L’italiano non è piú una lingua
Moderatore: Cruscanti
L’italiano non è piú una lingua
Arrivederci. Svegliatevi. Volete dire “mi dai un glass di vodka” o volete dire “...”? Forse l’alternativa non c’è. In realtà mi incuriosice questa cosa. Non ho una risposta. Ho un suggerimento: provate a usare tutte le parole inglesi che conoscete al massimo per produrre enunciati normali. Normali, naturalmente, secondo il vento che tira. Ma normale è sempre quel che ci intossica.
A presto!
A presto!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Re: L’italiano non è piú una lingua
Posso dirlo? Non ho capito una mazza.Marco1971 ha scritto:Arrivederci. Svegliatevi.



È uno stile un po’ ellittico. Intendevo Arrivederci, cara lingua italiana. E svegliatevi era riferito agli italiani, nel senso di aprite gli occhi, guardate che disastro.
Esplicitando avrei perso l’effetto che volevo sortire.
Esplicitando avrei perso l’effetto che volevo sortire.

Ultima modifica di Marco1971 in data ven, 02 set 2011 19:10, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 1303
- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Temo che questi interventi contino poco per smuovere le coscienze: chi già frequenta assiduamente il sito, le condivide da tempo; chi invece ci transita per caso, difficilmente capirà.
Io ritengo che per far cambiare qualcosa, debba essere innanzitutto la Crusca a prendere l'iniziativa: proporre una lista ufficiale di traducenti, fare un appello accorato a traduttori, dialoghisti e giornalisti affinché usino maggiormente l'italiano (non si pretende che usino l'italiano correttamente, ma che almeno lo usino
). Da quanto ho avuto modo di capire, in questa piazza ci sono anche dei professori universitari, nessuno ha contatti con qualche membro della Crusca per sollecitare un qualche intervento concreto, invece di richieste di fondi per non si sa bene quali scopi?
L'ultimo passo - ma certamente il più difficile - sarebbe quello di far pressione sul Ministero affinché adotti l'obbligo d'uso dei traducenti nella comunicazione interna ed esterna della Pubblica amministrazione (in Francia non hanno forse recentemente vietato l'uso di e-mail nella loro comunicazione istituzionale?).
Io ritengo che per far cambiare qualcosa, debba essere innanzitutto la Crusca a prendere l'iniziativa: proporre una lista ufficiale di traducenti, fare un appello accorato a traduttori, dialoghisti e giornalisti affinché usino maggiormente l'italiano (non si pretende che usino l'italiano correttamente, ma che almeno lo usino

L'ultimo passo - ma certamente il più difficile - sarebbe quello di far pressione sul Ministero affinché adotti l'obbligo d'uso dei traducenti nella comunicazione interna ed esterna della Pubblica amministrazione (in Francia non hanno forse recentemente vietato l'uso di e-mail nella loro comunicazione istituzionale?).
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Gentile PersOnLine, condivido totalmente quanto da lei scritto. Per attuare ciò che lei propugna ci vuole CORAGGIO, che manca a chi dovrebbe averlo 

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Già fatto tutto. Sono stato in contatto con Luca Serianni, Francesco Sabatini, Ornella Castellani Pollidori. L’ho già detto, la Crusca non è l’Académie française: ogni accademico ha il proprio punto di vista, non vi sono decisioni comuni, ognuno si esprime a nome proprio.PersOnLine ha scritto:Io ritengo che per far cambiare qualcosa, debba essere innanzitutto la Crusca a prendere l'iniziativa...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
È proprio questo, il punto. Ogni accademico "cammina" da solo, a discapito della lingua.Marco 1971 ha scritto: L’ho già detto, la Crusca non è l’Académie française: ogni accademico ha il proprio punto di vista, non vi sono decisioni comuni, ognuno si esprime a nome proprio.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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