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Più uguale... :-(
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Più uguale... :-(
Ormai molti, anzi troppi, per riferirsi ad un caso di disparità di trattamento, dicono: "siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri". O è uguale o non lo è! Intanto l'espressione sta prendendo piede, la sento sempre più spesso...
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Ho un cervello, non sono analfabeta e non sento l'irrefrenabile bisogno di deturpare la mia lingua madre con "k" e abbreviazioni.
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Fausto Raso
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Piú uguale, anche se può sembrare errato (una cosa o è uguale o non lo è) si è sempre usato. Guardi qui.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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PersOnLine
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Grazie!Fausto Raso ha scritto:Piú uguale, anche se può sembrare errato (una cosa o è uguale o non lo è) si è sempre usato. Guardi qui.
Sul piano logico, però, quello di uguaglianza è un concetto quasi assoluto. Se X, rispetto ad Y, è meno uguale di Z, significa che è meno simile, non meno uguale. O no?
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Sicuramente, ma il discorso parte dal fatto che tutti i cittadini siamo uguali davanti alla legge. L'uguaglianza è concetto necessariamente relativo ed esprime proprio l'assenza di "preferenza" dell'uno rispetto all'altro.PersOnLine ha scritto:Inoltre nella frase citata è usato con un senso ironico (sta per 'privilegiati'), quindi il non-senso linguistico ci sta.
Senza inoltrarci in discorsi su uguaglianza relativa, formale e sostanziale, concettualmente, a mio modo di vedere, una cosa non può essere più uguale ad un'altra. Per esprimere questo concetto abbiamo simile. Perché "forzare" un termine che significa un'altra cosa, quando c'è una parola che esprime proprio quello che vogliamo intendere? Nell'esempio: preferito, raccomandato, privilegiato e molti altri termini.
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Rilancio, sperando non pensi che abbia i paraocchi, anzi sono solita cambiare idea quando ricevo correzioni e spiegazioni da chi ne sa sicuramente più di me.Fausto Raso ha scritto:Piú uguale, anche se può sembrare errato (una cosa o è uguale o non lo è) si è sempre usato. Guardi qui.
Nei brani cui mi ha rimandato, uguale non ha il significato di "con medesime caratteristiche". In un brano è seguito da "cioè più volentieri", in un altro (quello in cui si parla di pelle) sembra che significhi uniforme. Quando è usato come sinonimo di altro aggettivo che non ha senso "assoluto", sono senz'altro d'accordo sulla possibilità di usare più uguale. È quando ha il comune significato che mi sorge il dubbio.
Grazie!
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- Ferdinand Bardamu
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Trovo in rete (Grande Dizionario Italiano di Gabrielli):
P.S.
Ogni intervento è un messaggio a parte, anche se scrivo a distanza di poco tempo. Mi scuso per il numero elevato di risposte.
Le accezioni tre e quattro esprimono concetti "relativi" e, in questo caso, più uguale di sicuro si può usare (l'asfalto della strada in alcuni punti era più uguale).uguale
[u-guà-le]
o eguale, ant. equàle, guàle
(pl. -li)
A agg.
1 Che non è differente da altro o da altri; che ha la stessa natura, forma, quantità, qualità, valore e sim. rispetto a qualcosa: due sedie, due libri uguali; un metro è u. alla quarantamilionesima parte della circonferenza terrestre all'equatore; questo non mi sembra u. a quello; due gemelli perfettamente uguali tra loro; sono uguali di età; in quanto a intelligenza sono uguali; sono uguali all'aspetto
‖ Dello stesso carattere e natura: i ragazzi sono tutti uguali
‖ Quasi uguali, molto simili
‖ Uguali come due gocce d'acqua, identici
‖ CON. differente, diverso
2 Che ha sempre lo stesso valore; che non presenta variazioni o differenze legate a condizioni e situazioni momentanee e accidentali: la legge è u. per tutti; avere uguali diritti e uguali doveri
3 Che non subisce variazioni; uniforme, costante: un paesaggio sempre u.; il fiume scorreva u. tra le sponde
‖ Regolare: dormiva con un respiro calmo, u.
‖ Monotono: parlava con voce u.
‖ fig. Scorrevole, piano: stile u.
| Essere uguale a se stesso, essere coerente, non smentirsi mai, essere costante nei propositi
‖ CON. diseguale
4 non com. Piano, liscio, privo di asperità: la macchina correva sull'asfalto u. della strada; una superficie tutta u.; bisogna rendere u. quest'asse
‖ CON. irregolare
P.S.
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Anche questo è vero.PersOnLine ha scritto:Ma allora dove sarebbe l'ironia?Per aspera ad astra. ha scritto:Perché "forzare" un termine che significa un'altra cosa, quando c'è una parola che esprime proprio quello che vogliamo intendere? Nell'esempio: preferito, raccomandato, privilegiato e molti altri termini.
Il mio "problema" è la correttezza intrinseca
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Re: Più uguale... :-(
Concordo.Ferdinand Bardamu ha scritto:È una semplice citazione – abusatissima – d'una frase ovviamente paradossale della Fattoria degli animali di George Orwell.
