«Barber shop»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Lorenzo Federici
Interventi: 882
Iscritto in data: sab, 27 ago 2022 16:50
Località: Frosinone

«Barber shop»

Intervento di Lorenzo Federici »

Termine inglese che indica il locale dove opera un barbiere. Cercando su Google, ho trovato alcune attività a Roma che prendono il nome di barberia che, sulla base di altre coppie come panettiere-panetteria e infermiere-infermeria, è il derivato regolare di barbiere col suffisso -ia.

Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente il barbiere, in frasi come vado dal barbiere, sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano salon de coiffure e gli inglesi barber shop, cioè un locale dove uno o più barbieri o parucchieri lavorano, di conseguenza un termine come barberia risulterebbe utile: se un barista può [o meglio una volta poteva :cry:] dire di «lavorare in un caffè», un barbiere non potrebbe dire: «Lavoro in un barbiere».

Il termine Barberia esiste già, ma è un nome storico per indicare Marocco, Algeria, Tunisia e Tripolitania, terre dei berberi (per cui avrei visto meglio Berberia, ma lo stesso berbero ha la stessa radice del nostro barbaro).
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5296
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: «Barber shop»

Intervento di Infarinato »

Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07 [C]iò non basta per quello che i francesi chiamano salon de coiffure e gli inglesi barber shop, cioè un locale dove uno o più barbieri o parucchieri lavorano…
Il termine esiste già: salone di parrucchiere (…anche se i puristi [ottocenteschi] obbietterebbero che è piú italiano bottega o negozio).
brg
Interventi: 514
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Barber shop»

Intervento di brg »

Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07 Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente il barbiere, in frasi come vado dal barbiere, sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano salon de coiffure e gli inglesi barber shop [...]
E perché mai?
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07 [...] un barbiere non potrebbe dire: «Lavoro in un barbiere».
Un barbiere dice: "faccio il barbiere", sia che il negozio sia suo o meno, sia che il negozio esista oppure no. Se ha un negozio, dice: "lavoro in negozio", "lavoro nel mio negozio".

Dalla rete. "Caffè del barbiere? Come realizzare un bar in un negozio di barbiere". "Arredare un negozio di barbiere: ecco come lo progetteremmo noi". "Come aprire un negozio di barbiere o un parrucchiere: cosa serve, costi e requisiti".
Non sono i siti di inguaribili puristi.
Avatara utente
Lorenzo Federici
Interventi: 882
Iscritto in data: sab, 27 ago 2022 16:50
Località: Frosinone

Re: «Barber shop»

Intervento di Lorenzo Federici »

brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:09
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 12:07 Il modo solito in italiano di rendere questo concetto è semplicemente il barbiere, in frasi come vado dal barbiere, sono dal barbiere, ma ciò non basta per quello che i francesi chiamano salon de coiffure e gli inglesi barber shop [...]
E perché mai?
La risposta se l'è data da solo. :wink:
«Come aprire un negozio di barbiere o un parrucchiere: cosa serve, costi e requisiti»
Battute macabre a parte, negozio di barbiere e negozio di parrucchiere vanno più che bene, questo sicuramente, e in generale si trova il modo di rendere in italiano ogni frase inglese con quel termine, ma come traduzione risulta più lunga e —come purtroppo sappiamo— molti finiscono per usare gli equivalenti inglesi lamentando la carenza di parole brevi in italiano. Barberia e parruccheria risolverebbero, almeno in parte, il problema e sarebbero tranquillamente comprensibili a un parlante italiano.

Nell'esempio citato, tra l'altro, abbiamo una frase assimilabile a «un uomo entra in un caffè, splash». Alla fine, caffè è stato sostituito da bar e bar ha resistito nonostante i traducenti forzati mescita e quisibeve e poi sono arrivati i pub. Non dico che per questo motivo non si userà più barbiere e parrucchiere anche per il negozio, ma sicuramente va tenuto in considerazione.
Avatara utente
12xu
Interventi: 167
Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Barber shop»

Intervento di 12xu »

Barberia o barbieria in verità sono termini già attestati a indicare tali botteghe, e come lei ha già notato sono anche diffusi a sufficienza. Quindi ottima segnalazione :D
brg
Interventi: 514
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Barber shop»

Intervento di brg »

Facciamo un po' d'ordine.

