Sul bilinguismo

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Uri Burton
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ACQUISIZIONE NATURALE

Intervento di Uri Burton »

Forse per vedere perché a un adulto non riesce ‘naturale’ pronunciare adeguatamente una parola straniera può essere utile anche questo brano d’un intervista che mi concesse due anni fa il fonologo Iggy Roca, professore emerito di linguistica all’università dell’Essex. Roca è uno scienziato di scuola chomskiana, quella che ha demolito l’ipotesi comportamentistica di Burrhus Frederic Skinner.

‘…[Il bambino] non … impara [la lingua] dall’ambiente. Da chi, allora? Charles Dickens disse che la lingua non è abbastanza potente da descrivere il fenomeno dell’infanzia ... [Giro la domanda a Iggy Roca e gli chiedo] semplicemente se è vero che non apprendiamo la lingua dai genitori.

‘«Certo che è vero. Consideriamo le due spiegazioni possibili. La lingua come fenomeno biologico in contrapposizione alla lingua come fenomeno culturale. Il profano tende a credere che il bambino impari la lingua dai genitori, o in altre parole, che i genitori insegnino la lingua al bambino…»

Per il profano l’apprendimento della lingua sarebbe dunque un fenomeno culturale…

‘«Sì, ma il punto è proprio questo, che i genitori non insegnano la lingua al bambino. I genitori, anche se volessero, non saprebbero tra l’altro come insegnargliela. Il bambino non apprende la lingua, la acquisisce. Per un motivo evidente: la povertà di stimoli. I genitori e tutte le persone a contatto con il bambino gli parlano, ma da quel poco che dicono, da un arco di parole, sintagmi, locuzioni, frasi, proposizioni limitate e frammentarie, il bambino riesce a costruire sintagmi, locuzioni, frasi, proposizioni nuove, a creare un discorso che è non la ripetizione fedele di ciò che ha sentito dire. Il bambino manifesta una sua capacità linguistica creativa, la capacità di sviluppare in breve tempo un eloquio sintatticamente valido e insieme originale. Questo ha permesso di formulare l’ipotesi che l’essere umano nasca preprogrammato, ossia con l’idea della grammatica intesa come programma che definisce il linguaggio. In conclusione, che cominci a parlare così come comincia a camminare.»

Qualcosa sarà preso però dall’ambiente, se non altro la lingua del posto.

‘«La grammatica di cui parliamo noi linguisti – il programma di definizione del linguaggio – non è la grammatica di stile che si studia a scuola: è una grammatica universale. Ridotte all’osso, tutte le lingue hanno somiglianze strutturali, regole riconducibili a criteri simili. L’essere umano viene al mondo con l’idea di questa struttura. È come se nascesse con un mould, uno “stampo”, che va però riempito. Il bambino è quindi programmato, predisposto, ma la lingua concreta la deve prendere, e la prende dall’ambiente. Prende la lingua del posto – quale che essa sia, cinese, italiana, inglese – e grazie al programma, all’idea connaturata della grammatica, parla elaborandola con soluzioni adeguate ma individuali.»

Che differenza c’è tra questa capacità e la capacità di imparare una lingua straniera?

‘«La lingua straniera si impara, la lingua nativa si acquisisce. E si acquisisce – come del resto altre cose per le quali siamo predisposti – entro un margine di tempo ristretto. Per questo il bilinguismo assoluto è pressoché irraggiungibile, salvo – beninteso – che il bambino non acquisisca durante l’età critica non una ma due lingue.»

Quando termina l’età critica?

‘«La capacità di acquisizione naturale comincia la sua fase discendente verso i sette anni. Una prova ce la fornisce l’esperienza dei ragazzi ferini. Victor, il ragazzo selvaggio che venne trovato ai primi dell’Ottocento nella foresta di Aveyron, non riuscì a spiccicare che poche parole, nonostante gli sforzi del medico e pedagogo francese Itard. Genie, una ragazza americana che il padre aveva tenuto fin dalla nascita segregata in una stanza fino all’adolescenza, non ha mai acquistato la padronanza della sintassi, nonostante le cure che le ha dedicato una linguista di valore.»

E l’ipotesi della lingua come fenomeno biologico si può considerare confermata?

