E che vorrebbe dire «seguire l’
uffIPA per le trascrizioni fonemiche»? I simboli «/ɪ, i/» non son forse
uffIPA? Di conseguenza, che cos’ha «/ɪi/» di «non ufficiale»? Niente. Semmai, non corrisponde alle trascrizioni «tradizionali» del tipo «/iː, uː/». Ma questo ha a che fare co(lla pigrizia o incompetenza de)i fonetisti, non coll’alfabeto fonetico
in sé. Per il resto, essendo le trascrizioni fone
miche largamente arbitrarie e astratte, si può benissimo interpretare [ɪ(ˑ)i] come «/ii/» anziché «/ɪi/». Ma non c’è alcun motivo sensato per cui ricorrere —cioè, retrocedere— addirittura a «/iː/» — men che meno una sua presunta «ufficialità».
SinoItaliano ha scritto:Almeno io sapevo che fonemicamente vi è /i:/, che poi (foneticamente) viene spesso pronunciato [ɪi] dagli inglesi con pronuncia ricevuta.
1)
Fonemicamente non «c’è» un bel niente, ché i fonemi sono astrazioni convenzionali.

Dunque può «esserci» tanto «/ɪi/» quanto «/i:/».
2) No, non «spesso». Nessuno pronuncia qualcosa come «[iː]», se non in accenti lontanissimi dal neutro (lèggi: l’accento italiano o simili).
3) «Pronuncia ricevuta»? Non scherziamo!

Anche l’ultimo degli americani pronuncia [ɪi], o tuttalpiú [ii, ɩi, ᵻi] &c.