Ella ha preso alcune lingue straniere come esempio della necessità di avere una singola parola specifica per indicare il negozio del barbiere in italiano, lingue nelle quali il negozio del barbiere non è indicato con una singola parola specifica. Infatti non è un problema. Sono molte le professioni che non danno un nome specifico, sia in italiano che in altre lingue, alla propria bottega, da quella di dentista all'estetista, in particolare se quelle botteghe non vendono prodotti, ma prestazioni professionali. Se qualcuno, all'ingresso del proprio negozio, ci mette un'insegna con su scritto "barber shop" o "salon de coiffeur", non lo fa perché tali espressioni sono più brevi di "barbiere" o "parrucchiere", ma perché fanno più fico. Qui arriviamo ad un punto che mi preme ribadire.
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:55 […] in generale si trova il modo di rendere in italiano ogni frase inglese con quel termine, ma come traduzione risulta più lunga e —come purtroppo sappiamo— molti finiscono per usare gli equivalenti inglesi lamentando la carenza di parole brevi in italiano. […]
Codesto è un mito che trova ancora troppi credenti. Le ragioni principali per l'adozione di parole straniere, in particolare inglesi, sono l'ignoranza dei parlanti italiani, che non sanno esprimersi nella propria lingua, ed il fascino, non nuovo peraltro ed in parte causato ancora dall'ignoranza, esercitato da lingue percepite come più tecniche, più specifiche, più alla moda. L'inglese gergale è certamente più breve dell'italiano formale, ma l'inglese formale è prolisso tanto quanto l'italiano formale (per dire "medico" in inglese bisogna dire "medical practitioner"). Non è la brevità la principale spinta all'adozione di nuove parole ed espressioni. Altrimenti i commentatori sportivi non parlerebbero di "cattiveria (agonistica)", quando in italiano dovrebbero dire "grinta". Altrimenti non si direbbe "leader" al posto di "capo" o "guida". Nessuno dovrebbe parlare di "football", quando c'è già "calcio", o di "penalty" al posto di "rigore". Questo falso mito porta a fare errori di comprensione.
Lorenzo Federici ha scritto: ven, 17 mag 2024 13:55 Alla fine, caffè è stato sostituito da bar e bar ha resistito nonostante i traducenti forzati mescita e quisibeve e poi sono arrivati i pub.
Le parole "bar" e "caffè" indicano due tipi diversi di negozio ed infatti "bar" non ha soppiantato "caffè". Nel caffè ci si mette a sedere ad un tavolino e si bevono varie bevande aromatiche, magari degustando pasticcini, nel bar il caffè si prende al bancone, da qui il nome, e si servono più alcolici; in questo è più simile ad un bistrot, sia come aspetto che come clientela, che ad un caffè. Il caffè è un locale formale, il bar è un locale informale. La parola "mescita" nel senso di locale in cui si servono bevande, prevalentemente alcoliche, al bancone è un toscanismo. La parola "osteria" ha una connotazione ben diversa rispetto al "bar" ed è più simile a quella del "pub". In pratica il "bar" è un locale per la piccola borghesia, che si è diffuso con il diffondersi della stessa.
Fuori tema
Il suffisso per le botteghe non è "-ia", ma "-eria" ed è di influenza francese.
domna charola
Interventi: 1645
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Barber shop»

Intervento di domna charola »

Concordo pienamente con quanto scritto sopra da brg. Se scrivo sul negozio "barber-shop" è perché dà un tono più professionale. Teniamo conto che sino a meno di un secolo fa il barbiere era una professione abbastanza poco considerata, oggi invece è un hair-stylist, un creativo che opera in un salone, e questo lo "deve" sottolineare al pubblico.
E' interessante a questo proposito la controtendenza, che ho notato anch'io qui a settentrione, a usare il termine italiano "barberia", perché ormai fra tante insegne inglesi, metterne una in italiano e un po' desueta finisce per assolvere la medesima funzione che aveva l'inglese: si fa notare, si distingue dagli altri comuni "barber-shop", una barberia si richiama alla tradizione, un ambiente familiare e un po' salottesco in cui ritrovarsi per un servizio svolto a regola d'arte da una persona di fiducia.
Entra in gioco qui proprio il fattore che secondo me fa sì che molte attività non abbiano il nome del negozio, e come giustamente notato, coincidono con offerta di servizi e non di merci. Si va dal barbiere, dalla merciaia, dal dentista, perché sono tutte persone - primariamente persone, e poi professionalità - alle quali ci si affida in un rapporto diretto, a due: lui/lei mi conosce, sa cosa voglio e quindi anticipa quasi i miei desideri. Si va dal barbiere e non in barberia, perché si vuole uscire soddisfatti per un servizio personalizzato, e non essere invece sfonrati fuori da una cartena di montaggio anonima. Così come nessuno si affiderebbe mai a una "dentisteria" generica, ma va "dal mio dentista".
Avatara utente
12xu
Interventi: 167
Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Barber shop»