‘«La confermano altre evidenze oltre a quella cui ho accennato. Prendiamo il linguaggio dei segni usato dai sordomuti. È stato rilevato come bambini sordomuti ai quali nessuno aveva insegnato un meccanismo convalidato di segni ne abbiano spontaneamente elaborato uno da soli e come questa elaborazione avesse tutte le caratteristiche strutturali d’una lingua vera e propria. Oppure prendiamo le lingue creole. Sono lingue che nascono in età infantile, lingue che nascono in comunità eterogenee dove i genitori parlano in pidgin, vale a dire in una lingua semplificata dall’incontro di due lingue. In questi casi i bambini, con la loro creatività, sviluppano un linguaggio con tutti i crismi strutturali di una lingua completa ed efficace.»’
Ultima modifica di Uri Burton in data gio, 14 dic 2006 12:28, modificato 1 volta in totale.
Uri Burton
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bubu7
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ACQUISIZIONE NATURALE

Intervento di bubu7 »

Grazie, Uri, della sua interessante testimonianza.
Condivido la posizione espressa dal suo intervistato.
Ho paura però che per comprendere veramente il significato profondo dell'interazione eredità genetica - ambiente siano necessarie conoscenze non superficiali di psicofisiologia.

Altrimenti si corre il rischio di fraintendere e strumentalizzare le parole del professore.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Ladim
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Re: ACQUISIZIONE NATURALE

Intervento di Ladim »

Uri Burton ha scritto:Forse per vedere perché a un adulto non riesce ‘naturale’ pronunciare adeguatamente una parola straniera può essere utile anche questo brano d’un intervista che mi concesse due anni fa il fonologo Iggy Roca...’
Davvero un bel contributo, gentile Uri Burton: la Sua lettura mi ripresenta alla mente alcune considerazioni che, più o meno da sempre, mi ritornano rivestite di una certa opacità — le confesso sùbito: opacità dovuta a un interesse ad ogni modo superficiale, mai approfondito.

La teoria chomskiana, da profano quale sono, mi ha sempre evocato due nomi di un certo peso, due filosofi moderni che, se vogliamo, si sono mossi su una medesima linea di pensiero, seppure a distanza l'uno dall'altro (una distanza, sia inteso, che vale pure nell'impostazione intellettuale: ché le convergenze valgono soprattutto se misurate sul metro della diversità): Hume e Kant. Ma non mi dilungo (ché non ne ho il tempo e il modo), e mi limiterei a fermare l'attenzione sulle intuizioni pure, sulla formalizzazione del sapere kantiano (l'a priori sintetico etc.), che, per certi aspetti, assomiglierebbero verosimilmente (ma è parere mio, umile e 'bleso') ad alcune assunzioni 'ipotetiche' del generativismo di Chomsky.

Sembrerebbe, quindi, del tutto naturale pensare a una facoltà innata, a una predisposizione 'genetica' (un ordinato insieme di fattori, organici e culturali, biologici e sociali, traducibile più e meno in una certa tendenza a sottoporre la percezione a un tipico processo ricorsivo...) su cui l'acquisizione linguistica disporrebbe un sapere storico-naturale, di volta in volta determinato nelle sue varie peculiarità culturali... Una facoltà che invecchia cogli anni, e, come ogni cosa (soprattutto umana), che si indebolisce, cronicamente.
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bubu7
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Re: ACQUISIZIONE NATURALE

Intervento di bubu7 »

Ladim ha scritto: Sembrerebbe, quindi, del tutto naturale pensare a una facoltà innata, a una predisposizione 'genetica' (un ordinato insieme di fattori, organici e culturali, biologici e sociali, traducibile più e meno in una certa tendenza a sottoporre la percezione a un tipico processo ricorsivo...) su cui l'acquisizione linguistica disporrebbe un sapere storico-naturale, di volta in volta determinato nelle sue varie peculiarità culturali...
Non ho capito bene cosa lei abbia in mente, caro Ladim, ma, esclusi i due fattori che ho evidenziato in grassetto, le ricerche psicofisiologiche hanno proprio appurato quanto lei scrive: l'esistenza di un substrato genetico nelle aree del cervello deputate al linguaggio (selezionato, questo sì, anche da fattori culturali e sociali) sul quale l'acquisizione linguistica dispone il sapere storico-naturale...
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Uri Burton
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RICERCA E PENSIERO CHOMSKIANO

Intervento di Uri Burton »

Ringrazio io Bubu e Ladim per le interessanti osservazioni e aggiungo due parole per loro.

Psicofisiologia. Pienamente d’accordo, Bubu. E infatti la grande ricerca sperimentale sul linguaggio viene svolta in chiave interdisciplinare al Center for Cognitive Neuroscience del Massachusetts Institute of Technology diretto dallo psicolinguista Stephen Pinker.

Kant e Hume. Associazione affascinante, Ladim. Mi ha fatto venire in mente un’intervista che mi diede tanti anni fa un altro linguista, Pieter Seuren, docente prima a Cambridge e poi a Oxford e infine titolare della cattedra di linguistica teorica all’università olandese di Nijmegen. Riguardava il pensiero chomskiano e fu radiotrasmessa in Italia col titolo «Il ritorno della ragione». Purtroppo la mia vita è stata fastidiosamente movimentata, afflitta da spostamenti improvvisi e quindi da confusione. Ma se nel bailamme della mia soffitta ritrovo il testo non mancherò di copiarlo e inserirlo in un intervento.
Uri Burton
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Re: RICERCA E PENSIERO CHOMSKIANO

Intervento di bubu7 »

Uri Burton ha scritto: Ma se nel bailamme della mia soffitta...
Veramente, la grafia corretta sarebbe bailam.
Per favore, non mi diventi anche lei un purista strutturale...
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

No, la grafia corretta in italiano è bailamme, come si vede nel GRADIT.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Uri Burton
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A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di Uri Burton »

bubu7 ha scritto:
Uri Burton ha scritto: Ma se nel bailamme della mia soffitta...
Veramente, la grafia corretta sarebbe bailam.
Per favore, non mi diventi anche lei un purista strutturale...
No, amico. Non per il DiPI, il DOP, Il Dizionario dei sinonimi e dei contrari del Gabrielli, il Devoto Oli 2000–2001, il De Mauro in linea, il Garzanti 2003 (che tuttavia registra anche «bailam» sebbene come meno comune) e neppure per il Melzi del ’29. Come vede, il purismo strutturale non c’entra. Un redattore capo che mi avesse fatto questo appunto sul mattinale mi avrebbe dovuto poi presentare le proprie scuse. (Lei non me le deve: non sono sacerdote romano, non sono qui su questa terra per assolvere.)
Uri Burton
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Nell'interessantissima intervista segnalata da Uri Burton si parla della capacità naturale di acquisizione e dell'impossibilità di un bilinguismo perfetto «La lingua straniera si impara, la lingua nativa si acquisisce. E si acquisisce – come del resto altre cose per le quali siamo predisposti – entro un margine di tempo ristretto. Per questo il bilinguismo assoluto è pressoché irraggiungibile, salvo – beninteso – che il bambino non acquisisca durante l’età critica non una ma due lingue.» Mi domando, a questo punto, cosa si intenda per lingua nativa, pensando, per esempio, al caso di un bambino, nato e abitante in Italia, che ha genitori con cui parla in arabo e insegnanti e compagni della scuola materna con cui parla italiano: di fatto questo bambino ha due lingue native. C'è anche il caso in cui l'ambiente e le tendenze socio-culturali non impediscono l'acquisizione di due lingue, ma interdicono l'uso di una. Mi riferisco ad una situazione frequente a partire dagli anni 60, quando molti genitori, pur parlando in dialetto fra loro e con gli amici e parenti, usavano l'italiano (considerato mezzo di promozione sociale) con i figli. Questi figli hanno acquisito comunque il dialetto, lo capiscono perfettamente ma non lo parlano. In questo caso l'acquisizione naturale è stata limitata da fattori sociali.
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di bubu7 »

Uri Burton ha scritto: Garzanti 2003 (che tuttavia registra anche «bailam» sebbene come meno comune...
Davvero ha trovato bailam? :shock:
Il fatto di avere trovato la sua versione in tanti vocabolari non l'ha insospettito? :wink:
D'accordo, non sono Orson Wells, ma se un giornalista belga può dichiarare che il re è scappato, potrò fare anch'io una volta un piccolo scherzo... :D
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:
Uri Burton ha scritto: Garzanti 2003 (che tuttavia registra anche «bailam» sebbene come meno comune...
D'accordo, non sono Orson Well[e]s, ma… potrò fare anch'io una volta un piccolo scherzo... :D
Ottimo salvataggio in extremis, Bubu! :D

P.S. Scherzo (ovviamente?).
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto: Ottimo salvataggio in extremis, Bubu! :D

P.S. Scherzo (ovviamente?).
Me lo auguro per lei, che stia scherzando (vedo che le è scappato un punto interrogativo).
Certo, bubu, il quale sbrodola sempre liste di dizionari, che fa un appunto linguistico su un intervento (pubblicamente! dopo tutte le sue proteste nei confronti degli appunti di Marco1971) e, in più, senza consultare almeno il GRADIT mi sembrava difficile da mandar giù.

Pensavo che ci si potesse rilassare un attimo. Il tono della sua risposta mi costringe a ricredermi.
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Pensavo che ci si potesse rilassare un attimo. Il tono della sua risposta mi costringe a ricredermi.
Quale «tono», scusi?… Non era ovvio che scherzassi? :D …O può scherzare solo Lei? (Scherzo, ovviamente… ma forse lei pensava che scherzassi quando dico che scherzo… d’altra parte, Lei potrebbe scherzare quando dice che si augura ch’io scherzassi, ma… se io scherzassi quando dico che lei pensava che scherzassi quando dico che scherzo?… ;))
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di bubu7 »

Infarinato ha scritto:Quale «tono», scusi?…
Ci avrei giurato che avrebbe fatto finta di cadere dalle nuvole.

Che delusione... :(
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Re: A CACCIA DELL'ERRORE

Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Che delusione... :(
Concordo.
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