Come ricordato da Ferdinand, l’espressione è volutamente paradossale [tanto in italiano quanto nell’originale inglese], e proprio nel paradosso sta la critica sferzante del «socialismo reale» [di stampo stalinista], e di ogni forma di privilegio mascherato di egualitarismo.
Che, poi, oggi se ne abusi, è probabilmente vero; e come tutti gli abusi, finisce col risultare irritante…
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Grazie a tutti per le risposte.
Stiamo parlando di tollerabilità, dell'accezione paradossale, del fatto che l'espressione venga usata da tempo (anche se in quei casi uguale ha un significato diverso da quello comune e in quel caso secondo me l'uso non è sbagliato).
Ciò su cui volevo insistere io, però, è: è o non è sbagliata?
Per rimanere sull'esempio fatto da Jonathan, "nessuno nasce imparato" è usato molto, senza dubbio, ma non si può negare che sia errato grammaticalmente.
.
Forse che il fatto che l'uso ripetuto di un'espressione (ripetoche negli esempi riportati da Fausto Raso uguale ha un altro significato e più uguale non sembra errato neanche a me) implica che la stessa sia corretta, quasi legittimata?
In alcune città la prassi di lasciare l'automobile sul marciapiede è prassi tollerata, ma ciò non significa che non vi sia una norma che vieta questa condotta.
Lasciamo per un attimo da parte il discorso che si possa o meno ritenere tollerabile, vi chiedo: c'è una norma grammaticale, e non solo logica, in base alla quale possiamo stabilire la correttezza di "più uguale"? O, almeno, se non esiste una regola, vi sono casi in cui è stata utilizzata nel significato di "più identico"?
Grazie ancora e perdonatemi se mi creo tutti questi problemi. È deformazione professionale da giurista.
perasperaadastra
Stiamo parlando di tollerabilità, dell'accezione paradossale, del fatto che l'espressione venga usata da tempo (anche se in quei casi uguale ha un significato diverso da quello comune e in quel caso secondo me l'uso non è sbagliato).
Ciò su cui volevo insistere io, però, è: è o non è sbagliata?
Per rimanere sull'esempio fatto da Jonathan, "nessuno nasce imparato" è usato molto, senza dubbio, ma non si può negare che sia errato grammaticalmente.
Forse che il fatto che l'uso ripetuto di un'espressione (ripetoche negli esempi riportati da Fausto Raso uguale ha un altro significato e più uguale non sembra errato neanche a me) implica che la stessa sia corretta, quasi legittimata?
In alcune città la prassi di lasciare l'automobile sul marciapiede è prassi tollerata, ma ciò non significa che non vi sia una norma che vieta questa condotta.
Lasciamo per un attimo da parte il discorso che si possa o meno ritenere tollerabile, vi chiedo: c'è una norma grammaticale, e non solo logica, in base alla quale possiamo stabilire la correttezza di "più uguale"? O, almeno, se non esiste una regola, vi sono casi in cui è stata utilizzata nel significato di "più identico"?
Grazie ancora e perdonatemi se mi creo tutti questi problemi. È deformazione professionale da giurista.
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Ho un cervello, non sono analfabeta e non sento l'irrefrenabile bisogno di deturpare la mia lingua madre con "k" e abbreviazioni.
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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Aggiungo alla postilla d’Infarinato che l’originale inglese, «some [animals] are more equal than others» [‹alcuni animali sono piú uguali di altri›], potrebbe derivare da un passo del Paradiso Perduto di Milton, che contiene locuzione «piú uguale» e, quindi, il medesimo paradosso. Lo propone Harold Bloom nel suo saggio su George Orwell:
The last altered commandment on the barn wall—that new English proverb ‘All animals are equal, but some are more equal than others’—may come from Paradise Lost, when Eve decides that hiding her ill-gotten knowledge from Adam will render her ‘more equal, and perhaps / A thing not undesirable, sometime Superior’ (a professed aim of removing inequality masks a desire to reverse it).
[Scritto sulla parete della stalla, l’ultimo comandamento modificato – il nuovo proverbio inglese «tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale di altri» – potrebbe essere una citazione del Paradiso Perduto, quando Eva decide che non rivelare a Adamo la sua male acquisita conoscenza la renderà «piú uguale e forse, / cosa non indesiderabile, a volte superiore» (lo scopo manifestamente affermato di rimuovere l’ineguaglianza nasconde in realtà il desiderio di ribaltarla).]
The last altered commandment on the barn wall—that new English proverb ‘All animals are equal, but some are more equal than others’—may come from Paradise Lost, when Eve decides that hiding her ill-gotten knowledge from Adam will render her ‘more equal, and perhaps / A thing not undesirable, sometime Superior’ (a professed aim of removing inequality masks a desire to reverse it).
[Scritto sulla parete della stalla, l’ultimo comandamento modificato – il nuovo proverbio inglese «tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale di altri» – potrebbe essere una citazione del Paradiso Perduto, quando Eva decide che non rivelare a Adamo la sua male acquisita conoscenza la renderà «piú uguale e forse, / cosa non indesiderabile, a volte superiore» (lo scopo manifestamente affermato di rimuovere l’ineguaglianza nasconde in realtà il desiderio di ribaltarla).]
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