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«Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 12:07
di Lorenzo Federici
Termine inglese che indica il locale dove opera un barbiere. Cercando su Google, ho trovato alcune attività a Roma che prendono il nome di
barberia che, sulla base di altre coppie come
panettiere-
panetteria e
infermiere-
infermeria, è il derivato regolare di
barbiere col suffisso
-ia.
Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente
il barbiere, in frasi come
vado dal barbiere,
sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano
salon de coiffure e gli inglesi
barber shop, cioè un locale dove uno o più barbieri o parucchieri lavorano, di conseguenza un termine come
barberia risulterebbe utile: se un barista può [o meglio una volta poteva

] dire di «lavorare in un caffè», un barbiere non potrebbe dire: «Lavoro in un barbiere».
Il termine
Barberia esiste già, ma è un nome storico per indicare Marocco, Algeria, Tunisia e Tripolitania, terre dei berberi (per cui avrei visto meglio
Berberia, ma lo stesso
berbero ha la stessa radice del nostro
barbaro).
Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 12:33
di Infarinato
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07
[C]iò non basta per quello che i francesi chiamano
salon de coiffure e gli inglesi
barber shop, cioè un locale dove uno o più barbieri o parucchieri lavorano…
Il termine esiste già:
salone di parrucchiere (…anche se i puristi [ottocenteschi] obbietterebbero che è piú italiano
bottega o
negozio).
Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 13:09
di brg
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07
Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente
il barbiere, in frasi come
vado dal barbiere,
sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano
salon de coiffure e gli inglesi
barber shop [...]
E perché mai?
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07
[...] un barbiere non potrebbe dire: «Lavoro in un barbiere».
Un barbiere dice: "faccio il barbiere", sia che il negozio sia suo o meno, sia che il negozio esista oppure no. Se ha un negozio, dice: "lavoro in negozio", "lavoro nel mio negozio".
Dalla rete. "
Caffè del barbiere? Come realizzare un bar in un negozio di barbiere". "
Arredare un negozio di barbiere: ecco come lo progetteremmo noi". "
Come aprire un negozio di barbiere o un parrucchiere: cosa serve, costi e requisiti".
Non sono i siti di inguaribili puristi.
Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 13:55
di Lorenzo Federici
brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:09
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07
Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente
il barbiere, in frasi come
vado dal barbiere,
sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano
salon de coiffure e gli inglesi
barber shop [...]
E perché mai?
La risposta se l'è data da solo.
«Come aprire un negozio di barbiere o un parrucchiere: cosa serve, costi e requisiti»
Battute macabre a parte,
negozio di barbiere e
negozio di parrucchiere vanno più che bene, questo sicuramente, e in generale si trova il modo di rendere in italiano ogni frase inglese con quel termine, ma come traduzione risulta più lunga e —come purtroppo sappiamo— molti finiscono per usare gli equivalenti inglesi lamentando la carenza di parole brevi in italiano.
Barberia e
parruccheria risolverebbero, almeno in parte, il problema e sarebbero tranquillamente comprensibili a un parlante italiano.
Nell'esempio citato, tra l'altro, abbiamo una frase assimilabile a «un uomo entra in un caffè,
splash». Alla fine,
caffè è stato sostituito da
bar e
bar ha resistito nonostante i traducenti forzati
mescita e
quisibeve e poi sono arrivati i
pub. Non dico che per questo motivo non si userà più
barbiere e
parrucchiere anche per il negozio, ma sicuramente va tenuto in considerazione.
Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 20:02
di 12xu
Barberia o
barbieria in verità sono termini già
attestati a indicare tali botteghe, e come lei ha già notato sono anche diffusi a sufficienza. Quindi ottima segnalazione

Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 17 mag 2024 20:55
di brg
Facciamo un po' d'ordine.
Ella ha preso alcune lingue straniere come esempio della necessità di avere una singola parola specifica per indicare il negozio del barbiere in italiano, lingue nelle quali il negozio del barbiere non è indicato con una singola parola specifica. Infatti non è un problema. Sono molte le professioni che non danno un nome specifico, sia in italiano che in altre lingue, alla propria bottega, da quella di dentista all'estetista, in particolare se quelle botteghe non vendono prodotti, ma prestazioni professionali. Se qualcuno, all'ingresso del proprio negozio, ci mette un'insegna con su scritto "barber shop" o "salon de coiffeur", non lo fa perché tali espressioni sono più brevi di "barbiere" o "parrucchiere", ma perché fanno più fico. Qui arriviamo ad un punto che mi preme ribadire.
