Il termine è condiviso in questa forma dalle lingue sorelle, dall'inglese e parecchie altre. Il portoghese lo scrive col segnaccento, vírus; variazioni lievi si trovano in diverse lingue (irlandese víreas, polacco wirus, lettone vīruss, estone viirus, lituano virusas). In islandese convivono vírus e veira, dove il secondo è un conio d'autore (leggo qui, p. 39). Il greco usa invece ιός iós, con un calco (greco antico ἰός iós 'veleno').vìrus s. m. [dal lat. virus «veleno»], invar. – 1. In biologia, termine con cui si designa un gruppo di organismi, di natura non cellulare e di dimensioni submicroscopiche, incapaci di un metabolismo autonomo e perciò caratterizzati dalla vita parassitaria endocellulare obbligata, costituiti da un acido nucleico (genoma) rivestito da un involucro proteico (capside). [...] 2. fig. a. Intensità quasi patologica di affetti, sentimenti, passioni, istinti irrefrenabili e dannosi: è entrato nel suo animo il v. della gelosia, del sospetto; lo ha rovinato il v. del gioco d’azzardo; si sta nuovamente diffondendo il v. del razzismo. b. In informatica, insieme di istruzioni destinato a danneggiare un sistema di elaborazione (per es., attraverso la cancellazione di parte delle memorie) o a eseguire determinate operazioni all’insaputa dell’utente del computer (per es., comunicare dati personali a un sistema remoto); può essere introdotto direttamente o, più spesso, mascherato all’interno di programmi apparentemente innocui che, duplicati e trasmessi inconsapevolmente da un utente all’altro, diffondono il virus su larga scala con modalità «epidemiche». [...]
A me, castellaniano "oltranzista" (
Fornisco di séguito qualche rara attestazione trovata in Google Libri, evidenziando il termine.
Gazzetta medica italiana, 1852:
Annali di chimica applicata alla medicina, a cura di G. Polli, 1879:La dissi belvina, perché propria tanto della razza canina quanto della felina — e forse di qualche altro bruto. Per analogia chiamato belvino il viro idrofobico. [...]
Tesi. Il viro idrofobico, ossia belvino non agisce direttamente nè indirettamente sul sangue, anzi forse nemmeno su gli umori in genere [...]
(1) A differenza del viro viperino che può essere trangugiato impunemente, e non opera se non in diretto contatto sul sangue; a differenza del viro bubonico, il quale per effetto della sola alitazione e dell'assorbimento cutaneo giunge talvolta a disorganizzare totalmente la massa degli umori non escluso il sangue. La lentezza con cui il viro belvino giunge ad agire, ammetterebbe tutto al più una communicazione da tessuto a tessuto per endosmosi.
Nel resto del testo si usa virus, scritto sia in tondo sia in corsivo.Il viro esiste là, inosservato sino al giorno in cui, per effetto della stagione, del clima, dell'umidità, o della secchezza, o per qualunque altra circostanza che ne sfugge, esso ritrova delle condizioni che lo propagano nell'uomo o negli animali. L'epidemia scoppia allora e persiste sino a che le condizioni che la fecero nascere cessano d'esistere. [...] Così dunque, sempre citando Davaine, ciò che manca all'epidemia, non è il viro, sono le condizioni che gli danno attività.
La ricerca scientifica, 1932:
Anche qui il resto del testo usa virus, anche poche righe sopra: mi viene il dubbio che quest'unico viro sia involontario, frutto di una svista.[...] si giunge alle seguenti conclusioni: 1º Esiste nel siero di individui già colpiti dal tifo esantematico un principio che neutralizza il viro esantematico isolato dal cervello dei ratti di Atene [...]
Il mio dubbio principale circa viro riguarda il fatto che la parola esiste già con un altro senso: sempre dal Treccani:
Non c'è naturalmente potenzialità di confusione nel quotidiano, visto che nessuno usa questo viro oggi. Ma mi dispiacerebbe che, in un secondo momento, nel rileggere il padre della nostra lingua (e non solo) ci potesse essere un'involontaria associazione di significati, e d'un genere tanto "suggestivo". Tuttavia penso anche che in molti casi questo, poi nella pratica, non sia un problema (non associamo il grafico 'rappresentazione schematica' al grafico 'tecnico specializzato in grafica', né il fisico 'studioso di fisica' al fisico 'complessione del corpo', ecc.).viro s. m. [dal lat. vir viri], poet. – Latinismo raro per uomo: turbe … D’infanti e di femmine e di viri (Dante); O luce etterna del gran viro A cui Nostro Segnor lasciò le chiavi (Dante, riferendosi a s. Pietro).
Con un ragionamento simile ma un po' diverso, viro è rifiutato in questo testo di B. Verratti del 1873:
Questo problema dei derivati, vediamo a distanza di 150 anni, è superato, dato che virus ne ha prodotti molti come vir, e non li confondiamo né siamo disturbati dalla loro somiglianza: verrebbe naturale, quindi, collegare il "nuovo" viro a virale e non a virile.[...] la naturale logica della lingua aborre gli omonimi pericolosi [...]. E viro, se anche questo è vocabolo morto, come rappresentativo del vir latino, per quanto adoprato una volta da Dante, parrebbe collegarsi coi vivi e vegeti vocaboli virile, virilità; coi quali non ha punto che fare.
Una possibile soluzione per disambiguare potrebbe essere farne vire, cambiando arbitrariamente la terminazione.
