziane, oppure sono irremediabilmente arcaiche?
Si devono naturalmente al prestigio delle parlate settentrionali, che è esistito fin dai tempi di Dante (gran cultore della parlata bolognese). In realtà, almeno per la velare sonora, gli esempi indigeni toscani sono talmente tanti che forse è necessario ricorrere a qualche ipotesi aggiuntiva (e teniamo anche conto che nel vernacolo toscano /-kr-/ latino passa normalmente a /-gr-/).Ferdinand Bardamu ha scritto:E padre e madre, colla loro dentale sonora, a quale influenza si debbono?
Se parlo velocemente mi accorgo di dire mi'pathre, mentre lo stesso non succede se dico mi'madre, lo dico con la d. E' strano!
Pare e Mare sono comprensibili e spegabili allo stesso modo di Pietro che facilmente diventa Piero, però non mi ricordo di aver sentito queste forme in Toscana. Bisogna pensare ad un nome gridato nei campi : Pieee-(t)-rooo! O anche : Pieee- ooo! La t non si sente e si salta tranquillamente, e questo è documentato anche in qualche toponimo antico.
Pare e Mare sono comprensibili e spegabili allo stesso modo di Pietro che facilmente diventa Piero, però non mi ricordo di aver sentito queste forme in Toscana. Bisogna pensare ad un nome gridato nei campi : Pieee-(t)-rooo! O anche : Pieee- ooo! La t non si sente e si salta tranquillamente, e questo è documentato anche in qualche toponimo antico.
Piero è prevalente in Toscana, ma è verosimilmente un'importazione francese, perché la lenizione /-tr-/ > /∅/ è «troppo» anche per l'italiano settentrionale (che infatti ha /-dr-/, cfr. i cognomi Pedretti e Pedersoli).Scilens ha scritto:Ci sono toponimi che documentano anche in Toscana un S.Pietro che diventa S.Piero e diminutivi
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