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:55
[…] in generale si trova il modo di rendere in italiano ogni frase inglese con quel termine, ma come traduzione risulta più lunga e —come purtroppo sappiamo— molti finiscono per usare gli equivalenti inglesi lamentando la carenza di parole brevi in italiano. […]
Codesto è un mito che trova ancora troppi credenti. Le ragioni principali per l'adozione di parole straniere, in particolare inglesi, sono l'ignoranza dei parlanti italiani, che non sanno esprimersi nella propria lingua, ed il fascino, non nuovo peraltro ed in parte causato ancora dall'ignoranza, esercitato da lingue percepite come più tecniche, più specifiche, più alla moda. L'inglese gergale è certamente più breve dell'italiano formale, ma l'inglese formale è prolisso tanto quanto l'italiano formale (per dire "medico" in inglese bisogna dire "medical practitioner"). Non è la brevità la principale spinta all'adozione di nuove parole ed espressioni. Altrimenti i commentatori sportivi non parlerebbero di "cattiveria (agonistica)", quando in italiano dovrebbero dire "grinta". Altrimenti non si direbbe "leader" al posto di "capo" o "guida". Nessuno dovrebbe parlare di "football", quando c'è già "calcio", o di "penalty" al posto di "rigore". Questo falso mito porta a fare errori di comprensione.
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:55
Alla fine,
caffè è stato sostituito da
bar e
bar ha resistito nonostante i traducenti forzati
mescita e
quisibeve e poi sono arrivati i
pub.
Le parole "bar" e "caffè" indicano due tipi diversi di negozio ed infatti "bar" non ha soppiantato "caffè". Nel caffè ci si mette a sedere ad un tavolino e si bevono varie bevande aromatiche, magari degustando pasticcini, nel
bar il caffè si prende al bancone, da qui il nome, e si servono più alcolici; in questo è più simile ad un
bistrot, sia come aspetto che come clientela, che ad un caffè. Il caffè è un locale formale, il
bar è un locale informale. La parola "mescita" nel senso di locale in cui si servono bevande, prevalentemente alcoliche, al bancone è un toscanismo. La parola "osteria" ha una connotazione ben diversa rispetto al "bar" ed è più simile a quella del "pub". In pratica il "bar" è un locale per la piccola borghesia, che si è diffuso con il diffondersi della stessa.
Fuori tema
Il suffisso per le botteghe non è "-ia", ma "
-eria" ed è di influenza francese.
Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 0:17
di domna charola
Concordo pienamente con quanto scritto sopra da brg. Se scrivo sul negozio "barber-shop" è perché dà un tono più professionale. Teniamo conto che sino a meno di un secolo fa il barbiere era una professione abbastanza poco considerata, oggi invece è un hair-stylist, un creativo che opera in un salone, e questo lo "deve" sottolineare al pubblico.
E' interessante a questo proposito la controtendenza, che ho notato anch'io qui a settentrione, a usare il termine italiano "barberia", perché ormai fra tante insegne inglesi, metterne una in italiano e un po' desueta finisce per assolvere la medesima funzione che aveva l'inglese: si fa notare, si distingue dagli altri comuni "barber-shop", una barberia si richiama alla tradizione, un ambiente familiare e un po' salottesco in cui ritrovarsi per un servizio svolto a regola d'arte da una persona di fiducia.
Entra in gioco qui proprio il fattore che secondo me fa sì che molte attività non abbiano il nome del negozio, e come giustamente notato, coincidono con offerta di servizi e non di merci. Si va dal barbiere, dalla merciaia, dal dentista, perché sono tutte persone - primariamente persone, e poi professionalità - alle quali ci si affida in un rapporto diretto, a due: lui/lei mi conosce, sa cosa voglio e quindi anticipa quasi i miei desideri. Si va dal barbiere e non in barberia, perché si vuole uscire soddisfatti per un servizio personalizzato, e non essere invece sfonrati fuori da una cartena di montaggio anonima. Così come nessuno si affiderebbe mai a una "dentisteria" generica, ma va "dal mio dentista".
Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 0:44
di 12xu
brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55
Codesto è un mito che trova ancora troppi credenti. Le ragioni principali per l'adozione di parole straniere, in particolare inglesi, sono l'ignoranza dei parlanti italiani, che non sanno esprimersi nella propria lingua, ed il fascino, non nuovo peraltro ed in parte causato ancora dall'ignoranza, esercitato da lingue percepite come più tecniche, più specifiche, più alla moda.
Non dubito delle cause da lei spiegate, ma per me c'è un'altra ragione: l'inglese è apparentemente una lingua più coerente dell'italiano. L'ignoranza linguistica di cui lei parla è trasversale: non limitata alle classi semicolte, ma estesa davvero fino alle più istruite. Una delle ragioni è che la lingua inglese è molto più intuitiva e alla mano: se ho presente
addiction, mi è più spontaneo passare ad
addictive e poi
addictivity, che non da
dipendenza a
che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco
addictivity? Le parafrasi saranno pure equivalenti, ma talvolta mi è molto più intuitivo dire come una cosa è, che non dire cosa fa: così ad esempio mi è più intuitivo dire
Tizio è è una brava persona che non
Tizio è una persona che fa cose buone; o di nuovo, mi è più facile dire
la bontà di Tizio che non
la qualità di Tizio, che è buono.
brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55
L'inglese gergale è certamente più breve dell'italiano formale, ma l'inglese formale è prolisso tanto quanto l'italiano formale (per dire "medico" in inglese bisogna dire "medical practitioner"). Non è la brevità la principale spinta all'adozione di nuove parole ed espressioni. Altrimenti i commentatori sportivi non parlerebbero di "cattiveria (agonistica)", quando in italiano dovrebbero dire "grinta". Altrimenti non si direbbe "leader" al posto di "capo" o "guida". Nessuno dovrebbe parlare di "football", quando c'è già "calcio", o di "penalty" al posto di "rigore". Questo falso mito porta a fare errori di comprensione.
L'italiano gergale, però, quale sarebbe? Il fascino della lingua inglese che incontriamo quotidianamente è che si è in gran parte gergalizzata grazie al pragmatismo statunitense: i novi conii che tentiamo di qui tradurre non sono grecismi o latinismi (magari!), ma espressioni naturalissime della lingua. L'italiano è capace di fare altrettanto? Quello canonico no, perlomeno non con la stessa efficacia, perché l'italiano canonico è una lingua innaftalinata. Perché mai dovrei scegliere
la tassa sulle bevande zuccherate piuttosto che
la Sugar Tax? Perché è più chiaro, va bene, ma una volta convenuti che quel nome significa quella cosa, è molto più comodo usare l'inglese; senza contare che l'equivalente inglese spesso non crea grandi equivoci.
L'italiano gergale? L'italiano gergale non c'è; o meglio, non è considerato italiano: l'italiano gergale sono i dialetti, che comunque si stanno estinguendo. E la loro vivacità avrebbe non dico risolto, ma almeno alleviato questo morbo.
La questione non è
solo di brevità, ma anche di immediatezza: si parla di
cattiveria e non di
grinta perché il primo aggettivo a cui penso è
cattivo, non
grintoso, quest'ultimo praticamente mai usato nel parlato quotidiano. Perché? Perché, di nuovo, la lingua italiana è innaftalinata: non è nata dal popolo, e non è ancora una lingua popolare, perché sostanzialmente è una lingua che si parla popolarmente da poche generazioni. È una lingua che si parla per pura imitazione, la cui coerenza è velata e che l'istruzione scolastica non è in grado di svelare.
Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 5:22
di valerio_vanni
12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44
L'italiano gergale? L'italiano gergale non c'è; o meglio, non è considerato italiano: l'italiano gergale sono i dialetti, che comunque si stanno estinguendo.
Non c'è un unico italiano gergale. Un gergo è associabile a dei gruppi di persone che condividono un lavoro, uno sport etc. Non c'entra coi dialetti.
Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 8:58
di Carnby
12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44
Non dubito delle cause da lei spiegate, ma per me c'è un'altra ragione: l'inglese è
apparentemente una lingua più coerente dell'italiano. L'ignoranza linguistica di cui lei parla è trasversale: non limitata alle classi semicolte, ma estesa davvero fino alle più istruite. Una delle ragioni è che la lingua inglese è molto più intuitiva e alla mano: se ho presente
addiction, mi è più spontaneo passare ad
addictive e poi
addictivity, che non da
dipendenza a
che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco
addictivity?