Intervento di 12xu »

brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55 Codesto è un mito che trova ancora troppi credenti. Le ragioni principali per l'adozione di parole straniere, in particolare inglesi, sono l'ignoranza dei parlanti italiani, che non sanno esprimersi nella propria lingua, ed il fascino, non nuovo peraltro ed in parte causato ancora dall'ignoranza, esercitato da lingue percepite come più tecniche, più specifiche, più alla moda.
Non dubito delle cause da lei spiegate, ma per me c'è un'altra ragione: l'inglese è apparentemente una lingua più coerente dell'italiano. L'ignoranza linguistica di cui lei parla è trasversale: non limitata alle classi semicolte, ma estesa davvero fino alle più istruite. Una delle ragioni è che la lingua inglese è molto più intuitiva e alla mano: se ho presente addiction, mi è più spontaneo passare ad addictive e poi addictivity, che non da dipendenza a che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco addictivity? Le parafrasi saranno pure equivalenti, ma talvolta mi è molto più intuitivo dire come una cosa è, che non dire cosa fa: così ad esempio mi è più intuitivo dire Tizio è è una brava persona che non Tizio è una persona che fa cose buone; o di nuovo, mi è più facile dire la bontà di Tizio che non la qualità di Tizio, che è buono.
brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55 L'inglese gergale è certamente più breve dell'italiano formale, ma l'inglese formale è prolisso tanto quanto l'italiano formale (per dire "medico" in inglese bisogna dire "medical practitioner"). Non è la brevità la principale spinta all'adozione di nuove parole ed espressioni. Altrimenti i commentatori sportivi non parlerebbero di "cattiveria (agonistica)", quando in italiano dovrebbero dire "grinta". Altrimenti non si direbbe "leader" al posto di "capo" o "guida". Nessuno dovrebbe parlare di "football", quando c'è già "calcio", o di "penalty" al posto di "rigore". Questo falso mito porta a fare errori di comprensione.
L'italiano gergale, però, quale sarebbe? Il fascino della lingua inglese che incontriamo quotidianamente è che si è in gran parte gergalizzata grazie al pragmatismo statunitense: i novi conii che tentiamo di qui tradurre non sono grecismi o latinismi (magari!), ma espressioni naturalissime della lingua. L'italiano è capace di fare altrettanto? Quello canonico no, perlomeno non con la stessa efficacia, perché l'italiano canonico è una lingua innaftalinata. Perché mai dovrei scegliere la tassa sulle bevande zuccherate piuttosto che la Sugar Tax? Perché è più chiaro, va bene, ma una volta convenuti che quel nome significa quella cosa, è molto più comodo usare l'inglese; senza contare che l'equivalente inglese spesso non crea grandi equivoci.
L'italiano gergale? L'italiano gergale non c'è; o meglio, non è considerato italiano: l'italiano gergale sono i dialetti, che comunque si stanno estinguendo. E la loro vivacità avrebbe non dico risolto, ma almeno alleviato questo morbo.
La questione non è solo di brevità, ma anche di immediatezza: si parla di cattiveria e non di grinta perché il primo aggettivo a cui penso è cattivo, non grintoso, quest'ultimo praticamente mai usato nel parlato quotidiano. Perché? Perché, di nuovo, la lingua italiana è innaftalinata: non è nata dal popolo, e non è ancora una lingua popolare, perché sostanzialmente è una lingua che si parla popolarmente da poche generazioni. È una lingua che si parla per pura imitazione, la cui coerenza è velata e che l'istruzione scolastica non è in grado di svelare.
valerio_vanni
Interventi: 1322
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: «Barber shop»

Intervento di valerio_vanni »

