Infarinato ha scritto:Sí, e opzionalmente con sintagmi introdotti da numerali: si veda la Grammatica dell’italiano antico di Renzi e Salvi —sono «in transito» e non posso dare riferimenti piú precisi al momento…
Eccoli: G. Salvi & L. Renzi (a cura di),
Grammatica dell’italiano antico, Bologna 2010, «Il Mulino», vol. II, cap. 28, pp. 1135–8. Appare chiaro come dai pronomi e dai sintagmi introdotti da numerali il
di si sia poi esteso a tutti gli altri sintagmi nominali.
Comunque, l’italiano non è il solo, fra le lingue romanze, a usare un continuatore di
de per il secondo termine di paragone (e poche sono le lingue che usa[va]no un continuatore di
quam —di
quam,
non di
quid 
): si veda, ad esempio,
quest’articolo di Salvi, p. 34.
Inoltre, a complemento dell’interessante «carrellata» di Brazilian dude sarà bene ricordare che anche una lingua classica come il greco antico ricorreva al genitivo per il secondo termine di paragone (a patto che il primo fosse al nominativo o all’accusativo), il che si spiega probabilmente col valore [occasionalmente] ablativale del genitivo greco (essendo, com’è noto, ablativo, locativo e strumentale indoeuropei confluiti in genitivo e dativo greci).