Successora è attestato in Sarpi (unica occorrenza nella BIZ[a]):
...e questo perché il re Filippo, per tener un piede in quel regno, aveva trattato di dar Isabella, sorella e successora di quello, a Carlo, suo figlio... (Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, 1619)
Spesso i femminili in -ora hanno una connotazione negativa o scherzosa o popolare (mi viene in mente traditora al posto di traditrice) e questo forse ha spinto a favore di succeditrice. I verbi in -`dere infatti fanno di norma il sostantivo femminile in -ditrice: difendere > difenditrice, evadere > evaditrice, intendere > intenditrice, offendere > offenditrice, vendere > venditrice, ecc.
Per quanto attiene a predecessore, bisogna dire anzitutto che non deriva da precedere ma dal lat. tardo praedecessor –oris, comp. di prae- «pre-» e decessor -oris «chi lascia una carica», der. di decedĕre «andar via, ritirarsi». (Treccani) Un improbabile *predeceditrice sarebbe stato oltretutto di difficile pronuncia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
La forma *preceditrice oggi è considerata errata, ma era regolarmente in uso fino a due secoli fa. Come si può vedere in questo collegamento.
Se ne è parlato anche qui.
Era in uso anche successora.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi) «Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Fausto Raso ha scritto:La forma *preceditrice oggi è considerata errata, ma era regolarmente in uso fino a due secoli fa.
Sí, ma preceditrice, caro Fausto, è il femminile di precessore, non di predecessore, che, com’ha detto giustamente Marco, dovrebbe invece essere *predeceditrice. ;)
Sí, gentile Infarinato, ho fatto un po' di confusione.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi) «Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»