Jonathan ha scritto:…la 'o' di port, bought, sought ecc. (almeno così come viene pronunciata in Inghilterra) è molto simile alla 'o chiusa' italiana, l'unica differenza stando infatti nella durata del suono (cosa che Patota poteva spiegare senza tanto spreco di tempo e spazio).
No, c’è anche una —seppur piccola— differenza di timbro: la /O:/ di
port,
bought,
sought ha [almeno nella pronuncia britannica normale] un’altezza intermedia fra quella della /o/ e quella della /O/ italiane ed è lievemente meno arretrata, come mette bene in evidenza una trascrizione precisa come
quella del Canepari.
Jonathan ha scritto:Quello che volevo dire è che leggendo quella grammatica si può essere portati a credere che in inglese esista solo il suono della 'o aperta' di hot, lot, rock ecc., il che non è vero.
Se è vero che il libro dà quest’impressione (e non ho motivo di dubitare della sua parola), allora sono pienamente d’accordo con Lei.
Jonathan ha scritto:Della 'r' italiana dice che corrisponde a quelle in rain, reisen e corona, che non ha un corrispondente in francese, e che in spagnolo è il suono che si sente in corona ma non in regola, in cui la 'r' iniziale è intensa.
Potrei arrampicarmi sugli specchi per difendere Patota (ma qui davvero bisognerebbe conoscerne le esatte parole) dicendo che egli intende con ciò sottolineare che la
r iniziale spagnola rappresenta in realtà un fonema lungo /r:/ o doppio /rr/ (a seconda dell’ottica, mono- o difonematica), ed è quindi
fonema
ticamente altra cosa da /r/ scempia, ma non si capirebbe allora il riferimento al francese.
È piú probabile che questa della
r inglese sia un’autentica svista: già in diverse occasioni ho scritto della «non eccezionale» —diciamo cosí— competenza fonetica dei nostri grammatici (anche dei piú grandi). Sinceramente, però, non avendo tra le mani il libro in questione, non me la sento di condannare senz’appello il Patota sulla base di ciò solo (nei suoi
Lineamenti di grammatica storica dell’italiano non ho riscontrato grosse imprecisioni).