Non direi che è d’obbligo, cosí come non è obbligatorio scrivere osservatòri per distinguerlo da osservatóri, ecc. Nelle coppie unidivergenti il segnaccento può servire solo in contesti davvero ambigui.Ferdinand Bardamu ha scritto:...forum diventa fòro (il segnaccento è d'obbligo per evitare di confonderlo con fóro, ‹buco›)...
Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
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Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Del 1982... Oggi dove mai lo si trova?Carnby ha scritto:Però SUA (anzi S.U.A.) compare come traducente di USA/U.S.A. nell'Hazon Garzanti (XXX edizione) del 1982.Andrea Russo ha scritto:Figuriamoci se noi ci mettiamo a scrivere SUA, sarebbe uno scandalo!
Se può consolarla, anche i germanofoni scrivono USA (e lo pronunciano come è scritto) invece di VSA/VSvA (Vereinigte Staaten von Amerika).
Grazie della precisazione sul tedesco; però VSA credo che sia impronunciabile (e men che meno VSvA), al contrario d'un agilissimo USA.
Nel DOP si trova l'abbreviazione – secondo me più naturale – «S. U.» (= Stati Uniti).
Correggo: il Duden prevede per USA sia la pronuncia «staccata» [ʔu:ʔɛs'ʔa] che ['ʔu:za]; non è molto più scomoda la pronuncia staccata di un ipotetico [faʊʔɛs'ʔa].Andrea Russo ha scritto:Grazie della precisazione sul tedesco; però VSA credo che sia impronunciabile (e men che meno VSvA), al contrario d'un agilissimo USA.
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Leggevo in rete, qualche tempo fa, che l'italiano starebbe perdendo i registri che stanno convergendo verso un livello medio.
Riflettendoci mi sono accorto di riconoscermi in questo: non ci sono grandi differenze tra come scrivo e come parlo, e in nessuno dei due ambiti ho grandi varianti per occasioni differenti.
Riguardo ai forestierismi penso che ce ne sia un afflusso eccessivo e non necessario, ma non sono integralista.
Parecchi secondo me sono già integrati nella lingua al punto che non li sento più come parole straniere. A volte le alterno casualmente con i sinonimi italiani: scrivo / dico "mail" [meil] tanto quanto "posta elettronica" (o solo "posta" se basta nel contesto), "disco fisso" quanto "hard disk" [ardisk] (con il piccolo rilascio sonoro finale, che ascoltato da un inglese sarebbe trascritto con una vocale finale).
Anni fa ero convinto che fosse giusto pronunciare le parole straniere in maniera corretta per le singole lingue ma era una convinzione parecchio legata alla scarsa conoscenza delle stesse e (di fatto) a una pronuncia comoda per la mia lingua madre.
Imparando meglio la pronuncia lingua inglese (parlo di questa perché altre straniere non ne ho approfondite) sono giunto alla conclusione che una parola inglese pronunciata bene spesso sia un pugno in un occhio dentro una frase italiana.
Quindi opto per dei compromessi, non italianizzazioni complete ma comunque parecchio spostati verso la pronuncia italiana. Le consonanti finali personalmente non mi fanno sembrare una parola straniera, altre caratteristiche sì. Ad esempio vocali o consonanti non esistenti qui, consonanti finali sorde (in particolare le occlusive, vedere ad esempio sopra "hard disk" in cui metto un rilascio sonoro), esse non assimilata alla consonante seguente etc.
Riflettendoci mi sono accorto di riconoscermi in questo: non ci sono grandi differenze tra come scrivo e come parlo, e in nessuno dei due ambiti ho grandi varianti per occasioni differenti.
Riguardo ai forestierismi penso che ce ne sia un afflusso eccessivo e non necessario, ma non sono integralista.
Parecchi secondo me sono già integrati nella lingua al punto che non li sento più come parole straniere. A volte le alterno casualmente con i sinonimi italiani: scrivo / dico "mail" [meil] tanto quanto "posta elettronica" (o solo "posta" se basta nel contesto), "disco fisso" quanto "hard disk" [ardisk] (con il piccolo rilascio sonoro finale, che ascoltato da un inglese sarebbe trascritto con una vocale finale).
Anni fa ero convinto che fosse giusto pronunciare le parole straniere in maniera corretta per le singole lingue ma era una convinzione parecchio legata alla scarsa conoscenza delle stesse e (di fatto) a una pronuncia comoda per la mia lingua madre.
Imparando meglio la pronuncia lingua inglese (parlo di questa perché altre straniere non ne ho approfondite) sono giunto alla conclusione che una parola inglese pronunciata bene spesso sia un pugno in un occhio dentro una frase italiana.
Quindi opto per dei compromessi, non italianizzazioni complete ma comunque parecchio spostati verso la pronuncia italiana. Le consonanti finali personalmente non mi fanno sembrare una parola straniera, altre caratteristiche sì. Ad esempio vocali o consonanti non esistenti qui, consonanti finali sorde (in particolare le occlusive, vedere ad esempio sopra "hard disk" in cui metto un rilascio sonoro), esse non assimilata alla consonante seguente etc.