12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44 L'italiano gergale? L'italiano gergale non c'è; o meglio, non è considerato italiano: l'italiano gergale sono i dialetti, che comunque si stanno estinguendo.
Non c'è un unico italiano gergale. Un gergo è associabile a dei gruppi di persone che condividono un lavoro, uno sport etc. Non c'entra coi dialetti.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5358
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: «Barber shop»

Intervento di Carnby »

12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44 Non dubito delle cause da lei spiegate, ma per me c'è un'altra ragione: l'inglese è apparentemente una lingua più coerente dell'italiano. L'ignoranza linguistica di cui lei parla è trasversale: non limitata alle classi semicolte, ma estesa davvero fino alle più istruite. Una delle ragioni è che la lingua inglese è molto più intuitiva e alla mano: se ho presente addiction, mi è più spontaneo passare ad addictive e poi addictivity, che non da dipendenza a che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco addictivity?
Nessuna lingua è «coerente», non lo è l’inglese e non lo è l’italiano. Per esempio il vino è intoxicating (inebriante) ma non è toxic (velenoso).
Ultima modifica di Carnby in data sab, 18 mag 2024 10:48, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5296
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: [FT] «Addiction» etc.

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 0:44 [S]e ho presente addiction, mi è più spontaneo passare ad addictive e poi addictivity, che non da dipendenza a che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco addictivity?
Basterebbe usare assuefazione e assuefacente, ma il punto è che non si traduce mai parola per parola, sibbene locuzione per locuzione, frase per frase: la sinonimia perfetta non esiste all’interno di una stessa lingua, figuriamoci fra lingue diverse. E poi, come ha ben mostrato Carnby qui sopra con un semplice esempio, nessuna lingua [storico-naturale] è perfettamente coerente.

Infine bisognerebbe chiedersi perché mai dovremmo sempre tradurre dall’inglese e non sviluppare un lessico autonomo… ma qui si riaprirebbe un discorso che abbiamo affrontato mille volte in questa piazza, per cui mi fermo, reiterando l’invito ai nuovi arrivati di andarsi a rileggere quelle discussioni. ;)
Avatara utente
12xu
Interventi: 167
Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Barber shop»

Intervento di 12xu »

valerio_vanni ha scritto: sab, 18 mag 2024 5:22 Non c'è un unico italiano gergale. Un gergo è associabile a dei gruppi di persone che condividono un lavoro, uno sport etc. Non c'entra coi dialetti.
Dice il vero, ho probabilmente frainteso il senso di "inglese gergale" nell'intervento di brg, e l'ho interpretato come "inglese comune"; colpa mia.
Carnby ha scritto: sab, 18 mag 2024 8:58 Nessuna lingua è «coerente», non lo è l’inglese e non lo è l’italiano. Per esempio il vino è intoxicating (inebriante) ma non è toxic (velenoso).
Infatti, ho precisato che è «apparentemente» più coerente. Forse non è esperienza comune tra i dotti avventori di questo foro, ma mi ha richiesto molto più tempo intravedere la coerenza della lingua italiana che non della lingua inglese. E quando odo o leggo gli anglismi usati dalle persone più colte, non mi è così immediato trovare un traducente.

Per concludere e rientrare nel tema, questa idea che non serva tradurre barber shop giacché in italiano si dice o barbiere o salone del parrucchiere, o che non valga la pena tradurre hair stylist ché tanto è un barbiere non mi par cosa utile: a conservar tutto sì com'è, si indolenzisce la lingua; e che una lingua inerte soccomba a una lingua non solo culturalmente dominante ma anche estremamente più produttiva è cosa naturale. E non potendo io sfidare il dominio culturale della lingua inglese, l'unica cosa che posso fare è provare che la lingua italiana può esser tanto produttiva quanto l'inglese; quindi ben venga barbieria.
Avatara utente
Carnby
Interventi: 5358
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: «Barber shop»

Intervento di Carnby »

12xu ha scritto: sab, 18 mag 2024 10:49E non potendo io sfidare il dominio culturale della lingua inglese, l'unica cosa che posso fare è provare che la lingua italiana può esser tanto produttiva quanto l'inglese; quindi ben venga barbieria.
Non è una questione di essere produttivi: barberia, barbieria o barbaria sono parole esistenti in italiano da secoli, come testimonia il GDLI.
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite