Qualche giorno fa ho avuto una discussione riguardo all'adattamento, in campo storico/archeologico, delle parole di derivazione greco-latina. In particolare mi si contestava l'uso di nomo al posto nomos nel contesto dell'Egitto greco-romano. Ma anche per i toponimi ho ritrovato, specialmente nelle pubblicazioni più recenti, una particolare tendenza a mantenere il nome greco-latino (= come da uso inglese): Philae quando fino a qualche anno fa era più comune File, Abydos per Abido, Lycopolis per Licopoli, eccetera. La persona con cui discutevo, quando ho mostrato un'attestazione di nomo nella Treccani in linea in un lemma del 1934 (oltre che in un dizionario storico, sempre Treccani, del 2010), ha detto che l'abitudine dell'adattamento deriva dal fatto che in Italia, probabilmente per "trascorsi storici", si tende a italianizzare tutti i nomi derivati da qualsiasi lingua, e che l'attestazione di quell'adattamento nel 1934 non lo stupiva; io però ho parlato di nomi greco-latini, di nomi di città da lingue moderne non mi sognerei di crearne di nuovi.
Oltre che il solito amore per l'esterismo o la pigrizia lessicale qui mi sembra esserci anche un eccesso di politicamente corretto e una damnatio memoriae un po' troppo zelante, soprattutto nei riguardi di questioni, come l'adattamento delle parole greco-latine, che non si possono certo dire legate unicamente a "trascorsi storici"...
Come ci si dovrebbe regolare in questi casi? Grazie.
Adattamento parole greco-latine
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Bruno Migliorini in «Auditorium o auditorio?» (in La lingua italiana nel Novecento, Le Lettere, Firenze, 1990, pp. 63-80) scrive che «una tendenza a una riproduzione dei latinismi e dei grecismi piú aderente alle forme originarie preme da piú parti» (p. 71). Questo avviene sia perché la conoscenza dell’antichità greco-romana è piú precisa, sia perché la lingua scritta predomina ormai su quella parlata, predominanza «che rende possibile all’occhio quel che è difficile per la glottide» (ibidem).
I latinismi di (relativamente) recente introduzione sono in larghissima maggioranza indiretti, cioè ci sono giunti per il tramite di altre lingue «che avevano a loro volta assunto latinismi senza assimilarli» (p. 73). Per quanto riguarda i termini greci, «[a]ncora nella prima metà del secolo scorso [l’Ottocento, nota mia], la regola costante era quella di trascrivere i termini greci in latino e poi di ritrascriverli in italiano; e cosí fu fatto anche per l’immensa maggioranza dei termini moderni foggiati con elementi greci» (ibidem).
Il desiderio di ricollegarsi direttamente all’antichità greco-romana ha fatto sí che, in ispecie in Germania e Inghilterra e dipoi in altri Paesi, si adottasse una trascrizione piú fedele del greco. La traslitterazione diretta non divenne però una regola accolta dall’uso in italiano; i grecismi non assimilati sono presenti in particolar modo nella terminología scientifica.
Questo per ciò che concerne la linguistica storica. In séguito, Migliorini espone il punto di vista del neopurismo strutturale (che questo fòro accoglie): fra il tipo auditorium (o períptero) e il tipo auditorio (o ortòttero) è preferibile il secondo. Ciò però, avverte M., vale «soltanto [per] quei termini che siano destinati a un largo uso» perché «[è] evidente che un archeologo, un numismatico, uno storico del diritto che si rivolgono ai loro compagni di studio, possono e debbono servirsi dei termini antichi inalterati» (p. 77).
Negli altri casi, si può fare a meno dell’assimilazione o per motivi funzionali (evitare confusioni con vocaboli della lingua comune) oppure per non rendere latinismi e grecismi irriconoscibili, «obliterando la connessione con la forma antica, la quale è insieme internazionale» (p. 78): per es. cactus non si assimila in catto perché si vuole che la parola resti «intellegibile ai botanici di tutto il mondo» (p. 72).
I latinismi di (relativamente) recente introduzione sono in larghissima maggioranza indiretti, cioè ci sono giunti per il tramite di altre lingue «che avevano a loro volta assunto latinismi senza assimilarli» (p. 73). Per quanto riguarda i termini greci, «[a]ncora nella prima metà del secolo scorso [l’Ottocento, nota mia], la regola costante era quella di trascrivere i termini greci in latino e poi di ritrascriverli in italiano; e cosí fu fatto anche per l’immensa maggioranza dei termini moderni foggiati con elementi greci» (ibidem).
Il desiderio di ricollegarsi direttamente all’antichità greco-romana ha fatto sí che, in ispecie in Germania e Inghilterra e dipoi in altri Paesi, si adottasse una trascrizione piú fedele del greco. La traslitterazione diretta non divenne però una regola accolta dall’uso in italiano; i grecismi non assimilati sono presenti in particolar modo nella terminología scientifica.
Questo per ciò che concerne la linguistica storica. In séguito, Migliorini espone il punto di vista del neopurismo strutturale (che questo fòro accoglie): fra il tipo auditorium (o períptero) e il tipo auditorio (o ortòttero) è preferibile il secondo. Ciò però, avverte M., vale «soltanto [per] quei termini che siano destinati a un largo uso» perché «[è] evidente che un archeologo, un numismatico, uno storico del diritto che si rivolgono ai loro compagni di studio, possono e debbono servirsi dei termini antichi inalterati» (p. 77).
Negli altri casi, si può fare a meno dell’assimilazione o per motivi funzionali (evitare confusioni con vocaboli della lingua comune) oppure per non rendere latinismi e grecismi irriconoscibili, «obliterando la connessione con la forma antica, la quale è insieme internazionale» (p. 78): per es. cactus non si assimila in catto perché si vuole che la parola resti «intellegibile ai botanici di tutto il mondo» (p. 72).
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
…e conclude…Ferdinand Bardamu ha scritto:Bruno Migliorini in «Auditorium o auditorio?» (in La lingua italiana nel Novecento, Le Lettere, Firenze, 1990, pp. 63-80) scrive…

Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 5 ospiti