Nessuna lingua è «coerente», non lo è l’inglese e non lo è l’italiano. Per esempio il vino è
intoxicating (inebriante) ma non è
toxic (velenoso).
Re: [FT] «Addiction» etc.
Inviato: sab, 18 mag 2024 10:31
di Infarinato
Fuori tema
12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44
[S
]e ho presente
addiction, mi è più spontaneo passare ad
addictive e poi
addictivity, che non da
dipendenza a
che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco
addictivity?
Basterebbe usare
assuefazione e
assuefacente, ma il punto è che non si traduce mai parola per parola, sibbene locuzione per locuzione, frase per frase: la sinonimia perfetta non esiste all’interno di una stessa lingua, figuriamoci fra lingue diverse. E poi, come ha ben mostrato Carnby qui sopra con un semplice esempio, nessuna lingua [storico-naturale] è perfettamente coerente.
Infine bisognerebbe chiedersi perché mai dovremmo sempre tradurre dall’inglese e non sviluppare un lessico autonomo… ma qui si riaprirebbe un discorso che abbiamo affrontato mille volte in questa piazza, per cui mi fermo, reiterando l’invito ai nuovi arrivati di andarsi a rileggere quelle discussioni.

Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 10:49
di 12xu
valerio_vanni ha scritto: sab, 18 mag 2024 5:22
Non c'è un unico italiano gergale. Un gergo è associabile a dei gruppi di persone che condividono un lavoro, uno sport etc. Non c'entra coi dialetti.
Dice il vero, ho probabilmente frainteso il senso di "inglese gergale" nell'intervento di brg, e l'ho interpretato come "inglese comune"; colpa mia.
Carnby ha scritto: sab, 18 mag 2024 8:58
Nessuna lingua è «coerente», non lo è l’inglese e non lo è l’italiano. Per esempio il vino è
intoxicating (inebriante) ma non è
toxic (velenoso).
Infatti, ho precisato che è «apparentemente» più coerente. Forse non è esperienza comune tra i dotti avventori di questo foro, ma mi ha richiesto molto più tempo intravedere la coerenza della lingua italiana che non della lingua inglese. E quando odo o leggo gli anglismi usati dalle persone più colte, non mi è così immediato trovare un traducente.
Per concludere e rientrare nel tema, questa idea che non serva tradurre
barber shop giacché in italiano si dice o
barbiere o
salone del parrucchiere, o che non valga la pena tradurre
hair stylist ché tanto è un
barbiere non mi par cosa utile: a conservar tutto sì com'è, si indolenzisce la lingua; e che una lingua inerte soccomba a una lingua non solo culturalmente dominante ma anche estremamente più produttiva è cosa naturale. E non potendo io sfidare il dominio culturale della lingua inglese, l'unica cosa che posso fare è provare che la lingua italiana può esser tanto produttiva quanto l'inglese; quindi ben venga
barbieria.
Re: «Barber shop»
Inviato: sab, 18 mag 2024 11:27
di Carnby
12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 10:49E non potendo io sfidare il dominio culturale della lingua inglese, l'unica cosa che posso fare è provare che la lingua italiana può esser tanto produttiva quanto l'inglese; quindi ben venga
barbieria.
Non è una questione di essere produttivi:
barberia,
barbieria o
barbaria sono parole esistenti in italiano da secoli, come testimonia il
GDLI.
Re: «Barber shop»
Inviato: ven, 01 nov 2024 0:05
di Lorenzo Federici
Un paio di giorni fa sono andato dal barbiere che mi taglia i capelli da un paio di anni e ho notato un dettaglio che non avevo mai notato. Sul piattino che ha sul bancone, c'è scritto proprio barberia per indicare quel tipo di locale.
Re: «Barber shop»
Inviato: gio, 07 nov 2024 17:38
di ✺✺✺ (cancellato)
domna charola ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:17Si va dal barbiere, dalla merciaia, dal dentista, perché sono tutte persone - primariamente persone, e poi professionalità - alle quali ci si affida in un rapporto diretto, a due
Merciaia non mi pare un esempio calzante. Ho sempre detto e sentito dire
merceria, e davvero mai
merciaia, per riferirsi al negozio.