
«Ma tu quanto sei str****?»
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Re: «Ma tu quanto sei str****?»
Via, è pubblicità. Da sempre i pubblicitari giocano con la lingua, e oggi uno dei loro balocchi è anche l'inglese. Se colpisce troppo la sua sensibilità (linguistica), faccia spallucce.Infarinato ha scritto:Senza parole…
I pubblicitari, caro Roberto, giocano con l’inglese, sempre meno con la lingua – che hanno disappreso (o l’hanno mai conosciuta e posseduta?).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Certo che la sanno usare; in questo caso adoperano un'interrogazione retorica metonimica. È uno dei tanti espedienti del loro mestiere. Il fatto che il detersivo si chiami Bio Presto Sensitive è una scelta del produttore, quindi è contro di lui che Infarinato dovrebbe scagliare i suoi strali.Marco1971 ha scritto:I pubblicitari, caro Roberto, giocano con l’inglese, sempre meno con la lingua – che hanno disappreso (o l’hanno mai conosciuta e posseduta?).

Da una rivista (aprile 2007):
martedì 24 aprile
lunedí 30 aprile
special event party
Novità
SplashFitness
con personal trainer nella nostra palestra…
Vabbè, sono annunci piú che pubblicità (il che non cambia nulla), ma basta ascoltare Rai1… Gli slogani sono spesso in inglese (tipo Life is now).
martedì 24 aprile
lunedí 30 aprile
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Novità
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Vabbè, sono annunci piú che pubblicità (il che non cambia nulla), ma basta ascoltare Rai1… Gli slogani sono spesso in inglese (tipo Life is now).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Interessante filosofia... che non porta però da nessuna parte (mi scusi).
O si prende parte attiva o ci si lascia guidare...
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Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Per evitare di ricominciare a scambiarci le solite amenità che veramente non portano da nessuna parte, le segnalo questo recente libro di Raffaella Bombi: La linguistica del contatto - Tipologie di anglicismi nell'italiano contemporaneo e riflessi metalinguistici; ne può leggere una recensione nell'ultimo numero di Studi Linguistici Italiani. Vedrà che i prestiti integrali sono solo una parte, e non la più importante, del rapporto d'interferenza complessivo in corso tra inglese e italiano.
Leggerò con sommo gaudio quanto mi segnala, di cui la ringrazio. Non posso tuttavia esimermi dal fare una costatazione generale: i linguisti d’oggi tendono a assumere un atteggiamento fondamentalmente descrittivo, senza prendere posizione. Sarà forse saggio, non so; io, per me…
amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
E spero che un giorno s’intenda la chiusa di questa stessa poesia montaliana:
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
Le perse trombe della solarità…
amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
E spero che un giorno s’intenda la chiusa di questa stessa poesia montaliana:
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
Le perse trombe della solarità…
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Se i linguisti prendessero "parte attiva" sarebbe, a mio avviso, come se i fisici volessero modificare le leggi della natura, o gli storici intervenire sulla storia, i geografi sulla geografia, eccetera. Come e` gia` stato detto, a influire sulla lingua sono semmai gli scrittori, non i linguisti - come a influire sulla pittura sono (o dovrebbero essere) i pittori, non gli studiosi/storici dell'arte.Marco1971 ha scritto: Non posso tuttavia esimermi dal fare una costatazione generale: i linguisti d’oggi tendono a assumere un atteggiamento fondamentalmente descrittivo, senza prendere posizione.
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