Infarinato ha scritto: bubu7 ha scritto:È proprio l’uso esclusivo di criteri morfologici, per esprimere un giudizio di adeguatezza sulle motivazioni delle scelte della comunità dei parlanti, ad essere, a mio parere, miope [dal punto di vista linguistico].
Capisco, ma non condivido: se una scelta è normativa, è «normativa»: si deve poggiare, cioè, su «criteri intrinseci alle strutture d’una lingua»; altrimenti, sarebbe semplicemente «descrittiva» [delle scelte dei parlanti].
Quello che voglio dire, in altre parole, è che una scelta esclusivamente normativa è miope, dal punto di vista linguistico.
È evidente che lo stesso si potrebbe dire di una scelta esclusivamente descrittiva.
Le norme attuali sono anche il frutto di scelte [quasi sempre inconsapevoli] dei parlanti dei secoli precedenti.
Come abbiamo detto tante volte, la lingua vive di quest’equilibrio tra norma e innovazione.
Applicare ciecamente le norme consolidate, oppure rifiutarle in blocco, non mi sembra tanto «coraggioso» quanto ottuso. Naturalmente non stiamo qui parlando delle scelte del DOP che rispettano, in questo caso, l’equilibrio di cui parliamo, ma del giudizio riportato tra parentesi che, tra l’altro, si può prestare, come lei ha suggerito, a diverse interpretazioni.
Infarinato ha scritto:bubu7 ha scritto:Infarinato ha scritto:Euro è per definizione un neologismo [paneuropeo] e [storicamente] non è un’abbreviazione…
Però, nelle sezioni etimologiche d’importanti dizionari (tipo: il GRADIT, il Supplemento del Battaglia, il Garzanti 2007) si afferma che il termine è nato come abbreviazione di Europa.
In questo caso, il «sentimento» popolare sembra essere risalito inconsciamente all’origine del termine e ha quindi applicato ad esso la regola dell’invariabilità delle parole abbreviate di cui si parlava.
Non direi, e infatti «abbreviazione» è [
qui] un termine sbagliato (= impreciso). Lo stimolo all’invariabilità lo dà la natura intimamente
prefissoidale di
euro, che non potrebbe mai essere desunta dal sostantivo
Europa (*<
euro- + *
pa)…

Non sono così sicuro che «abbreviazione» sia un termine impreciso.
Anche la grammatica del Serianni, elencando le categorie dei nomi invariabili al plurale, dice (III.127.III):
I nomi, quasi tutti femminili, che costituiscono l’abbreviazione di altri nomi: … la metro, le metro (da ferrovia metropolitana); la moto, le moto (da motocicletta)…
A me sembra che
euro- ed
euro possono essere considerati, con i vocabolari, abbreviazioni di
Europa (come
metro;
metro- +
*politana).