Genere di «[e-]mail»

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Avatara utente
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Genere di «[e-]mail»

Intervento di Freelancer »

Inf.V.73.142.DA [qui] ha detto di essere all'estero (senza però specificare se vive all'estero). Mi chiedo se vedere usato un e-mail permetta di identificare subito qualcuno come persona residente all'estero. Sebbene come sappiamo esista una notevole controversia sul genere di e-mail, in base a messaggi inviatimi da persone che vivono stabilmente in Italia mi sono fatto l'idea che il termine più comune sia una mail. Qual è la vostra impressione in merito?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’ho sempre sentita al femminile, e credo che, nonostante sia ambigenere, siano davvero in pochi a usarla al maschile. (Naturalmente questa parola fa parte solo del mio vocabolario passivo: dalle mie labbra non l’udirete mai pronunziata. ;))
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Io ho sempre sentito dire una...
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Infarinato
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Re: Genere di «[e-]mail»

Intervento di Infarinato »

Freelancer ha scritto:Sebbene come sappiamo esista una notevole controversia sul genere di e-mail, in base a messaggi inviatimi da persone che vivono stabilmente in Italia mi sono fatto l'idea che il termine più comune sia una mail. Qual è la vostra impressione in merito?
Come ho già detto in piú d’un’occasione, credo che si tratti essenzialmente d’una questione d’età, o meglio d’«anzianità informatica». :)

Chi, come il sottoscritto, è venuto a conoscenza del termine inglese agli albori della posta elettronica [su terminali monocromatici], quando scrivere due righe di corrispondenza era un’impresa e quei messaggini striminziti inviati a professori o liste di distribuzione certo non assomigliavano punto a lettere, non potrà che fare e[-]mail (mai mail) maschile, sottintendendo messaggio.
Inf.V.73.142.DA
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Re: Genere di «[e-]mail»

Intervento di Inf.V.73.142.DA »

Infarinato ha scritto:Come ho già detto in piú d’un’occasione, credo che si tratti essenzialmente d’una questione d’età, o meglio d’«anzianità informatica». :)
Grazie per la riscossa!
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certamente, come indicano i dizionari meno recenti, e-mail era in origine maschile (DISC 1997). Si vede ancora nel Devoto-Oli 2004-2005 una traccia del maschile (s.f. o m.), ma il GRADIT ha solo s.f. (e anche nel Devoto-Oli compatto, Dizionario fondamentale della lingua italiana, 2001, solo s.f.). Si può dire che l’uso preponderante è oggi (l’orribile) una mail (mentre in francese abbiamo, nonostante alcuni, tra cui io, diciamo courriel, l’altrettanto orribile un mail, al maschile). Nel cambiamento di genere saranno intervenuti due fattori: da una parte il traducente ‘posta’ e dall’altra, forse, la maggior facilità di pronuncia di una mail rispetto a un mail, o, se di facilità articolatoria non si può parlare, il mantenimento della vocale ‘e-’ sostituita dalla ‘-a’. Ma sono solo ipotesi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Nel cambiamento di genere saranno intervenuti due fattori: da una parte il traducente ‘posta’…
Vedrei piú probabile un accostamento a lettera (impensabile —ripeto— ai primordi del servizio), come in «ti mando una [e-]mail». Per il servizio in sé, posta elettronica mi sembra resista abbastanza bene, perlomeno in contesti ufficiali.
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Daniele
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Intervento di Daniele »

Marco1971 ha scritto:(Naturalmente questa parola fa parte solo del mio vocabolario passivo: dalle mie labbra non l’udirete mai pronunziata. ;))
Marco, mi permetta il Fuori Tema (Santi numi! Stavo per scrivere Off Topic! :)): lei lo sa – vero? – di essere un umorista? :D
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Felice di aver contribuito al suo buonumore, gentile Daniele! :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:Vedrei piú probabile un accostamento a lettera (impensabile —ripeto— ai primordi del servizio), come in «ti mando una [e-]mail». Per il servizio in sé, posta elettronica mi sembra resista abbastanza bene, perlomeno in contesti ufficiali.
Sono d'accordo sia sull'accostamento a lettera per il genere, sia sulla resistenza di posta elettronica per il servizio. Il problema è il messaggio di posta elettronica per cui prevale decisamente e-mail; talvolta (tra il serio e lo scherzoso) uso e-pistola, ma ammetto che non lo scriverei mai in un contesto "ufficiale". Un tempo avevo proposto di chiamarlo semplicemente messaggio, riservando messaggino agli SMS/MMS, ma riconosco che è comunque troppo generico.
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Federico
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Intervento di Federico »

Carnby ha scritto:Un tempo avevo proposto di chiamarlo semplicemente messaggio, riservando messaggino agli SMS/MMS, ma riconosco che è comunque troppo generico.
Spesso basta, tuttavia.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Ho l'impressione che molte persone che ormai usano gli sms per lavoro riluttino dal chiamarli messaggini, considerati tipici degli adolescenti, e preferiscano parlare senz'altro di messaggi.
A questo punto chiamare messaggio la mail creerebbe confusione. «Ti ho mandato un messaggio». Sì, ma un sms o una mail?
Mail, pronunciata meil, è diventata corrente ovunque si usi un pc. Temo che ci si dovrà rassegnare.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

CarloB ha scritto:Mail, pronunciata meil, è diventata corrente ovunque si usi un pc. Temo che ci si dovrà rassegnare.
Io non mi rassegnerò, perché neanche la forza dell’abitudine riesce a farmi sonare accettabile quest’aberrazione. Ho proposto un’elle, per il linguaggio veloce, tempo fa. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Lei mi è proprio venuto in mente quando, questa mattina, ho letto questo articolo sul New York Times a proposito dell'origine di Ms., nato per colmare una lacuna, ossia come rivolgersi a una donna di cui non si conosca lo stato coniugale (quindi è da evitare sia Mrs. sia Miss). A quanto pare fu modestamente proposto da un autore anonimo nella quarta pagina di un giornale a diffusione locale, ma languì per decenni prima di diffondersi ed entrare nell'uso attuale. Quindi non disperi: faccia modestamente le sue proposte, forse nel 2100 tutti diranno elle.
:wink:

En passant, e solo perché penso interessi altri (lungi da me il voler correggere chi scrive in questa sede) il Devoto-Oli specifica che riluttare vuole la preposizione a.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Quindi non disperi: faccia modestamente le sue proposte, forse nel 2100 tutti diranno elle. :wink:
Forse. :D Intanto vorrei far notare che in inglese (britannico), queste abbreviazioni si scrivono senza il punto: Mr, Mrs, Ms, etc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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