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Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
Parlo l'italiano che uso in Cruscate, per esempio dico Nuova Iorca (ormai lo fo per abitudine). La principale differenza tra il mio italiano nella vita di tutt'i giorni e quello di Cruscate è che ricorro il meno possibile alle forme di cortesia. Qui le uso sia nei messaggi sia negli interventi perché obbligatorio, pena l'esclusione da Cruscate.Jonathan ha scritto:Penso che il titolo da sé dica già quasi tutto: come vi regolate nel parlato e nello scritto di tutti i giorni, specie nelle occasioni meno formali, quando comunicate con persone (siano essi familiari, amici
Trovavo ridicolo il RF dopo come e da, mentre ora trovo strana la mancata cogeminazione. Dicevo skateboard e ora dico schèttino. Ci sembra strano tutto ciò a cui non siamo abituati.
Forse perché c'è il rischio di confonderlo con un comandante delle navi Costa (tantopiù che in italiano il segnaccento sulle parole non tronche non è obbligatorio)?Flipper ha scritto:Ma perché schèttino non c'è nei traducenti?
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Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
A regola, si dovrebbe parlare di Nuova Eboraco. :Dfiorentino90 ha scritto:Parlo l'italiano che uso in Cruscate, per esempio dico Nuova Iorca (ormai lo fo per abitudine).
Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
Ancora meglio: "Nuova Asterdama".
E non ha paura della reazione altrui?fiorentino90 ha scritto:Parlo l'italiano che uso in Cruscate, per esempio dico Nuova Iorca (ormai lo fo per abitudine).Jonathan ha scritto:Penso che il titolo da sé dica già quasi tutto: come vi regolate nel parlato e nello scritto di tutti i giorni, specie nelle occasioni meno formali, quando comunicate con persone (siano essi familiari, amici
Dicevo skateboard e ora dico schèttino. Ci sembra strano tutto ciò a cui non siamo abituati.
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Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
Alcune persone sono abituate al mio italiano, altre no, ma non vedo il problema. In certe occasioni formali (in ambito lavorativo, per esempio), invece, non posso permettermi questa libertà perché non ho modo di dare spiegazioni. Tuttavia, uso sempre indirizzo di posta elettronica, mai e-mail. Grazie a voi cruscanti!Apani ha scritto:Ancora meglio: "Nuova Asterdama".
E non ha paura della reazione altrui?fiorentino90 ha scritto:Parlo l'italiano che uso in Cruscate, per esempio dico Nuova Iorca (ormai lo fo per abitudine).Jonathan ha scritto:Penso che il titolo da sé dica già quasi tutto: come vi regolate nel parlato e nello scritto di tutti i giorni, specie nelle occasioni meno formali, quando comunicate con persone (siano essi familiari, amici
Dicevo skateboard e ora dico schèttino. Ci sembra strano tutto ciò a cui non siamo abituati.
La mia nonna diceva Nova Iorca (in dialetto calabrese), io dico Nuova Iorca (in italiano)!!!Infarinato ha scritto:A regola, si dovrebbe parlare di Nuova Eboraco. :Dfiorentino90 ha scritto:Parlo l'italiano che uso in Cruscate, per esempio dico Nuova Iorca (ormai lo fo per abitudine).
Gli amici cruscanti usano rollopattino, ma io avevo proposto schèttino perché graficamente e foneticamente vicino a skate, termine col quale la tavola a rotelle (già registrato e simile al francese planche à roulettes) è conosciuta. Lo schèttino propriamente sarebbe uno dei due pattini con le ruote (che io chiamerei rollopattini), però non è molto comune. Inoltre, anche in inglese familiarmente si dice skate al posto di skateboard e poi lo "schettino" in gergo è lo skateboard costruito in casa.Flipper ha scritto:Ma perché schèttino non c'è nei traducenti?
Lo schèttino è nato prima di Schettíno, è già registrato nei vocabolari (anche se con significato leggermente diverso) e comunque quasi tutt'i cognomi sono identici o simili a nomi comuni. Detto questo, nel parlato c'è l'accento tonico (indipendentemente dal timbro con cui il locutore pronuncia l'e), nello scritto la maiuscola (anche se non si segna l'accento grafico).Carnby ha scritto:Forse perché c'è il rischio di confonderlo con un comandante delle navi Costa (tantopiù che in italiano il segnaccento sulle parole non tronche non è obbligatorio)?
Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
Quanto mi piacerebbe poter impiegare il nome "elle" al posto di quell'ingombrante "posta elettronica"...fiorentino90 ha scritto:Alcune persone sono abituate al mio italiano, altre no, ma non vedo il problema. In certe occasioni formali (in ambito lavorativo, per esempio), invece, non posso permettermi questa libertà perché non ho modo di dare spiegazioni. Tuttavia, uso sempre indirizzo di posta elettronica, mai e-mail. Grazie a voi cruscanti!
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Re: Che italiano scrivete (e parlate) fuori da Cruscate?
Quando il contesto è chiaro, si può usare semplicemente posta.Apani ha scritto:Quanto mi piacerebbe poter impiegare il nome "elle" al posto di quell'ingombrante "posta elettronica"...
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