Naturalmente sono benvenute osservazioni e suggerimenti!

Moderatore: Cruscanti
Proprio cosí.Zabob ha scritto:Se non ho capito male la sua disamina, Infarinato, -ao- in "caolino" tradizionalmente è uno iato, ma foneticamente un dittongo.
Sí, /iˈa(to)/ è sia tradizionalmente sia foneticamente un[o] iato; /ˈja(to)/ è tradizionalmente un «dittongo ascendente» e fone[ma]ticamente una «sequenza eterofonica» /CV/.Zabob ha scritto:"Iato", ove venga pronunciato /i'ato/ e non /'jato/, viceversa, tradizionalmente è un dittongo, ma foneticamente uno iato.
E temo non la troverà, perché il concetto di sillaba, di cui ancora non esiste una definizione scientifica universalmente valida (e forse mai esisterà), è un «concetto di comodo» —comodissimo, direi— che, però, esula dalla fonetica e (soprattutto) dalla fonematica stricto sensu.Carnby ha scritto:Lancio una provocazione: e se la concezione tradizionale avesse «ragione» e Canepari «torto»? Non parlo della terminologia di «dittongo» e «ïato» ma del fatto che due vocali contigue siano tautosillabiche o eterosillabiche. […] Dato che questa è una cosa sulla quale mi sono scervellato per anni senza trovare una risposta…
E che dire di casi come quello dell’it. mai /ˈmai/ [ˈmaˑi], con asillabica, che in italiano, come ha ben dimostrato il Muljačić, appartiene a /i/ e non a /j/?Carnby ha scritto:La teoria tradizionale prevede che siano sempre eterosillabiche (e quindi formino «ïato») a meno che una lingua non abbia nel suo inventario fonematico /j, w/ e l'accento cada, eventualmente, sulla vocale «forte».
Dunque devo modificare il mio schema per tener conto di parole come "iato" e "abituato", ché non sono dittonghi (né tradizionalmente né – sarei per dire tanto meno – foneticamente). Forse per non complicare ulteriormente il discorso la maggior parte dei manuali fanno finta che questi casi non vi siano.Zabob ha scritto:Sí, /iˈa(to)/ è sia tradizionalmente sia foneticamente un[o] iato
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