«(Mi) viene da» + infinito
Moderatore: Cruscanti
«(Mi) viene da» + infinito
Sarebbe questo il costrutto canonico ([mi] viene da dire, da pensare...):
Con altro senso, mi viene da ..., sento l’impulso di ...: mi viene da ridere; mi veniva da piangere; mi viene da tossire; e impersonalmente: a vedere tutto quel sudiciume, viene da vomitare. (Treccani)
E come il Treccani, gli altri dizionari consultati. La mia curiosità sorge dall’uso osservato presso alcuni di usare la preposizione di invece di da in questa locuzione, e la domanda che pongo è: si tratta di un influsso dell’italiano regionale proprio di certe regioni oppure bisogna considerare che quest’uso non registrato appartiene all’ISA (italiano senz’aggettivi)?
A me suona strano, ma sono pronto a ricredermi.
Con altro senso, mi viene da ..., sento l’impulso di ...: mi viene da ridere; mi veniva da piangere; mi viene da tossire; e impersonalmente: a vedere tutto quel sudiciume, viene da vomitare. (Treccani)
E come il Treccani, gli altri dizionari consultati. La mia curiosità sorge dall’uso osservato presso alcuni di usare la preposizione di invece di da in questa locuzione, e la domanda che pongo è: si tratta di un influsso dell’italiano regionale proprio di certe regioni oppure bisogna considerare che quest’uso non registrato appartiene all’ISA (italiano senz’aggettivi)?
A me suona strano, ma sono pronto a ricredermi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: «(Mi) viene da» + infinito
Vago il Treccani medesimo.
Come fa notare il nostro Fausto Raso nel suo bloggo, se venire, in questo caso, corrispondesse in tutto e per tutto a sentire l'impulso, dovrebbe reggere una completiva introdotta da di. Tuttavia, mi stride.
Familiarmente, ho sempre detto venire da, la cui preposizione da forse connòta un senso di necessità che di non apporta (simile a quello del costrutto avere da).
Attendo anch'io chiarimenti certamente piú accurati del mio.
Come fa notare il nostro Fausto Raso nel suo bloggo, se venire, in questo caso, corrispondesse in tutto e per tutto a sentire l'impulso, dovrebbe reggere una completiva introdotta da di. Tuttavia, mi stride.
Familiarmente, ho sempre detto venire da, la cui preposizione da forse connòta un senso di necessità che di non apporta (simile a quello del costrutto avere da).
Attendo anch'io chiarimenti certamente piú accurati del mio.
G.B.
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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Re: «(Mi) viene da» + infinito
Venire di (ridere, pensare, dire, vomitare, ecc.) non l’ho mai sentito; mi sonerebbe come l’errore di uno straniero che sta imparando l’italiano. Neanche nel mio italiano regionale e in dialetto userei di invece che da: «Me vien da rídare, dire, regatare (=vomitare), ecc.». Anzi, da nel mio dialetto è usatissimo, anche in maniera difforme dall’italiano: per esempio, dalle mie parti la schiumarola è minèstro da buxi, il salame con l’aglio è salado dal’ajo.
Re: «(Mi) viene da» + infinito
Poiché Google Tendenze è uno strumento che fin qui ho adoperato davvero troppo poco per poter dire di padroneggiarlo, e di conseguenza una mia interpretazione dei dati lascerebbe quasi sicuramente alquanto a desiderare (anche perché quelli che seguono mi paiono persino contraddittori), mi limito a riportarli:
« mi viene da » vs « mi viene di »
« viene da fare » vs « viene di fare »
Per quanto mi riguarda, ho incontrato la forma col di molto raramente, e direi sempre in contesti scherzosi o volutamente marcati; il mio dialetto la esclude categoricamente, cosí come credo l'emiliano, almeno quello centro-orientale; e infine all'orecchio non suona per nulla intonata, nemmeno consapevolmente filtrata in qualità d'ellissi.
« mi viene da » vs « mi viene di »
« viene da fare » vs « viene di fare »
Per quanto mi riguarda, ho incontrato la forma col di molto raramente, e direi sempre in contesti scherzosi o volutamente marcati; il mio dialetto la esclude categoricamente, cosí come credo l'emiliano, almeno quello centro-orientale; e infine all'orecchio non suona per nulla intonata, nemmeno consapevolmente filtrata in qualità d'ellissi.
Re: «(Mi) viene da» + infinito
Ma l’ha impiegata qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: «(Mi) viene da» + infinito
Che razza d'invornito sono...
Quel misero rigo l'ho scritto e aggiustato tre o quattro volte in pochi secondi (ieri non avevo nulla da fare ed è finita che ho fatto moltissime cose, tra cui intervenire diffusamente sul fòro) e il risultato è che prima d'inviare ho eliminato qualcosa come in mente, o simile, senza avvedermi di mutare la preposizione.
Chiedo venia (per solito sono attentissimo, in generale ma specialmente qui, a non seminare errori) e confermo in toto quanto suesposto.
Chi c’è in linea
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